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Memoria della libertà e della resurrezione. Con Dante, per la nostra Costituzione ...

GESÙ "CRISTO", GESÙ DI NAZARET. MA CHI ERA COSTUI?! CERTAMENTE IL FIGLIO DELL’AMORE ("CHARITAS") DI GIUSEPPE E DI MARIA!!! NON IL FIGLIO DEL "DIO" ("CARITAS") DELLA CHIESA AF-FARAONICA E COSTANTINIANA !!! A memoria eterna di PIERGIORGIO WELBY e della sua lezione di sovranità umana, civile, e "christiana".

mercoledì 2 maggio 2007 di Federico La Sala
"CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4. 1-16).

"Duemila anni fa, un ovulo fu miracolosamente fecondato dall’azione soprannaturale di Dio, da questa meravigliosa unione risultò uno zigote con un patrimonio cromosomico proprio. Però in quello zigote stava il Verbo di Dio"(dichiarazione del Cardinale Dario Castrillon Hoyos alla XV conferenza internazionale del Pontificio consiglio, la Repubblica del 17 novembre 2000, (...)

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> A MEMORIA ETERNA DI PIERGIORGIO WELBY E DELLA SUA LEZIONE DI SOVRANITA’ UMANA , CIVILE, E "CRISTIANA". MA GESU’ "CRISTO" CHI ERA ?! CERTAMENTE IL FIGLIO DELL’ AMORE ("CHARITAS") DI GIUSEPPE E DI MARIA!!! NON LA "MASCHERA" DEL "DIO" DELLA CHIESA CATTOLICO-COSTANTINIANA !!!

sabato 30 giugno 2007

Benedetto XVI agli ortodossi: insieme verso la piena unità

«Nella professione di Pietro possiamo sentirci ed essere una cosa sola Il nostro dialogo esprime la volontà di realizzare la preghiera di Cristo “ut unum sint”»

Da Roma Salvatore Mazza (Avvenire, 30.06.2007)

È nella professione di Pietro che, come cristiani, «possiamo sentirci ed essere tutti una cosa sola». Ciò «malgrado le divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato l’unità della Chiesa, con conseguenze che perdurano tuttora». Come già giovedì sera, nella Messa celebrata nella basilica di San Paolo fuori la Mura per lanciare l’Anno Paolino, a duemila anni dalla nascita dell’Apostolo delle genti, Benedetto XVI ha messo ieri l’accento, nella celebrazione per la solennità dei Santi Pietro e Paolo, sulla ricerca della «piena comunione», sempre presente, ha detto, nella volontà del Patriarca ecumenico di Costantinopoli e del Vescovo di Roma.

Parole tanto più solenni, quelle di Papa Ratzinger, in quanto pronunciate di fronte ai rappresentati del Patriarcato, giunti a Roma nel quadro dell’ormai consolidata tradizione dello scambio di delegazioni ufficiali tra Roma e Costantinopoli in occasione delle rispettive festività principali, il 29 giugno, appunto, e il 30 novembre, festa di Sant’Andrea.

Dopo l’omelia, con quale Benedetto XVI ha proposto una riflessione sul significato della confessione di Pietro - «momento decisivo del cammino dei discepoli con Gesù» - s’è svolta la cerimonia dell’imposizione del Pallio a quarantasei arcivescovi metropoliti di tutto il mondo, espressione dell’universalità della Chiesa. Tra loro gli italiani Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, e Calogero La Piana, arcivescovo di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela. La celebrazione s’è quindi conclusa con la preghiera del Papa al sepolcro di San Pietro, accompagnato dal canto dell’assemblea Tu es Petrus.

Sul tema ecumenico Benedetto XVI è poi tornato al momento dell’Angelus, ricordando l’indizione dell’Anno giubilare dedicato a san Paolo - dal 2008 al 2009 - e auspicando che tale evento possa «rinnovare il nostro entusiasmo missionario», rendendo più intense le relazioni con i fratelli dell’Oriente. Soprattutto ha però rinnovato l’impegno ad agire per «la causa dell’unità di tutti i discepoli di Cristo», per la piena comunione tra l’Oriente e l’Occidente cristiani: «I nostri incontri, le visite reciproche, i dialoghi in corso non sono dunque dei semplici gesti di cortesia, o tentativi per giungere a compromessi - ha spiegato - ma il segno di una comune volontà di fare il possibile perché quanto prima possiamo giungere a quella piena comunione implorata da Cristo nella sua preghiera al Padre dopo l’Ultima Cena: Ut unum sint».

Obiettivo ribadito ancora poco più tardi, ricevendo nel Palazzo Apostolico la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che era composta dall’arcivescovo greco ortodosso di Francia Emmanuel, dal metropolita di Sassima Gennadios e dal diacono Andreas del Fanar, coi quali s’è poi trattenuto a pranzo.

Nel suo breve discorso, Benedetto XVI ha ricordato con commozione la «calorosa accoglienza» ricevuta al Fanar, sede del Patriarcato a Istanbul, per la festa di sant’Andrea, nel corso della sua visita apostolica in Turchia lo scorso novembre, e l’«indimenticabile» incontro con il Patriarca Bartolomeo I. «L’abbraccio di pace scambiato tra di noi durante la Divina Liturgia - ha affermato - resta un sigillo e un impegno per la nostra vita di Pastori nella Chiesa, giacché siamo tutti persuasi che l’amore reciproco è condizione previa per giungere a quella piena unità nella fede e nella vita ecclesiale verso la quale siamo con fiducia incamminati». Questo, del resto, è l’obiettivo delle «nostre comuni iniziative», e cioè «a intensificare i sentimenti e i rapporti di carità fra le nostre Chiese e fra i singoli fedeli, in modo da superare quei pregiudizi e quelle incomprensioni che derivano da secoli di separazione per affrontare, nella verità ma con spirito fraterno, le difficoltà che impediscono ancora di accostarci alla stessa mensa eucaristica».

Ribadito, in questo procedere verso l’unità, il ruolo «indispensabile» della preghiera, Papa Ratzinger ha poi espresso la propria gioia per il fatto «che il dialogo teologico abbia ripreso il suo corso con rinnovato spirito e vigore», in riferimento all’incontro che nel prossimo autunno vedrà la Commissione Mista alle prese con lo studio delle questioni della collegialità e dell’autorità nella Chiesa: «Noi tutti vogliamo accompagnarne i lavori con perseverante preghiera... sono particolarmente lieto di sapere che il Patriarcato ecumenico e lo stesso Patriarca Bartolomeo I seguono con analoghi sentimenti l’attività di questa Commissione».

Nel ringraziare infine la delegazione ortodossa per la visita, e rinnovata l’espressione di affetto e stima per Bartolomeo I, Benedetto XVI ha ricordato come per la ricerca della piena unità «è necessario il coinvolgimento, sotto forme differenti, dell’intero corpo delle nostre Chiese». Sottolineando, in proposito, l’importanza dei contatti personali e culturali fra i giovani studenti e la necessità di una «formazione catechetica delle nuove generazioni, perché abbiano piena coscienza della propria identità ecclesiale e dei legami di comunione esistenti con gli altri fratelli in Cristo, senza dimenticare i problemi e gli ostacoli che tuttora impediscono la piena comunione tra noi».


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