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Identità e differenza

I POLITICI SI SONO FATTI TEOLOGI E LA TEOLOGIA, IN SENSO PROPRIO, NON PARLA PIU’. Una riflessione di Paolo Prodi.

Una politica laica ha bisogno per vivere anche di una teologia che faccia il suo mestiere.
domenica 7 gennaio 2007 di Maria Paola Falchinelli
IL NOME DI DIO. L’ERRORE FILOLOGICO E TEOLOGICO DI PAPA BENEDETTO XVI, NEL TITOLO DELLA SUA PRIMA ENCICLICA. Nel nome della "Tradizione"

Il silenzio dei teologi
di Paolo Prodi *
Uno dei detti più rappresentativi della politica moderna, ripreso da grandi pensatori come Carl Schmitt, è: «Tacete o teologi sulle cose per le quali non siete competenti» ("silete theologi in munere alieno"): questa frase è una rappresentazione molto acuta del (...)

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> I POLITICI SI SONO FATTI TEOLOGI E LA TEOLOGIA, IN SENSO PROPRIO, NON PARLA PIU’. Una riflessione di Paolo Prodi.

martedì 30 gennaio 2007

Egregio Professore,

condivido la sua riflessione e vorrei condividere con Lei un breve assaggio della mia esperienza. Sono una giovane teologa entusiasta per l’esegesi biblica e per la riflessione teologica, non necesseriamente finalizzata alla pastorale (che oggi somiglia più a un indottrinamento superficiale e forzato). Contemporaneamente vivo con sconcerto l’atteggiamento della Chiesa nei riguardi delle giovani come me: infatti, non investe nulla sulla formazione dei giovani che dimostrano interesse per la tradizione teologica (mentre potrebbero benissimo occuparsi d’altro) .

La stessa freddezza e lo stesso scetticismo nei confronti della formazione teologica l’ho trovato nelle Facoltà di Filosofia che ho frequentato (provengo, infatti, dall’Università Statale e da un Liceo che più a sinistra non si può). Per me la Teologia costituiva un completamento della Filosofia e, contemporaneamente, un ampliamento dei miei orizzonti. Quando i miei docenti della Statale hanno scoperto che frequentavo anche la Facoltà di Teologia, l’unica cosa che hanno saputo chiedermi era se per caso volessi farmi suora (e Le assicuro che non ho mai dato segnali in questa direzione). Per loro, studiare teologia significava due cose: prendere i voti o creare pericolosi contatti con l’ambiente cattolico. Alcuni docenti cattolici, al momento di prendere posizione riguardo alla mia scelta (perché evidentemente non potevano rimanere neutrali) hanno assunto l’atteggiamento dell’antiquata sinistra anticlericale (però quando servono i voti come sanno diventare compiacenti!). Insomma: non hanno valutato l’aspetto culturale e formativo della mia scelta, ma solo quello politico che rischiava di destabilizzare gli affari del Dipartimento (neanche fossi la figlia segreta di qualche cardinale) .

Ho continuato per la mia strada e sono felicissima di averlo fatto. Non ho preso i voti e non ho amicizie nelle alte gerarchie ecclesiastiche. Rimane solo una profonda amarezza per la povertà di spirito che alcune delle persone che hanno contribuito alla mia formazione hanno dimostrato di avere e l’orgoglio di non essermi lasciata influenzare da loro rinunciando a ciò che mi appassiona.

Cordiali saluti

Lucrezia


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