CONTRO L’ASSEDIO
La flottiglia umanitaria sulla rotta di Gaza
sfida il blocco della marina israeliana *
NICOSIA - Freedom Flotilla, il convoglio di 6 navi che intende rompere l’assedio di Gaza sfidando il blocco israeliano, si trova attualmente di fronte alle coste libanesi. Le navi, guidate da una nave turca, con più di 600 persone a bordo, sono state per giorni ancorate in acque internazionali al largo di Cipro. Stamane gli organizzatori avevano detto che erano partite ma più tardi hanno precisato che il convoglio si era spostato di 25 miglia nautiche dalla posizione iniziale ed era stazionaria. "E’ stata una decisione strategica quella di spostarci", ha detto Greta Berlin, la portavoce di Free Gaza, uno degli organizzatori.
"Siamo partiti - ha aggiunto la Berlin - poco dopo le 16. La marina israeliana blocca una zona a circa 20 miglia nautiche dalla costa di Gaza, dove noi contiiamo di arrivare nella tarda mattinata o all’inizio del pomeriggio di domani, lunedì". Il convoglio umanitario dovrà fare uno stop al limite di queste acqua internazionali prima di tentare di arrivare allo scopo lunedì mattina.
Le navi portano più di 700 passeggeri di 40 nazionalità diverse e vogliono consegnare 10 mila tonnellate di aiuti umanitari, tra cui cemento, medicine, generi alimentari, e altri beni fondamentali per la popolazione di Gaza. In ogni caso, tutto materiale espressamente vietato dal governo israeliano, che ha reso noto una lista di 2.000 oggetti ai quali è interdetto l’accesso a Gaza, compresi gli aghi con il filo, le gomme per cancellare, i libri, stoviglie, coperte, occhiali, sedie a rotelle....
Invece a bordo delle navi ci sono anche case prefabbricate, 500 sedie a rotelle elettriche, oltre a cinque parlamentari (di Irlanda, Italia, Svezia, Norvegia e Bukgaria) ed esponenti di Ong, associazioni e semplici cittadini filo-palestinesi intenzionati a forzare il blocco di aiuti umanitari a Gaza. L’obiettivo della spedizione, salpata giovedì dalla Turchia, è rompere l’assedio a Gaza e introdurre materiale. Le autorità israeliane hanno minacciato di utilizzare la forza se i militanti insisteranno nel tentativo di avvicinarsi alle coste, ed hanno avvertito che rischiano arresto, espulsione e la confisca del carico.
Secondo la Berlin, Israele rischia il disastro mediatico se tenterà di intercettare gli attivisti: "L’unico scenario che ha qualche senso per loro è smetterla di fare i ’bulli’ del Medio Oriente e lasciarci passare". Lo stato ebraico prevede, se i mezzi navali si rifiuteranno di tornare indietro, di riorientarle verso il porto israeliano di Ashdod, a sud di Tel Aviv e poi rispedire i militanti nei loro Paesi. Secondo Tsahal, dopo un controllo di sicurezza il carico sarà inviato a Gaza per essere distribuito.
* la Repubblica, 30.05.2010