Anatema vaticano: il Rock è l’Inferno
di Roberto Brunelli *
Sappiate che Satana s’annida nelle camerette dei vostri figli, là nello scaffale dei cd, nei meandri dei loro computer, nelle radioline e in quel minuscolo oggetto, l’iPod, che avete regalato loro a Natale. È nell’aria, Satana, nelle canzoni, nella musica, pervade il nostro presente... ebbene sì, il Vaticano è tornato a puntare il ditone accusatore contro il rock e i suoi derivati, accusati di esprimere il Maligno, Belzebù, il Peccato, che si diffonde nell’aere un po’ come fosse l’invasione degli ultrasuoni. «Il Male»: indubitabile, rumoroso, dionisiaco, terrificante, corruttore, lascivo. Il Male? Che dico il Male, peggio: l’Inferno! Sì, proprio quello dantesco, quello descritto dal Sommo Poeta, quello amato da Benigni, quello lì, terribile, fuoco e fiamme, dove i peccati si scontano per l’eternità, quello non può che essere rappresentato dalla musica rock, dall’heavy metal, dal punk... roba di frastornanti chitarre elettriche e tamburi selvaggi, che riecheggiano a tutte le ore dai dischi dei vostri ragazzi.
Voi forse credete che stiamo parlando di qualche esorciccio buono per andare a Buona Domenica, e invece la teoria è di monsignor Marco Frisina, direttore del centro liturgico del Vicariato di Roma e della Cappella Lateranense. Vatican City, insomma. «Il rock l’ho messo all’inferno perché il rock è il nemico», ha dichiarato perentorio costui, ieri alle agenzie di stampa. E ancora: «Il rock se non è proprio il male è comunque espressione del male».
Il fatto di rilievo è che le parole di monsignore riecheggiano quelle pronunciate dal suo superiore, papa Ratzinger, quand’era ancora prefetto della Congregazione della dottrina della fede: il rock è «espressione di passioni elementari, che nei grandi raduni di musica hanno assunto caratteri culturali, cioè di controculto, che si oppone al culto cristiano». E ancora: «Il rock deve essere purificato dei suoi messaggi diabolici», dichiarò l’attuale pontefice nel 1996. L’altro fatto di rilievo è che il suddetto monsignore è autore della colonna sonora di una Divina Commedia versione musical che debutterà a novembre a Roma con un cast degno della più sfrenata «Hollywood Babilonia»: una ventina tra cantanti e attori, 30 ballerini e più di 50 comparse. E l’ha pensata bene, il monsignore.
Punk (come quello dei Sex Pistols o dei Dead Kennedys, padre?) e heavy metal (come i Black Sabbath o come Marilyn Manson?) per descrivere l’Inferno: «Proprio perché la dimensione satanica del rock esprime meglio di qualunque altro genere la lacerazione, il conflitto, il dolore profondo dell’inferno», come dice, tutto contento, Frisina. Che è uno che se intende, visto che ha scritto lui le colonne sonore di fiction come, tra le altre, Papa Luciani, il sorriso di Dio e San Pietro. E ci ha pensato tanto bene, il nostro, che il Purgatorio nel suo musical è descritto con i canti gregoriani, mentre il Paradiso esplode nella magnificenza classica e sinfonica, in una sorta di vero e proprio apartheid musicale che si credeva ormai obsoleto: la tradizione classica ed europea è il Bene, quella di derivazione afro-americana, che tanta parte ha avuto nella definizione stessa di Novecento, il Male.
Poveri rockettari, non tira una buona aria. È recente la questione della deportazione del Concerto di Natale dal Vaticano a Montecarlo: un appuntamento pop inventato da Wojtyla e rinnegato dal suo successore, notoriamente avverso alle musiche giovanili, anche se rappresentate dalle più rassicuranti Laure Pausini o dai meno satanici Gigi D’Alessio (il che, oltretutto, è questione di punti di vista). Lo stesso Padre Frisina dichiara che l’ispirazione per la sua Divina Commedia in musical gli è venuta proprio dalla prima enciclica del Papa, «Deus caritas est», in cui veniva citato il XXXIII canto del Paradiso. Ovviamente, il monsignore e il suo superiore non sono i primi a prendersela con rock e compari lascivi: «messaggi satanici» sono stati rinvenuti, tanto per citare gli esempi où celebrati, nelle canzoni e negli ancheggiamenti zozzi di Elvis, dei Beatles, dei Led Zeppelin, di Marilyn Manson, ovviamente dei Rolling Stones (..beh, Jagger e Richards ci hanno messo anche del loro, con Sympathy for the devil). Ed è ben nota la preferenza di Benedetto XVI - cui non a caso il musical di Frisina è dedicato - nei confronti di Bach e di Mozart, sia pur allegramente sorvolando sulle implicazioni eversive di quest’ultimo (massone, rivoluzionario e sboccato, come tutti sanno).
Ma in questo caso la cosa curiosa è che quello del monsignore è un corto-circuito tutto interno alla cultura pop ... Via, monsignore, un musical sulla Divina Commedia? Come Cats o Bulli & Pupe? Una rivista con cantanti e sfrenati ballerini, «compresi importanti nomi internazionali»? E poi, che vogliamo fare con i milioni di afroamericani che cantano il gospel - da cui sono nati il blues, il soul e dunque il rock - invocando il Signore? Tutti all’inferno, insieme ai nostri ragazzi e ai loro Ipod?
PS. Scriveva anni fa Joseph Ratzinger: «Il rock vuole liberare l’uomo da se stesso nell’evento di massa e nello sconvolgimento mediante il ritmo, il rumore e gli effetti luminosi, facendo precipitare chi vi partecipa nel potere primitivo del Tutto, mediante l’estasi della lacerazione dei propri limiti». Che dire? Una splendida definizione di rock: si vede che se ne intende, Vostra Santità.
* l’Unità, Pubblicato il: 03.01.07, Modificato il: 03.01.07 alle ore 15.12