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Solo Dio è sapiente (Socrate): De pace fidei (Cusano)

"CONOSCI TE STESSO". "ECCE HOMO. Come si diventa ciò che si è". Una bella e limpida discussione tra U. Galimberti ed E. Scalfari, ma ancora in un orizzonte "pre-copernicano" e "pre-fachinelliano".

Segnalazione, con "risposta", del prof. Federico La Sala
venerdì 2 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] scrive opportunamente Scalfari dall’alto della sua biografia: “Si può, sia pure con qualche fatica, oggettivare l’io, la nostra mente a capacità riflessive e può pensare il proprio pensiero e le forme della propria soggettività. Ma il “sé”, cioè l’essenza, la cosa in sé del mio essere, non è pensabile. La mia incostanza impulsiva, le mie crisi neuronali, i miei sentimenti nascenti nel fondo dell’inconscio, non sono pensabili se non nel momento in cui emergono ed (...)

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> "CONOSCI TE STESSO". "ECCE HOMO. Come si diventa ciò che si è". --- Il ritorno del "Labirinto" (Eugenio Scalfari)

mercoledì 6 aprile 2016

Il ritorno in libreria del “Labirinto” di Eugenio Scalfari

È in libreria il romanzo Il Labirinto di Eugenio Scalfari (Einaudi Supercoralli, pagg. 214, euro 19). Pubblicato per la prima volta diciotto anni fa, il libro torna in una nuova edizione con un’introduzione di Scalfari stesso, che nelle prime pagine spiega il valore di un simbolo sempre più attuale: «Col passare degli anni - scrive Scalfari - la nostra civiltà è diventata in tutto il mondo più labirintica che mai».

Nel romanzo Scalfari racconta la storia di una famiglia molto numerosa, i Gualdo, guidata da un patriarca eccentrico che si chiama Cortese. I Gualdo vivono in una casa enorme, fatta di tante stanze, corridoi, passaggi e anfratti. Insieme a Cortese, amante delle recite e della teatralità, ci sono il figlio Stefano e il nipote Andrea. Finché un giorno nell’immensa dimora, tra il mare e la campagna, arriva una pittoresca compagnia di girovaghi a portare un vento di cambiamento.

Ma cos’è il labirinto del titolo? Certo non è solo una figura architettonica, ma è il mito che dall’antichità ai nostri giorni è riuscito a descrivere meglio la condizione dell’animo umano.

Scrive Scalfari: «Tutti noi viviamo dentro un labirinto e non c’è filo di Arianna che riesca a farcene uscire, non c’è Teseo che vi riesca, non c’è Dedalo che lo costruisca e non c’è Minotauro che lo abiti». Il labirinto siamo noi, suggerisce Scalfari. Siamo noi con tutte le nostre umanissime e aggrovigliate contraddizioni.

* Repubblica, 06.04.2016


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