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Politica

Lettera a Prodi, Fassino e Veltroni, da parte degli amici del Phorum Palestina e compagni

Sulla visita a Sharon: un documento da leggere subito e divulgare all’istante
sabato 21 maggio 2005 di Emiliano Morrone
All’On.le Romano PRODI
All’On.le Piero FASSINO
Al Sindaco Walter VELTRONI
Abbiamo appreso dalla stampa che avete in programma una visita in Israele, dove incontrerete ufficialmente il Primo Ministro Ariel Sharon. Riteniamo che questo incontro sia un atto politicamente inopportuno e moralmente deplorevole, per i seguenti motivi.
Ariel Sharon non è un leader politico qualsiasi: è direttamente responsabile dell’assassinio di migliaia di uomini e donne, la cui unica colpa era quella di essere (...)

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> Intervista a Shulamit Aloni, l’ex ministra di Rabin che fondò «Peace Now»: «Ciò che stiamo facendo in Cisgiordania è peggio dei pogrom contro gli ebrei compiuti dai cosacchi tanto cari a Lieberman»

venerdì 15 gennaio 2010

Intervista a Shulamit Aloni. L’ex ministra di Rabin che fondò «Peace Now»

-  «La sinistra non c’è più. Il nostro Israele si è imbarbarito» «Ciò che stiamo facendo in Cisgiordania è peggio dei pogrom contro gli ebrei compiuti dai cosacchi tanto cari a Lieberman»

-  La fondatrice di Peace Now: la democrazia è incompatibile con l’oppressione su un altro popolo. Il peggiore è il ministro Barack. --Pericoloso uomo di guerra che ha rivendicato l’attacco a Gaza

-  Deriva fondamentalista
-  «Oggi il Paese per cui ho combattuto si è trasformato in una etnocrazia. Occorre una rivolta morale»
-  Un pesante j’accuse: «Ciò che stiamo facendo in Cisgiordania è peggio dei pogrom contro gli ebrei compiuti dai cosacchi tanto cari a Lieberman»

-  di Umberto De Giovannangeli (l’Unità, 14.01.2010)

SHULAMIT ALONI FONDATRICE DEL MERETZ E DI «PEACE NOW» 81 ANNI Fondatrice del movimento pacifista «Peace Now» e del Meretz, scrittrice, è stata ministra dell’Educazione nel governo guidato da Yitzhak Rabin, finendo nel mirino della destra ortodossa e ultranazionalista.

La sinistra dovrebbe incarnare una idea progressiva di democrazia. Dovrebbe essere portatrice di una visione aperta della società. Una sinistra degna di questo nome avrebbe dovuto denunciare l’imbarbarimento della società, dicendo chiaro e forte che democrazia e oppressione esercitata contro un altro popolo sono tra loro inconciliabili. E su questa linea avrebbe dovuto rappresentare un’alternativa ideale, politica, etica, alla destra fondamentalista e razzista che oggi governa. Una destra che alimenta l’estremismo fascista dei coloni, la destra che giudica i suoi avversari dei traditori da neutralizzare. Una sinistra, mi riferisco al partito laburista, che non solo non contrasta questa destra ma addirittura ci governa assieme, è una sinistra che non ha ragion d’essere».

A sostenerlo è una delle figure storiche della sinistra laica e pacifista d’Israele: Shulamit Aloni. Con l’intervista alla fondatrice di «Peace Now», l’Unità prosegue l’inchiesta su Israele e la crisi della sinistra avviata con un articolo dello storico Zeev Sternhell e un’intervista all’ex segretario generale del Labour, Ophir Pines-Paz. Gli strali di Shulamit Aloni s’indirizzano soprattutto verso il leader laburista e attuale ministro della Difesa, Ehud Barak: «È un politico pericoloso, tronfio», afferma decisa.

Come giudica la sinistra israeliana?

«La sinistra? Perché esiste una sinistra oggi in Israele? Questa sì che sarebbe una notizia. La verità, amarissima, è che la destra ha due mani sinistre, ma oggi la sinistra semplicemente non esiste. Netanyahu chiude e apre...».

Ed Ehud Barak?

«Ha fatto del “poltronismo” la sua unica fede politica. È un politico pericoloso a causa del suo temperamento estremista e perché è un uomo di guerra. Ma come può continuare a definirsi di “sinistra” un uomo che ha rivendicato la guerra di Gaza con i crimini, le punizioni collettive, le devastazioni perpetrate?».

Pericoloso quanto i coloni oltranzisti?

«La loro protervia mi spaventa, il loro razzismo verso i palestinesi e gli arabi israeliani m’indigna. Costoro sono un cancro che rischia di propagarsi in tutto il corpo della società israeliana, devastando ciò che resta del nostro tessuto democratico. Questa destra non vuole la pace, ma l’intera Terrasanta senza arabi e moschee. Mi piange il cuore nel dire che oggi Israele, il Paese per cui ho combattuto, è marchiato dal fanatismo religioso».

Cosa dovrebbe fare una sinistra «degna di questo nome»?

«Difendere la democrazia. E per farlo affermare con nettezza che democrazia e oppressione esercitata su un altro popolo sono tra loro inconciliabili. Una sinistra degna di questo nome , dovrebbe dire che ciò che stiamo facendo in Cisgiordania è peggiore di tutti i pogrom compiuti contro gli ebrei...».

Affermazione pesantissima...

«Mi riferisco ai pogrom compiuti da quei cosacchi tanto ammirati da Avigdor Lieberman (ministro degli Esteri e leader del partito russofono ultranazionalista Israel Beitenu, ndr). È straziante, ma lo Stato di Israele non è più una democrazia. Noi viviamo in una etnocrazia soggetta a un ordinamento “ebraico e democratico”».

Un tema che divide Israele è quello della trattativa con Hamas legata alla liberazione di Gilad Shalit, il giovane caporale di Tsahal rapito oltre tre ani è mezzo fa da un commando palestinese. Il premier Netanyahu ha affermato che non ha alcuna intenzione di liberare palestinesi che hanno le mani macchiate del sangue di ebrei...».

«Nessuno dovrebbe tirare fuori questa sciocchezza del “sangue sulle mani”. Dal 2000, con lo scoppio della seconda intifada, abbiamo ucciso migliaia di persone. Anche noi abbiamo sangue sulle nostre mani. Non ci limitiamo a negare alla popolazione palestinese i diritti umani. Non rubiamo loro solo la libertà, la terra e l’acqua. Applichiamo punizioni collettive a milioni di persone. E tutto questo in nome di un diritto di difesa che tutto giustifica e legittima...Una sinistra degna di questo nome dovrebbe scatenare una rivolta morale contro questa ignominia...».

Non si sente sola in questo j’accuse...

«Per fortuna non lo sono, ma anche se lo fossi non smetterei di difendere quei valori, quei principi, quelle idee che hanno segnato la mia vita. Che mi hanno portato a combattere per difendere Israele, il suo diritto all’esistenza e la sua democrazia. Una democrazia oggi minacciata dall’interno».❖


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