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Sulla spiaggia. Di fronte al mare...

CON KANT E FREUD, OLTRE. Un nuovo paradigma antropologico: la decisiva indicazione di ELVIO FACHINELLI - di Federico La Sala.

domenica 24 giugno 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Con Freud, oltre - in una nuova direzione e in modo nuovo: contro le sfingi e contro l’imbalsamazione degli uomini come delle teorie.[...]
Sulla spiaggia, davanti al mare, tutto acquista un’altra dimensione e appare nella sua luce più propria: «Progetto infantile: svuotare il mare con un secchiello! O setacciarne la sabbia. Anche il progetto di Freud - prosciugare l’inconscio, come la civiltà ha prosciugato lo Zuiderzee - è infantile»[62]. I libri di Aristotele stanno al gran libro (...)

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> CON KANT E FREUD, OLTRE. -- SPINOZA E "GLI OFFENDICULA DI PIPPO BAUDO". Un inedito di Fachinelli (di Dario Borso).

domenica 20 marzo 2016

GLI OFFENDICULA DI PIPPO BAUDO

di Elvio Fachinelli *

      • Dopo un lustro di Domenica In e svariati Festival di Sanremo, Baudo nel 1984 era all’apice del successo televisivo. Logico quindi che Ermanno Rea lo intervistasse il 17 novembre sul “Giorno” - meno logico, apparentemente, che all’intervista dedicasse un commento a latere lo psicanalista Elvio Fachinelli.
        -  A leggerlo però, si capisce tutto: in una società che stava passando rapida da Edipo a Narciso, la saga parentale del Pippo nazionale confermava in pieno senza volerlo (né saperlo) la duplicità kleiniana del seno (buono/cattivo), quadruplicando addirittura. Leggere per credere.
        -  Avverto solo che nel ’68 Baudo aveva scalato l’hit parade dei 45 giri con Donna Rosa; che una buona definizione di offendicula si trova su Wikipedia; che il commento non l’ho inserito in
        E. Fachinelli, Al cuore delle cose. Scritti politici, DeriveApprodi 2016, per il suo carattere solo indirettamente politico (e forse ho fatto male); che ne riparliamo qui con Muraro, Recalcati ecc.
        -  Dario Borso

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L’analista cammina sulla superficie liscia e lucente dell’intervista all’uomo-spettacolo e non incontra ostacoli. Finché, a un certo punto, urta contro un sassolino roseo, anzi Rosa... È un nome, il nome della zia Rosa alla quale è stata dedicata persino una canzone e che ci viene presentata dall’attore-giornalista come una figura di «ballerina», di «complice» nell’ambito familiare. Possiamo da ciò arguire che si tratta di una persona accettante, consenziente, entusiasta delle imprese «esibitive» del bambino Pippo Baudo? Se così è stato, e non sembra eccessivo affermarlo, allora abbiamo davanti una figura di madre chiamata a compensare le difficoltà suscitate dalla madre vera, matriarca ostinata e severa, capo della casa, che non ha mai visto di buon occhio - perlomeno fino a un certo punto! - l’attività di entertainer e si è augurata per il figlio qualcosa di più «serio», quanto meno la presentazione del telegiornale...

Di fianco alla madre «complice», avremmo perciò per il giovane Baudo un’altra madre - non approvante, forse vietante, forse giudicante - che provoca un rancore non sopito («Lo dico a costo di offendere mia madre, ma lo debbo dire»).

È un sassolino, si è detto, e si potrebbe ritenere senza alcuna importanza rispetto alla riuscita trionfale di Baudo, nata dall’esercizio e dallo sviluppo di un talento, di un gusto per lo spettacolo, di un piacere di stare in scena che risalgono alla primissima infanzia.

Ma qui l’analista incontra sulla sua strada un altro sassolino da nulla in apparenza, che questa volta è segnato da un grazioso nome latino: gli offendicula («bisogna mettere gli offendicula»). Termine non dei più noti e frequenti, che ha in sé qualcosa di elegante e impertinente insieme, degno di un umanista ironico. E che non ci aspetteremmo di trovare sulla bocca del popolarissimo presentatore di Domenica In.

Ermanno Rea, l’intervistatore, ha guardato nella sua libreria e vi ha trovato libri in serie, casuali, acquistati per fare arredamento. Sarà. Ma gli offendicula testimoniano che la mente dell’intervistato non è così uniforme come le copertine dei suoi volumi d’enciclopedia. Non è così liscia e piatta come l’immagine sul teleschermo dei suoi spettacoli. Vi si svolge in sordina quasi un dibattito tra aspirazione alla serietà, alla severità, al rigore, termini che ricorrono continuamente nell’intervista, e il principio dominante, assoluto, dello spettacolo a ogni costo. «Se la cosa fa spettacolo, m’interessa; se non fa spettacolo, non m’interessa». Se la cultura fa spettacolo, allora via libera a scrittori e intellettuali; sono richiesti e benvenuti; se non fa spettacolo, bocca chiusa. E Spinoza non fa spettacolo, ci vien detto in un punto dell’intervista; di conseguenza, lo si cancelli.

Ma Spinoza, cancellato, si vendica e mette gli offendicula; la sua severità si sposta sullo spettacolo: ed ecco allora che, quando Giorgio Bocca tuona contro la melassa delle domeniche televisive, il cuore di Baudo sanguina e si ode un grido: il mio spettacolo è serio, serissimo; è una sfida, una battaglia, un fronte di lotta. Il rigore della madre innominata si è insinuato nella madre ballerina e l’ha fatta incespicare.

* SATIS-FICTION, 20.03.2016


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