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A SALVADOR ALLENDE. "Vorrei essere in Cile tra i miei cari": Luis SEPULVEDA. Pinochet: ci rubò l’esistenza.

lunedì 4 dicembre 2006 di Federico La Sala
Ci rubò l’esistenza
di Luis Sepulveda *
Sono chiuso in casa da tre settimane per terminare un romanzo, senz’altra compagnia se non quella del mio cane Zarko e del mare, felice tra i miei personaggi, ma dalle prime ore di domenica, ho cominciato a ricevere delle telefonate dei miei amici e amiche del Cile.
«Prepara i calici», mi dicono dal mio lontano paese. Ho pronta una bottiglia di Dom Perignon in frigorifero. È un riserva speciale e me la regalò a questo fine il mio caro amico (...)

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domenica 10 dicembre 2006

Salito al potere con il cruento colpo di Stato del 1973, ha guidato il Cile per 17 anni segnati da crimini, torture e dal dramma dei "desaparecidos"

Ascesa e caduta di un dittatore che segnò la storia dell’America Latina *

ROMA - L’ex dittatore cileno Augusto Pinochet è morto in ospedale dove era stato ricoverato in seguito ad un infarto. Aveva compiuto da una settimana 91 anni, gli ultimi otto dei quali trascorsi nella sua lussuosa villa di Santiago ma inseguito da problemi di salute e dalla giustizia cilena - e non solo cilena - per le atrocità commesse durante il regime militare di destra da lui presieduto dal 1973 al 1990.

Nato a Valparaiso il 25 novembre 1915, entrò nel 1933 nella Scuola Militare. Sposatosi nel 1943 con Lucia Hiriart Rodriguez, padre di cinque figli, Pinochet fu nominato al vertice dell’esercito 20 giorni prima del golpe, proprio da quel presidente Salvador Allende che lo considerava "un militare tutto d’un pezzo"

L’11 settembre 1973 tradì la fiducia del legittimo presidente e lo destituì con un cruento colpo di Stato nel quale lo stesso Allende rimase ucciso. Lo stadio nazionale fu trasformato in lager, si scatenarono le violenze e le torture della terribile polizia politica, e ci furono circa 2.000 "desaparecidos".

Pinochet riuscì a imporsi nel 1974 come presidente, carica alla quale fu riconfermato nel 1981 per un secondo mandato di otto anni con l’appoggio di molti uomini d’affari, che ne sostenevano il programma economico neoliberista.

Il suo allontanamento dalla presidenza cilena coincise, nel 1988, con un referendum popolare che lui era sicuro di vincere ma che invece lo tradì: riscosse solo un 42% di sì. Rimase al potere fino al marzo 1990, quando lasciò il palazzo presidenziale della Moneda, restando però al comando dell’ esercito fino al 1998 e mantenendo la carica di senatore a vita.

Nel 1998 cominciano anche i suoi guai giudiziari e viene arrestato a Londra su mandato di cattura del giudice spagnolo Baltazar Garzon per i crimini commessi durante la dittatura.

Rilasciato per motivi di salute nel 2000, rientra in patria, ma il Congresso cileno gli revoca l’immunità parlamentare. Nel 2002 Pinochet rinuncia alla carica di senatore a vita e nel 2004 la Corte di Santiago gli revoca anche l’immunità di cui gode in quanto ex presidente. Nel 2004 comincia il suo processo per il Piano Condor, il progetto della giunta militare di eliminazione degli oppositori politici.

Lo scorso novembre, infine, Pinochet è stato assegnato agli arresti domiciliari nel quadro di un’altra inchiesta sugli orrori della dittatura: quella sulla Carovana della Morte, uno squadrone della morte che girava il Paese facendo sparire gli oppositori.

*la Repubblica, 10 dicembre 2006


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