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Politica

Lettera a Prodi, Fassino e Veltroni, da parte degli amici del Phorum Palestina e compagni

Sulla visita a Sharon: un documento da leggere subito e divulgare all’istante
sabato 21 maggio 2005 di Emiliano Morrone
All’On.le Romano PRODI
All’On.le Piero FASSINO
Al Sindaco Walter VELTRONI
Abbiamo appreso dalla stampa che avete in programma una visita in Israele, dove incontrerete ufficialmente il Primo Ministro Ariel Sharon. Riteniamo che questo incontro sia un atto politicamente inopportuno e moralmente deplorevole, per i seguenti motivi.
Ariel Sharon non è un leader politico qualsiasi: è direttamente responsabile dell’assassinio di migliaia di uomini e donne, la cui unica colpa era quella di essere (...)

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> Palestina, la bella vittoria del paziente Abu Mazen -- Israele risponde con 3000 coloni Il governo aumenta gli insediamenti nella Palestina occupata Gli Usa; “Controproducente” (di Roberta Zunini)

sabato 1 dicembre 2012


-   Israele risponde con 3000 coloni
-  Il governo aumenta gli insediamenti nella Palestina occupata
-  Gli Usa; “Controproducente”

-  di Roberta Zunini (il Fatto, 1.12.2012)

Lo vedi questo bicchiere pieno d’acqua? È tuo, ma non puoi bere. Gli israeliani si comportano così. Ci dicono, sì, questa terra che vedi è tua, prendila pure ma non puoi utilizzarla”, spiega l’ingegnere civile palestinese Ibrahim Hussein che vive nella zona East1. Meglio conosciuta come E1, è l’area che collega Gerusalemme est alla Cisgiordania del nord, cioè mette in continuità quella che dovrebbe essere la capitale dello Stato palestinese con il resto del territorio statale. Per questo il progetto israeliano di realizzare e quindi ampliare l’insediamento ebraico di Ma’ale Adumim, che è stato costruito proprio in quest’area, è da sempre considerato il più “diabolico”. Significherebbe infatti creare una lunga barriera di edifici, case, stazione di polizia e check point, che recinterebbe di fatto Gerusalemme Est - secondo il diritto internazionale territorio occupato, annesso unilateralmente dallo Stato ebraico nel 1980 - isolandola e spaccando la parte nord e quella sud della Palestina.

NONOSTANTE gli Stati Uniti di Obama abbiano mantenuto la loro promessa, votando, assieme a soli altri otto Paesi, contro la richiesta all’Onu dell’Anp, sembra che il premier Netanyahu e i suoi accoliti, infuriati per la débâcle diplomatica, stiano per fare l’ennesimo affronto proprio al loro più stretto alleato, tirando una corda già sottile. E non a caso l’Amministrazione Obama sbotta: “Controproducenti i nuovi insediamenti”.

Su Haaretz il giornalista israeliano Barak Ravid rivela: “Il governo farà costruire tremila nuove case per i coloni a Gerusalemme est e in Cisgiordania come risposta all’ammissione della Palestina come Stato osservatore. Le nuove case saranno edificate in aree già oggetto di un forte contenzioso con i palestinesi, come la E1. Tutto ciò, nonostante Netanyahu abbia assicurato in passato a Barack Obama che il progetto E1 sarebbe stato congelato in base a quanto stabilito dalla roadmap siglata nel 2003”. Se il via libera alle costruzioni non troverà ostacoli, difficilmente assisteremo a una ripresa dei negoziati di pace diretti.

Il presidente dell’Anp, Abu Mazen nel suo discorso all’Onu è stato chiaro e ha ribadito che la capitale della Palestina non può essere che Gerusalemme Est. Ma che capitale potrà essere se separata dal resto dello Stato? Il problema è che anche tutto il resto del territorio è a macchia di leopardo. “Non ci sarà mai un vero Stato palestinese se continueranno a esserci gli insediamenti ebraici che lo spezzano di continuo, anche qualora dovesse finire l’occupazione, cosa che peraltro non avverrà”, ha detto Robert Fisk, giornalista tra i più esperti del Medio Oriente.

DOPO gli accordi di Oslo del 1993, la Cisgiordania, ossia l’attuale Stato palestinese, è stata suddivisa in tre aree. Solo la A - la più piccola, Ramallah e poco altro - è sotto il totale controllo dell’Anp. La zona B è amministrata dall’ Anp, ma le attività di polizia sono dell’esercito di Israele, che controlla totalmente la zona C. Le nuove colonie “sono un tentativo per far saltare la decisione dell’Onu”, ha dichiarato il portavoce della presidenza dell’Anp, Nabil Abu Radieneh, ribadendo che “non ci saranno negoziati con la ripresa degli insediamenti nei territori palestinesi”.


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