Inviare un messaggio

In risposta a:
TV

"DR. HOUSE". UN PERSONAGGIO E UN FENOMENO TELEVISIVO. La sua essenza: un "nerd", un pò come il "tenente Colombo".

Segnalazione del prof. Federico la Sala
sabato 20 gennaio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Un fenomeno televisivo che buca lo schermo, legato a un personaggio davvero atipico, rude, ironico e geniale alle prese con malattie improbabili, come rabbia, lupus, e perfino la peste. Per catturare la sua essenza in una sola parola si è detto che è un ’nerd’, termine inglese con cui viene definito chi mostra una forte predisposizione per la ricerca intellettuale, associata ad una intelligenza superiore alla media, ma al contempo è solitario e asociale [...] (...)

In risposta a:

> "DR. HOUSE". UN PERSONAGGIO E UN FENOMENO TELEVISIVO. --- Trovato il vero Dr. House. Lo ha scovato la Cnn: si chiama William Gahl e lavora in un clinica del Maryland.

domenica 22 febbraio 2009


-  Lo ha scovato la Cnn: si chiama William Gahl e lavora in un clinica del Maryland
-  Si occupa solo di casi disperati: "I nostri malati spesso senza via d’uscita

-  Trovato il vero Dr. House
-  "Ma non amo l’eroe tv"

-  di GABRIELE ROMAGNOLI *

Non si clona il dottor House. Realtà e fiction non sono vasi comunicanti, una trasfusione provocherebbe crisi di rigetto, reazioni allergiche, un rash cutaneo, occorrerebbe ("presto!") una puntura lombare prima di procedere a una diagnosi così improbabile che, quando tutto il probabile è stato scartato, risulterebbe azzeccata. Un solo uomo potrebbe farla: il suo nome è House, dottor House. Ma non esiste e non esisterà mai. Invano la Cnn si è affannata a scovare un suo alter ego.

Qualcuno che gli somiglia l’ha pure trovato, nella persona del dottor Gahl, responsabile del Programma Malattie Non Diagnosticate all’Istituto di ricerca sanitaria. Tradotto: un medico dei casi, più che seri, disperati. Il Dottor Ultimo Consulto. Se non ci capisce qualcosa a lui non resta che accendere la tv e sperare che gli sceneggiatori lo battano. Nella sua clinica di Bethesda, Maryland, il dottor Gahl riceve le richieste di tutti i pazienti scaricati dai suoi colleghi come rebus riservati ai solutori più che abili, geniali. Tra di loro sceglie (in proporzione di uno ogni venti) quelli a cui cercare una soluzione e un futuro.

Le similitudini con il dottor House della serie televisiva finiscono qui. Gahl è pacioccone quanto House è affilato. Fa gioco di squadra con i suoi collaboratori quanto House li usa come giri di riscaldamento per arrivare da solo al traguardo. Gahl è equilibrato, presumibilmente sposato e padre, House s’innalza facendo leva sul baratro che è la sua anima, accarezzata da ex mogli risposate, ladies con il tassametro, ma soprattutto da se stesso. Poi c’è la madre di tutte le differenze: House è infallibile, Gahl ammette che in molti casi si è dovuto arrendere pure lui. In un memorabile episodio House ha giocato (con qualche successo) contro Dio. Gahl si rimette alla natura delle cose, dove lo scibile incontra necessariamente il proprio limite e l’intuizione è un’avventura non ripetibile.

Per questo al dottor Gahl non piace il Dottor House ("quello ha casi freschi e li risolve al volo, noi cronici spesso senza via d’uscita"). E, va da sé, al dottor House non piacerebbe il dottor Gahl. Al netto della maledizione di sentirsi più intelligente di chiunque altro (e la dannazione sta nel fatto che è proprio così), House non aprezzerebbe mai la metodologia di Gahl (ogni metodo è per lui un ostacolo), la sua empatia con il paziente (riconosce solo l’antipatia per la malattia), la sua ammissione che la resa è possibile (mai, mandate la pubblicità mentre io scovo il morbo che non c’era).

Nella realtà non c’è nessun dottor House, non ce n’è uno, ce ne sono centomila. Ognuno conosce un House, che non fa il medico ma l’avvocato, l’artigiano o quel che è e trascina con indolenza la propria superiorità, trasformando la virtù in difetto e viceversa. Quella è l’essenza di House, non la sua professione, il campo che ha scelto per "giocare a Dio". Se non porta un camice non è solo per insofferenza degli schemi. House non è un medico, è uno stile di vita.

Cercarne l’immagine riflessa nella realtà è come voler afferrare il volto di Narciso nel lago. E’ la pervicacia puerile dei partecipanti alle presentazioni di libri che alzano la manina e domandano all’autore: "Che cosa c’è di autobiografico nella sua opera?". Tutto. E niente. Nel cercare l’impossibile clone del dottor House la Cnn ha ereditato un vecchio virus, quello per cui si è nel tempo identificato Sherlock Holmes con un biologo amico di Conan Doyle, tutte le orribili donnette dei romanzi di Simenon in sua madre e la monaca di Monza con una monaca di Monza. Ogni riferimento a persone realmente esistite è puramente impossibile. I vasi non comunicano. House resta in una clinica dell’altrove, dove ogni enigma ha la soluzione capovolta, Dio può perdere ai punti e l’unico mistero insondato sta sotto il tailleur della Caddy.

Sapere che c’è un dottor Gahl addetto ai casi disperati che ne sceglie uno su venti e poi forse neppure lo risolve non ci conforta. Lasciateci il dottor House e basta. Lui solo può regalarci qualche illusione: che il talento possa prevalere sulla ruffianeria, che un uomo senza fede sia la sola cosa in cui credere, che esista un’etica dell’amoralità. E, illusione suprema: che si possa ancora fare buona televisione.

* la Repubblica, 5 febbraio 2009


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: