Parabole
di Adriana Zarri (il manifesto, 19 dicembre 2009)
Io mi chiamo Adriana Zarri e non Zarri Adriana, anche se, come Zarri Adriana sono scritta nella guida telefonica e in ogni altro elenco stilato secondo l’ordine alfabetico ed ovviamente per cognome. Ho messo correttamente il nome prima del cognome come è normale per uno scrittore che, di mestiere, è un tecnico del linguaggio. Ma non tutti sono così né così dicono e scrivono. Anzi l’invertire l’ordine dei termini, mettendo il cognome prima del nome, è uno degli errori più comuni. Ma il fatto di essere frequentissimo nulla toglie all’errore (e all’orrore) di una sì fatta sovversione. Che si può mettere solo in alcuni casi, come ad esempio per la mia postina che forse di Adriane ne ha parecchie e per non sbagliare può chiamarmi per nome, ma seguito dal cognome.
Carceratum
L’art. 27 della nostra Costituzione recita: «La responsabilità è personale l’imputato non è considerato colpevole fino alla conclusione definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla riabilitazione del condannato». Purtroppo così non è. I detenuti in Italia sono aumentati e i servizi diminuiti. Il sovraffollamento, la carenza di personale e altri disagi sono stati più volte denunciati. Il 24 novembre il dossier curato da «Ristretti Orizzonti» (associazione sul carcere) ha presentato cifre spaventose: 65 suicidi su 157 morti in poco più di dieci mesi. E poi le morti sospette la cui causa è ancora da accertare. Accertiamola subito e subito prendiamo provvedimenti. I carcerati, per quanto colpevoli possano essere, sono pur sempre persone umane e, come tali, vanno trattate.
Suore
Siamo soliti pensare alle suore come creature miti e sottomesse, sempre a chinar la testa, sempre a dire di sì , mai a levare il capo con fierezza. E certo molte (troppe) son così fatte. Ma non tutte. Un’aria nuova circola anche nei conventi femminili. Molte religiose raddrizzano la schiena, anche di fronte al Vaticano. È il caso di un gruppo di suore americane che, ritenendo inopportuna una visita apostolica decisa a Roma, ha detto: «Basta!».