E io rinascerò
cervo a primavera,
oppure diverrò
gabbiano da scogliera
senza più niente da scordare,
senza domande più da fare
con uno spazio da occupare.
E io rinascerò
amico che mi sai capire
e mi trasformerò
in qualcuno che non può più fallire
una pernice di montagna,
che vola eppur non sogna
in una foglia o una castagna.
E io rinascerò
amico caro amico mio
e mi ritroverò,
con penne e piume senza io
senza paura di cadere,
intento solo a volteggiare
come un eterno migratore
E io rinascerò
senza complessi e frustrazioni
amico mio ascolterò
le sinfonie delle stagioni
con un mio ruolo definito,
così felice di esser nato
tra cielo terra e l’infinito.
Caro Prof, lo sai che sono ignorante ! Chi è ’sto Kavafis ? Io conosco solamente Demis Roussos ("We shall dance") e Irene Papas (la "Penelope" di una lontana serie televisiva del 1968 dedicata al capolavoro di Omero). Però so ballare il Sirtaki !
Comunque, si rassegni (insieme a Kavafis): la tragedia greca è stata uccisa dalla credenza nell’inferno, tanta cara a noi cristiani ! Il dramma ha sostituito la tragedia. Giuda ha sostituito Sisifo.
Cordiali saluti