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Doomsday Clock.... Fine della Storia o della "Preistoria"?

TROIA, L’OCCIDENTE, E IL PIANETA TERRA. PER LA PACE PERPETUA. COMMENTO APOCALYPTICO DI SCUOLA GIOACHIMITA, DANTESCA, KANTIANA, E MARXIANA - a cura del prof. Federico La Sala

J. Chirac, alla conferenza dei «Cittadini della Terra»: «Siamo alla soglia dell’irreversibile» (2007).
venerdì 19 gennaio 2007 di Maria Paola Falchinelli
TROIA, L’OCCIDENTE, E IL PIANETA TERRA. Commento apocalyptico di scuola gioachimita, dantesca, kantiana, e marxiana
Roma soggiogò la Grecia,
la Grecia soggiogò Troia,
ma Troia soggiogò la Grecia,
soggiogò Roma,
e tutta la Terra.
Non sarà niente di previsto!
Hitler, il Vietnam saranno niente a confronto.
La violenza subita e immagazzinata da secoli
nel nostro corpo - terrestre!,
tenuta a bada da catene sempre più solide,
infine eromperà.
L’inimmaginabile!
Chi sogna l’età dell’oro? Chi (...)

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> TROIA, L’OCCIDENTE, E IL PIANETA TERRA. --- LE ASTUZIE DELL’ INTELLIGENZA, ELENA DI TROIA, E FAUST. ERNST R. CURTIUS AVEVA RAGIONE (HAROLD BLOOM).

giovedì 18 aprile 2019

P. S. 7 - “LE ASTUZIE DELL’ INTELLIGENZA NELL’ANTICA GRECIA”, I “TOPOI” DELLA “RETORICA ANTICA”, E “LA CRISI DELLE SCIENZE EUROPEE”... *

ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO. Se Curtius avesse seguito il filo (etico e metodologico) rintracciato nell’analisi dell’opera di Marcel Proust (il “relazionismo”, poi, proposto da Mannheim in “Ideologia e utopia” ) e, al contempo, esplorato di più e meglio i “topoi” della «retorica antica» (R. Barthes), forse, avrebbe condiviso con Marcel Detienne “la divertita scoperta che nella Grecia della geometria e della logica, le dicerie avevano una loro dea, «Femé»” (Paolo Fabbri), sarebbe stato molto più critico nei riguardi della “Fama” di Goethe, più attento nei confronti del lavoro di Karl Mannheim e del vincitore del “Premio Goethe” dell’anno 1930 (Sigmund Freud) e meno fiducioso in una prospettiva di “individuazione” (Carl G. Jung) ancora segnata dalla figura di Edipo.

SU COME E QUANTO CURTIUS avesse ragione, però, è da dire che Harold Bloom lo ha ben chiarito nel capitolo dedicato al «Faust: seconda parte di Goethe: il poema controcanonico» nel suo “Canone occidentale”, richiamando “[...] la straordinaria fantasticheria su Elena, meravigliosa quanto oltraggiosa trasposizione della Germania in Grecia”:

“Con la solita audacia, Goethe - così prosegue Bloom - parodizza Omero e le tragedie ateniesi per offrirci uno dei più singolari poemi mai scritti: la resurrezione di Elena di Troia, la sua unione con Faust, la nascita e morte del loro figlio Euforione, e il ritorno di Elena tra le ombre. Al pari della notte di Valpurga classica, e al pari dei cori celestiali che concludono la «Seconda parte», la Elena che Goethe ci offre è un poema controcanonico, una impensabile revisione di Omero, Eschilo ed Euripide, come se la Notte di Valpurga classica rivoltasse come un guanto le origini della mitologia greca, e i cori conclusivi parodiano il Paradiso di Dante con una verve sottilmente crudele”.

CURTIUS - scrive Bloom - “aveva ragione: Goethe ha messo fine a un aspetto della tradizione. [...] è davvero l’ultimo grande scrittore dell’età inaugurata da Dante. Per scrivere un epos controcanonico o un dramma cosmologico come «Faust, Seconda parte», occorre un intimo rapporto con il Canone di cui nessun’altro, dopo Goethe, ha sofferto (o goduto). Ciò conferisce particolare pregnanza al decesso di Faust, perché a morire è ben più che non il personaggio Faust” (cfr. H. Bloom, “Il canone occidentale. I libri e le scuole delle età”, Milano 1994, pp. 208-209).

Sul tema, infine (mi sia lecito), si cfr. «L’homunculus di Goethe è il simbolo di quella che Husserl denuncia come “crisi delle scienze”» di Enzo Paci (dal “Diario fenomenologico”) , e le mie note sul suo dialogo “Nicodemo o della nascita”.

Federico La Sala


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