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Doomsday Clock.... Fine della Storia o della "Preistoria"?

TROIA, L’OCCIDENTE, E IL PIANETA TERRA. PER LA PACE PERPETUA. COMMENTO APOCALYPTICO DI SCUOLA GIOACHIMITA, DANTESCA, KANTIANA, E MARXIANA - a cura del prof. Federico La Sala

J. Chirac, alla conferenza dei «Cittadini della Terra»: «Siamo alla soglia dell’irreversibile» (2007).
venerdì 19 gennaio 2007 di Maria Paola Falchinelli
TROIA, L’OCCIDENTE, E IL PIANETA TERRA. Commento apocalyptico di scuola gioachimita, dantesca, kantiana, e marxiana
Roma soggiogò la Grecia,
la Grecia soggiogò Troia,
ma Troia soggiogò la Grecia,
soggiogò Roma,
e tutta la Terra.
Non sarà niente di previsto!
Hitler, il Vietnam saranno niente a confronto.
La violenza subita e immagazzinata da secoli
nel nostro corpo - terrestre!,
tenuta a bada da catene sempre più solide,
infine eromperà.
L’inimmaginabile!
Chi sogna l’età dell’oro? Chi (...)

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> TROIA E L’OCCIDENTE. COMMENTO APOCALYPTICO DI SCUOLA GIOACHIMITA ....

lunedì 22 gennaio 2007

IL CIELO

La cometa McNaught: spettacolo per i 90 anni di Piero Tempesti

di PIERO BIANUCCI (La Stampa, 22/1/2007)

La cometa McNaught (foto) ha lasciato il nostro cielo per passare in quello australe, ma è così grande e luminosa da lasciarci ancora vedere, prima dell’alba, l’estremità della sua coda, benché il nucleo si trovi 20 gradi sotto l’orizzonte. Bisogna risalire alla cometa Ikeya-Seki del 1975 per trovare una cometa altrettanto brillante ed estesa.

Se ne rallegrerà un astronomo esperto di comete come Piero Tempesti, al quale questa settimana vorrei dedicare questa finestra di dialogo con gli Amici di lastampa.it.

Il motivo per farlo c’è. Nato a Firenze nel 1917, decano degli astronomi italiani, già direttore dell’Osservatorio di Collurania (foto) Piero Tempesti festeggia i novant’anni e gli sono intorno, in un brindisi ideale, tutti gli appassionati della scienza del cielo. Mi pare di vedere qualcosa di simbolico nel fatto che proprio alla vigilia di un così invidiabile compleanno, sia uscito uno dei suoi libri più belli, “Il calendario e l’orologio” (Gremese Editore), 200 pagine dedicate alla misura del tempo. Del quale, filosoficamente, sappiamo pochissimo, se non che passa: ma possiamo pur sempre affidarci alla fisica subnucleare per coltivare l’illusione della sua reversibilità, mentre sappiamo che la scala macroscopica è purtroppo tenacemente presidiata dalla seconda legge della termodinamica.

Dei novant’anni di Piero tempesti, 75 sono stati una convivenza stretta e fruttuosa con l’astronomia. Se ne appassionò quando era ancora studente di liceo a Firenze. Incominciò a coltivarla frequentando l’Osservatorio astrofisico di Arcetri, a due passi dal “Gioiello”, la villetta dove Galileo Galilei visse da confinato dell’Sant’Uffizio l’ultima e più buia parte della sua vita.

Pur senza mai perdere una visione d’insieme dell’astronomia, ben testimoniata dai sei volumi dell’enciclopedia a dispense “Astronomia” edita da Curcio nella prima metà degli Anni 80, le stelle doppie spettroscopiche e l’evoluzione stellare, in particolare le fasi di nova e supernova, diventarono presto i suoi interessi prevalenti nella ricerca: un filone molto fecondo, che nel corso del Novecento ha portato alla comprensione dei meccanismi di produzione di energia nelle stelle, alla scoperta della nucleosintesi degli elementi pesanti, alla descrizione delle diverse fasi della vita degli astri sotto la regia della loro massa, con fasi terminali che si manifestano ora con collassi in nane bianche dopo la fase di nova, ora con collassi in pulsar o in buchi neri. Non a caso alle stelle di neutroni Tempesti ha dedicato un libro (“Pulsar”, Biroma Editore, 1997) che ha colmato una lacuna nella divulgazione astronomica italiana di alto livello.

Comete e asteroidi, come ho già accennato, erano (e sono) l’altro interesse forte di Tempesti. Anche in questo campo - che nell’ultimo quarto di secolo ha attraversato una stagione emozionante grazie alle sonde spaziali - ha dato un contributo divulgativo con il libro “I segreti delle comete” (Curcio, 1984).

Di fotometria e di stelle doppie spettroscopiche il giovane Tempesti si occupò all’Osservatorio di Loiano, inaugurato sull’Appennino bolognese nel 1936, al tempo in cui vi lavoravano Luigi Jacchia (fino a quando per le leggi razziali non dovette emigrare ad Harvard), Leonida Rosino e più tardi Paolo Maffei. Tempesti era all’epoca assistente alla cattedra di astronomia dell’Università di Bologna. Gli stessi lavori riprese poi anche all’Osservatorio di Collurania, vicino a Teramo, dove arrivò succedendo al cuneese Giovanni Peisino, che aveva dovuto subire la soppressione della figura del direttore residente e il trasferimento della direzione a Napoli. Tempesti seppe guidare l’Osservatorio in questa fase difficile, riuscendo a difenderne la dignità scientifica fino al 1974. Sotto la sua gestione il rifrattore Cooke da 40 centimetri fu impegnato in accurate ricerche di fotometria fotoelettrica, portando contributi allo studio fisico degli asteroidi, mentre quindici studenti giunsero alla laurea in astronomia. Tempesti ha poi concluso la sua carriera all’Università di Roma “La Sapienza” come professore associato di Spettroscopia e ora vive a Treviso.

Proprio all’inizio degli Anni 70 risale il nostro incontro. Di tempo ne è passato, ma il ricordo è intatto. Tempesti mi venne incontro sulla scala che introduce alla palazzina dell’Osservatorio di Collurania. Sorridente e ospitale, mi condusse in una visita guidata che mi ha impresso nella mente l’elegante rifrattore Cooke reso famoso dagli studi su Marte di Vincenzo Cerulli, la bellissima cupola e un nido d’api incastonato tra una persiana e una finestra che Tempesti aveva rinunciato ad aprire per non disturbare quegli industriosi imenotteri.

Altro ricordo curioso: una lavatrice in demolizione nell’officina-laboratorio. Il motore - mi spiegò - grazie alle due velocità, una per il lavaggio e una per la centrifuga, con l’aggiunta di pochi ingranaggi si presta perfettamente a motorizzare un telescopio usando la prima velocità per l’inseguimento degli astri e la seconda per il puntamento rapido. La ricerca italiana ha sempre dovuto ricorrere all’arte di arrangiarsi.


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