Inviare un messaggio

In risposta a:
Al di là della trinità "edipica" - e "mammonica" ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)!!!!

LUCETTA SCARAFFIA E MARY ANN GLENDON: CONTRO IL FEMMINISMO, RILANCIANO LA VECCHIA "DIABOLICA ALLEANZA" CON LA CHIESA CATTOLICO-ROMANA. "NUOVA ALLEANZA"?!: A CONDIZIONE CHE ACCANTO A "MARIA" CI SIA "GIUSEPPE"!!! - a c. di Federico La Sala

Uscire dallo "stato di minorità" non significa mangiare un "piatto di lenticchie" ... né "sposare" il figlio!!!
venerdì 26 gennaio 2007
Un nuovo femminismo che tuteli la vita e non imiti soltanto i modelli maschili: un faccia a faccia ieri a Roma
Donne e Chiesa, nuova alleanza?
Nella storia del cristianesimo i primi casi di donne leader sul piano culturale e spirituale.
Per superare le incomprensioni è fondamentale proporre modelli di vera ed efficace complementarietà
Da Roma *
La Chiesa va d’accordo con le donne, ma non con il femminismo, se per femminismo intendiamo il movimento che si è sviluppato a partire dagli (...)

In risposta a:

> LUCETTA SCARAFFIA E MARY ANN GLENDON: CONTRO IL FEMMINISMO, RILANCIANO LA VECCHIA "DIABOLICA ALLEANZA" CON LA CHIESA CATTOLICO-ROMANA. ---- L’emergenza “femminicidio” e il ruolo delle Chiese cristiane (di Maria Cristina BArtolomei).

lunedì 6 settembre 2010

L’emergenza “femminicidio” e il ruolo delle Chiese cristiane

di Maria Cristina Bartolomei (Jesus, settembre 2010)

Molte sono attualmente le emergenze, nel nostro Paese e nel mondo. Per citarne solo alcune, pensiamo alle devastanti inondazioni nel Pakistan, con migliaia di morti; ai continui suicidi nelle carceri italiane; pensiamo alla sorte delle centinaia di Eritrei, in parte respinti dall’Italia, prima prigionieri e poi "liberati" in pieno deserto libico; pensiamo ad Haiti: a distanza di più di sei mesi dal terremoto le condizioni sono tremende, anche se non se ne parla più. Vi sono poi emergenze croniche, di cui ci si rende conto per qualche fatto acuto: si pensi allo sfruttamento del lavoro minorile, su cui si concentrò l’attenzione mondiale per l’impegno di Jqbal Masih (1982-1995), dall’età di quattro anni schiavizzato a lavorare per 12 ore al giorno e che per le sue iniziative in favore dei diritti dei bambini venne assassinato.

Tra le emergenze più "strutturali" vi è la assurda mostruosità delle mille forme di oppressione e violenza maschile sulle donne. Anche nel nostro Paese i casi di assassinio di donne (per lo più da parte di mariti, fidanzati, padri, ecc.) sono aumentati al punto da far coniare un nuovo termine: «femminicidio». Le radici sono molto complesse e affondano nelle profondità della psiche individuale, della cultura e dei rapporti sociali. Si può dire in breve che è come se il riconoscimento di eguaglianza di uomini e donne sul piano del diritto non venisse tollerato e vi si reagisse riaffermando la propria perduta supremazia con una violenza privata individuale. E vi è una estesa, antica e spessa trama di pregiudizi, di usi e costumi di assoggettamento che può facilitare in alcuni il passaggio alla violenza fisica. L’Evangelo di Gesù ha segnato al riguardo una rivoluzione netta e inequivoca, ma anche nella mentalità dei cristiani ripresero ben presto piede i modi di pensare della cultura dominante, così che anche la storia della cristianità e delle Chiese è stata segnata da tratti di misoginia che neppure ora sono del tutto scomparsi.

Ricordando nel 50° anniversario l’articolo su La condizione umana: una prospettiva femminile, pubblicato nel 1960 dalla teologa Valerie Saiving Goldstein -divenuto famoso dopo che venne citato sul Time e che segnò una svolta nel pensiero teologico femminile -, Susan Henking ha recentemente scritto che le donne hanno poi, sì, prodotto teologia e studi al femminile, ma non hanno «fatto un mondo in cui le donne sono libere». Ma questo le donne non possono farlo da sole né tanto meno contro gli uomini. Questo è un compito comune dell’umanità, nel quale le Chiese cristiane debbono sentirsi profondamente impegnate, interrogandosi anche se il rapporto uomo-donna al loro interno sia esemplare della reciprocità ed equivalenza nella diversità voluta dal Creatore e se il linguaggio in cui esprimono annuncio e dottrina sia scevro di maschilismo.

L’apporto delle teologhe in questo senso è stato ed è di estrema rilevanza (cfr. tra tanta letteratura il recente Dizionario delle teologie femministe, pubblicato dall’editrice Claudiana), anche se non ancora sempre riconosciuta. Ma esso non può bastare, se non trova sufficiente ascolto e interlocuzione nei responsabili delle Chiese, soprattutto di quelle - come la cattolica - nelle quali le donne, essendo escluse dai ministeri ordinati, sono escluse dall’area della autorità e della responsabilità per tutto ciò che riguarda la Chiesa. Quest’ultima deve avere cura estrema di correggere i possibili effetti negativi collaterali di tale situazione e deve urgentemente impegnarsi a scindere la teologia del ministero dalla ideologia della subordinazione della donna.

Un esempio per assurdo ci può aiutare. Immaginiamo infatti, che una comunità cristiana avesse sviluppato una teologia (eretica, sia chiaro) che, facendo leva sul fatto che fu Maria a dare alla luce Gesù e identificando con Maria la Chiesa nella sua funzione di "dare" Gesù al mondo, ne avesse dedotto che solo le donne potessero rappresentare visibilmente questa funzione e avesse quindi una "gerarchia" tutta e solo femminile, pur essendo stata la prima a riconoscere la dignità degli uomini e la specificità e il valore del loro compito nel mondo e nella Chiesa. Una prospettiva, questa, ovviamente assurda: non solo teologicamente, ma anche storicamente, in quanto presupporrebbe una società "al rovescio", in cui le donne avessero una tradizione di supremazia culturale e sociale.

Ma come si sentirebbero gli uomini in una simile situazione? Non proverebbero mai un certo disagio, un certa preoccupazione che una simile impostazione comporti o trascini - involontariamente - con sé anche una certa minore valutazione della loro condizione umana, che essa certifichi e perpetui una supremazia culturale e sociale femminile? In tempi di femminicidio, da un lato, e di silenzioso allontanamento di tante giovani donne da una vita ecclesiale nella quale non si sentono riconosciute, è ancora più urgente che i responsabili delle Chiese cerchino insieme con le donne, con fantasia creativa, apertura allo Spirito e riscoperta della Chiesa delle origini, risposte adeguate alle sfide attuali.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: