Il racconto dei passeggeri del Segesta Jet proveniente da Reggio Calabria. "Dopo l’impatto si è diffuso il panico, molti di noi si sono gettati in acqua"
Naufragio di Messina, i testimoni "Ci siamo tuffati, temevamo di morire" *
MESSINA - "Dopo l’impatto molti di noi si sono gettati in acqua. Il panico si è diffuso presto. Temavamo di morire". Sono le prime testimonianze raccolte dai soccorritori all’opera sul luogo dello scontro tra l’aliscafo Segesta Jet, partito da Reggio Calabria alle 17.35, e la nave portacontainer "Susan Borchard", iscritta nel compartimento navale di Antigua. La collisione, in seguito alla quale hanno perso la vita due persone, è avvenuta intorno alle 18.30, a un miglio, un miglio e mezzo dal Faro di San Raineri, a Messina.
Drammatica la telefonata fatta da una giovane passeggera: "Mamma, aiuto, l’aliscafo ha avuto una collisione, c’è un incendio a bordo...". Così Loredana Rigano, 19 anni, studentessa della facoltà di Architettura a Reggio Calabria, ferita nella collisione, ha gridato dal suo cellulare, dopo aver chiamato i familiari. Loredana, che ogni giorno fa la pendolare tra Messina e Reggio, è ricoverata con un trauma facciale e il setto nasale rotto nel Policlinico del capoluogo siciliano. Sono stati il padre e un cugino a raccontare della telefonata ricevuta subito dopo l’impatto con la "Susan Borchard".
Intanto decine di persone si sono radunate nell’area del porto di Reggio Calabria, in attesa di notizie: si tratta - oltre che di curiosi - di parenti delle persone che quotidianamente si servono della linea marittima Reggio-Messina, preoccupate per le sorti dei congiunti. Sulle banchine sono stati fatti convergere uomini e mezzi delle forze dell’ordine e ambulanze, coordinate da una unità di crisi istituita nella capitaneria di Porto.
* la Repubblica, 15 gennaio 2007.