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Al di là della trinità "edipica" - e "mammonica" ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)!!!!

LUCETTA SCARAFFIA E MARY ANN GLENDON: CONTRO IL FEMMINISMO, RILANCIANO LA VECCHIA "DIABOLICA ALLEANZA" CON LA CHIESA CATTOLICO-ROMANA. "NUOVA ALLEANZA"?!: A CONDIZIONE CHE ACCANTO A "MARIA" CI SIA "GIUSEPPE"!!! - a c. di Federico La Sala

Uscire dallo "stato di minorità" non significa mangiare un "piatto di lenticchie" ... né "sposare" il figlio!!!
venerdì 26 gennaio 2007
Un nuovo femminismo che tuteli la vita e non imiti soltanto i modelli maschili: un faccia a faccia ieri a Roma
Donne e Chiesa, nuova alleanza?
Nella storia del cristianesimo i primi casi di donne leader sul piano culturale e spirituale.
Per superare le incomprensioni è fondamentale proporre modelli di vera ed efficace complementarietà
Da Roma *
La Chiesa va d’accordo con le donne, ma non con il femminismo, se per femminismo intendiamo il movimento che si è sviluppato a partire dagli (...)

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> LUCETTA SCARAFFIA E MARY ANN GLENDON: CONTRO IL FEMMINISMO --- La delegittimazione di chi non è d’accordo!

venerdì 28 giugno 2013


La delegittimazione di chi non è d’accordo

di Lucetta Scaraffia (L’Osservatore Romano, 28 giugno 2013)

La decisione della Corte suprema statunitense di accettare i matrimoni omosessuali non è solo una sconfitta per una gran parte di americani - basti ricordare che il matrimonio gay è accettato in soli dodici Stati - ma si accompagna a una martellante campagna mediatica. Il coro di commenti che circonda queste "vittorie della libertà" gronda infatti ideologia ed è poco rispettoso delle opinioni diverse.

Con le parole "ha vinto l’uguaglianza", forse non volendo, il presidente degli Stati Uniti ha toccato un punto centrale, quello cioè che considera uguali realtà che non lo sono, cioè maschio e femmina.

È infatti proprio la differenza sessuale a garantire la generazione e a fondare il matrimonio: con quello omosessuale si nega che questa differenza esista e abbia valore costitutivo, e si vuole affermare che la differenza, se riconosciuta, significa obbligatoriamente disuguaglianza. Si può invece garantire dignità e libertà uguali a donne e uomini, omosessuali ed eterosessuali, pur rispettando la realtà, e cioè la differenza.

Si sostiene in questo modo implicitamente un’altra affermazione non fondata: che il matrimonio faccia parte dei diritti umani, mettendo in secondo piano che esso è primariamente un’istituzione sociale e antropologica che richiede delle condizioni.

Ma tutto questo serve a confermare l’interpretazione corrente delle leggi che legalizzano il matrimonio per gli omosessuali: che si tratti di un progresso, di passi avanti verso la dignità e la libertà. Che da una parte, quella del matrimonio gay, ci sia la libertà e l’uguaglianza, e dall’altra, quella di chi lo nega, ci sia solo la vergogna per gli omosessuali. È una forzatura tendenziosa, che ha una funzione ben precisa: quella di negare ogni dignità al punto di vista di coloro che si schierano contro il matrimonio omosessuale, in modo da scoraggiarli dall’intervenire nel dibattito e lasciare quindi sola la Chiesa cattolica a difendere questa posizione, al massimo con il supporto di altre confessioni religiose. In modo da relegare tutto alla rubrica "fondamentalismi religiosi". Per questo numerosissimi laici che sono contrari a questa legalizzazione per la massima parte tacciono, per evitare di essere accusati di omofobia.

In questo clima di nuove "libertà", chi paga un prezzo altissimo e ingiusto è infatti chi vorrebbe anche solo aprire una discussione, chi è consapevole che si sta trasformando uno dei fondamenti antropologici di ogni società umana, e proprio per questo pensa che sarebbe il caso di discuterne con calma, serietà e coraggio. Delegittimando gli avversari - proprio perché hanno buone, anzi buonissime ragioni per opporsi - si ottiene certo il risultato di condizionare nel senso voluto l’opinione pubblica, ma ci si priva di ogni possibilità di riflettere sulla società che si vuole creare per il futuro. E questo silenzio è un prezzo troppo alto da pagare, per qualsiasi società e per qualsiasi popolo.


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