IL COMPLICATO PROCESSO DI PACE
Darfur, arabi nelle terre degli africani
"La pulizia etnica sarą irreversibile"
L’ Onu parla di 30.000 arabi provenienti da Ciad e Niger
ROMA. Oltre 30.000 arabi provenienti da Ciad e Niger hanno attraversto negli ultimi due mesi il confine con la regione sudanese del Darfur, carichi dei loro beni e con i loro greggi al seguito, per insediarsi nei villaggi abbandonati negli ultimi anni di guerra dalle tribł africane. Stando a un rapporto interno dell’Onu, ottenuto dall’Independent, si tratta di uno spostamento «senza precedenti», in una regione dove gli arabi sono pastori nomadi in continua ricerca di nuovi pascoli, che potrebbe avvalorare la tesi di quanti ritengono che il governo di Khartoum stia cercando di ripopolare l’area. Soprattutto in vista delle elezioni in programma tra due anni.
Un funzionario dell’Onu ha parlato di un processo «apparentemente ben programmato», sottolineando che si tratta di un trasferimento «molto consistente». «Non abbiamo mai visto cosģ tante persone arrivare finora nel Darfur occidentale», ha aggiunto. L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) ha inviato alla fine di maggio una propria squadra al confine con il Ciad per intervistare i nuovi arrivati e stabilire se si trattasse di persone in fuga dai combattimenti in corso nel paese vicino. Ma sono stati pochi quelli che hanno chiesto assistenza. «La maggior parte di loro sono stati sistemati dagli arabi sudanesi negli ex villaggi degli sfollati e pił o meno invitati a rimanere», ha detto un funzionario Onu. I nuovi arrivati hanno anche ricevuto cittadinanza e documenti d’identitą sudanesi.
Il documento dimostra che il governo di Khartoum «sta cinicamente cercando di cambiare l’aspetto demografico dell’intera regione», ha commentato il direttore dell’ong Aegis Trust, James Smith. «La pulizia etnica sarą irreversibile se viene consolidata dalla ripopolazione delle terre - ha aggiunto - il processo di pace andrą in frantumi». Secondo altre agenzie umanitarie, un simile ripopolamento sarebbe in corso anche nel Darfur del Sud, dove gli arabi vengono presentati come «sfollati che rientrano».
Prima che scoppiasse la guerra, nel febbraio 2003, il Darfur era abitato da 7 milioni di persone, appartenenti soprattutto alle tribł africane di Fur, Zaghalit e Marsalit. Letteralmente Darfur significa «terra dei Fur». Furono le tribł africane a imbracciare le armi contro il governo arabo di Khartoum per rivendicare una maggiore partecipazione al governo del paese e una pił equa distribuzione della ricchezza nazionale, da investire nello sviluppo della regione. Da allora, circa 2,5 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case in seguito agli attacchi lanciati dall’esercito sudanese, coperto dall’aviazione, e dalla milizie arabe note come Janjeweed. Un altro milione e mezzo di persone sopravvive grazie agli aiuti delle agenzie umanitarie.
Alcuni diplomatici temono che se effettivamente Khartoum sta cercando di ripopolare la regione con gli arabi provenienti dai paesi vicini, i ribelli potrebbero lanciare nuove offensive volte a cacciarli dalla loro terra. «Si rischia una situazione esplosiva - ha detto un diplomatico occidentale - una situazione molto seria». Oltre ai 30.000 accertati dall’Onu, nella regione sudanese si parla di altri 45.000 arabi arrivati dal Niger. Numeri che potrebbero garantire al Presidente sudanese Omar al Bashir, salito al potere nel 1989 con un colpo di stato, la conferma alla guida dello stato. Stando a indagini elettorali, al momento nessun partito otterrebbe infatti la maggioranza.
* la Stampa, 14/7/2007 (10:21)