Turchia, ucciso giornalista armeno
Era stato processato per offesa alla patria. Per le strade di Istanbul è caccia all’assasino *
ISTANBUL. È caccia all’uomo per le strade di Istanbul. La polizia sta cercando l’assassino del giornalista turco di origine armena Hrant Dink, una delle voci più autorevoli del settore, direttore del settimanale bilingue turco-armeno Agos e più volte attaccato dagli ultranazionalisti e sotto processo per tradimento della patria per le sue dichiarazioni sul genocidio degli Armeni del 1915, in base al famigerato articolo 301 del codice penale turco, che l’Europa vorrebbe cancellato o quantomeno emendato. Per i colleghi giornalisti o per chi lo conosceva bene, la morte di Dink «è una perdita per la Turchia» e le pallottole che hanno colpito il suo corpo, hanno «colpito il Paese».
Sarebbe un ragazzo tra i 18 e i 19 anni, con un cappello bianco e una giacca di jeans, secondo le prime ricostruzioni, l’omocida dileguatosi dopo aver esploso quattro colpi di pistola, due dei quali hanno colpito alla testa il 53enne giornalista e lo hanno lasciato senza vita davanti all’entrata della sua redazione a Sisli, nella parte europea di Istanbul. La televisione Ntv riporta che la polizia turca è alla ricerca dell’assassino la cui identità rimane ancora sconosciuta. Per il quotidiano Hurriyet si potrebbe trattare di più di un uomo. Le forze dell’ordine hanno circondato la zona per precauzione. L’omicidio non è stato ancora rivendicato, ma secondo le prime ipotesi potrebbe essere stato commesso da un giovane estremista.
Un colpo al cuore per la Turchia, quella che vuole fortemente entrare in Europa e che adesso si trova con la patata bollente della libertà di espressione di nuovo sotto i riflettori europei. Dink, infatti, era stato preso di mira dagli ultranazionalisti, da quei lupi grigi che hanno pilotato la maggior parte dei processi per offesa all’identità turca secondo l’articolo 301. Dink, più volte alla sbarra, viveva con la spada di Damocle di quattro anni di prigione. L’accusa era in mano all’avvocato Kemal Kerencsiz, lo stesso che aveva trascinato in tribunale il premio Nobel Orhan Pamuk e la scrittrice Elif Shafak. L’udienza era stata aggiornata al prossimo 18 aprile, non senza imbarazzo da parte delle autorità turche, sotto pressione da parte di Bruxelles. Ma Dink, che aveva dichiarato di non volere vivere in un Paese che non lo vuole, non potrà difendersi.
* La Stampa, 20.01.2007