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Doomsday Clock.... Fine della Storia o della "Preistoria"?

TROIA, L’OCCIDENTE, E IL PIANETA TERRA. PER LA PACE PERPETUA. COMMENTO APOCALYPTICO DI SCUOLA GIOACHIMITA, DANTESCA, KANTIANA, E MARXIANA - a cura del prof. Federico La Sala

J. Chirac, alla conferenza dei «Cittadini della Terra»: «Siamo alla soglia dell’irreversibile» (2007).
venerdì 19 gennaio 2007 di Maria Paola Falchinelli
TROIA, L’OCCIDENTE, E IL PIANETA TERRA. Commento apocalyptico di scuola gioachimita, dantesca, kantiana, e marxiana
Roma soggiogò la Grecia,
la Grecia soggiogò Troia,
ma Troia soggiogò la Grecia,
soggiogò Roma,
e tutta la Terra.
Non sarà niente di previsto!
Hitler, il Vietnam saranno niente a confronto.
La violenza subita e immagazzinata da secoli
nel nostro corpo - terrestre!,
tenuta a bada da catene sempre più solide,
infine eromperà.
L’inimmaginabile!
Chi sogna l’età dell’oro? Chi (...)

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> TROIA, L’OCCIDENTE, E IL PIANETA TERRA. PER LA PACE PERPETUA. --- "Nel 2010 vicini all’estinzione".

sabato 13 giugno 2009


-  PARLA "L’ECOLOGISTA ERETICO" JAMES LOVELOCK

L’ultimo miliardo di uomini

-  James Lovelock, 90 anni, è un medico, chimico e biologo inglese

-  Il padre della teoria di Gaia sul riscaldamento globale: "Nel 2010 vicini all’estinzione"

-  di STEPHEN LEAHY

TORONTO. Man mano che il clima si riscalda e aumenta la concentrazione di carbonio nell’atmosfera, il futuro appare funesto, molto più delle peggiori previsioni del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC)». Parola di James Lovelock. Chimico, medico e biofisico, Lovelock è il padre della teoria di Gaia, che descrive il pianeta come un organismo vivente, un complesso sistema in cui tutti i componenti della biosfera e dell’atmosfera interagiscono per regolare e sostenere la vita. Personaggio dalle idee spesso controverse, Lovelock gode di ampio riconoscimento presso la comunità scientifica. Come inventore, è titolare di almeno 50 brevetti, tra cui i primi apparecchi per individuare i clorofluorocarburi, i gas responsabili dell’assottigliamento della cappa di ozono, e i residui di pesticidi nell’ambiente.

Mr. Lovelock, perché critica il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico?

«Non che non possa contare su scienziati eccellenti. Ma i suoi modelli informatici non rendono conto della risposta della biosfera all’aumento della temperatura causata dal riscaldamento globale, né registrano la risposta delle foreste o degli oceani alla maggiore concentrazione di biossido di carbonio. E non sono ancora in grado di tracciare un modello dell’autoregolazione della Terra. L’osservazione dei dati rivela che l’aumento del livello dei mari è di molto superiore e che lo scioglimento dell’Artico procede ad un ritmo molto più elevato rispetto alle previsioni dell’IPCC».

La Terra ha già raggiunto il punto climatico più critico?

«Sì, la Terra si sta già muovendo verso una fase più calda, in risposta ai cambiamenti che abbiamo provocato trasformando gran parte della superficie del pianeta, e aggiungendo CO2 nell’atmosfera. Non dimentichiamo poi che un tempo la Terra era già ricoperta quasi interamente di foreste, che erano una parte importante del sistema regolatore della vita del pianeta. Secondo la teoria di Gaia, prima o poi in futuro si produrrà un cambiamento repentino verso un nuovo clima, che potrà essere di 5 o 6 gradi Celsius più caldo di oggi. Secondo le mie stime potremmo avere circa 20 anni per prepararci».

Come sarà il nuovo clima?

«Le aree tropicali e subtropicali saranno troppo calde e secche per coltivare cibo o mantenere la vita umana. La gente sarà costretta ad emigrare verso i poli, verso luoghi come il Canada. Entro la fine del secolo ci sarà meno di un miliardo di persone. La mia speranza è che a quell’epoca saremo ormai civilizzati, e che gli abitanti del Nord del pianeta accetteranno di ospitare una quantità inimmaginabile di “rifugiati climatici”».

Lei dipinge un quadro funesto per il futuro. Davvero non ci sono speranze?

«Siamo sopravvissuti all’ultima era interglaciale, quando il ghiaccio ricopriva gran parte dell’America del Nord e dell’Europa, e il livello dei mari era di 120 metri più alto rispetto ad oggi. Il primo passo è smettere di credere ciecamente che l’unica cosa che possiamo fare sia ridurre la nostra impronta di carbonio, e cominciare i preparativi per adattarci a quello che verrà».

Lei sta dicendo che non dovremmo cercare di ridurre le emissioni di carbonio?

«Non sto dicendo che non possiamo far nulla. Dico che molte delle alternative “verdi”, come l’energia eolica, non hanno che un valore simbolico. La Germania è leader mondiale (dopo gli Stati Uniti) quanto all’energia eolica, eppure le sue emissioni di carbonio sono aumentate. Ciò che dovremmo fare è proteggere tutte le foreste che restano, riportare buona parte delle terre coltivabili allo stato naturale, utilizzare gli oceani per catturare carbonio e ricavare il cibo da una qualche forma di biosintesi».

L’energia nucleare è un’alternativa migliore rispetto all’energia eolica o solare?

«Il nucleare è l’unica fonte di energia pratica e a basso tenore di carbonio. La protesta degli ecologisti è insensata. Il biossido di carbonio è molto più pericoloso, come stiamo cominciando a capire. L’energia nucleare è più sicura di altre, e le preoccupazioni sullo smaltimento delle scorie sono infondate. In Francia, le scorie radioattive di 25-30 anni sono immagazzinate in un’area ben protetta, delle dimensioni di una piccola sala concerti».

Cosa pensa della geoingegneria, che manipola il clima della Terra per neutralizzare gli effetti del riscaldamento globale?

«Credo che valga la pena prendere in esame soluzioni come quella dell’immissione di aerosol di zolfo nella stratosfera per riflettere parte del calore solare verso lo spazio, per poter raffreddare il pianeta».

Come siamo finiti in una situazione così critica, in cui tutte le specie sono in pericolo?

«È come la calma prima della seconda guerra mondiale, in Gran Bretagna, quando ero giovane. Nessuno ha fatto niente, finché non sono cominciate a cadere le bombe. In realtà non ci rendiamo conto del cambiamento climatico, che la maggior parte di noi considera solo una teoria. Spero che quando ci sarà il primo grande disastro climatico resteremo uniti, come se stessero invadendo il nostro paese».


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