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I soggetti sono due, e tutto è da ripensare...

DONNE E UOMINI. MA QUALE "AVVENIRE"!? UN LUNGO MEDIOEVO!!! "Il cristianesimo ha liberato le donne" (Jacques Le Goff) - e gli uomini, ma il cattolicesimo-romano ha riaggiogato al suo carro le donne - e gli uomini !!!

Il cristianesimo non è il cattolicesimo-romano, come l’ev-angelo non è il van-gelo, e la "charitas" non è la "caritas" - e Gesù non è Edipo!!!
martedì 23 gennaio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] In linea generale, penso che sia necessario ponderare sia la visione negativa, sia la visione dorata della condizione femminile nel Medioevo. Oggi si tende a sminuire il ruolo della donna, sia nel cristianesimo sia nella storia dell’Occidente. Mi colpiscono i progressi che la donna ha fatto nella società cristiana del Medioevo, anche se ciò non deve indurci a ritenere che vivesse in una situazione di uguaglianza con l’uomo; bisogna considerare però che si partiva da molto lontano... (...)

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> DONNE E UOMINI. MA QUALE "AVVENIRE"!? UN LUNGO MEDIOEVO!!! "Il cristianesimo ha liberato le donne" (Jacques Le Goff) - e gli uomini, ma il cattolicesimo-romano ha riaggiogato al suo carro le donne - e gli uomini !!!

sabato 7 aprile 2007

Cantalamessa: la nostra civiltà ha bisogno di amore

Sulle donne prime testimoni del Risorto e sul loro insegnamento, ieri pomeriggio in San Pietro la riflessione del predicatore

Da Roma Mimmo Muolo (Avvenire, 07.04.2007)

Accompagnarono Gesù lungo la Via Crucis. Rimasero con lui sotto la croce e al momento della deposizione. Furono le prime testimoni della Risurrezione e anche alle donne e agli uomini di oggi hanno molto da insegnare. «Avevano seguito le ragioni del cuore e queste non le avevano ingannate», sintetizza padre Raniero Cantalamessa, in riferimento alle pie donne di cui parlano i Vangeli. «In ciò - aggiunge il predicatore della Casa Pontificia - la loro presenza accanto al Crocifisso e al Risorto contiene un insegnamento vitale per noi oggi. La nostra civiltà, dominata dalla tecnica, ha bisogno di un cuore perché l’uomo possa sopravvivere in essa, senza disumanizzarsi del tutto. Dobbiamo dare più spazio alle "ragioni del cuore", se vogliamo evitare che, mentre si surriscalda fisicamente, il nostro pianeta ripiombi spiritualmente in un’era glaciale».

Il frate cappuccino pronuncia la sua omelia nella Basilica Vaticana, durante il rito della Passione del Venerdì Santo e si sofferma in particolare su questo gruppo di discepole del Signore - le uniche a non averlo mai abbandonato anche quando tutti gli uomini erano scomparsi. Le loro eredi, dice, «sono le tante donne, religiose e laiche, che stanno oggi a fianco dei poveri, dei malati di Aids, dei carcerati, dei reietti d’ogni specie della società».

Ma l’esegesi del testo biblico offre a padre Cantalamessa l’occasione per attualizzare la pagina evangelica, anche con riferimenti a opere letterarie e persino con la citazione di Centochiodi, l’ultima pellicola di Ermanno Olmi. «Tutti i libri del mondo non valgono una carezza», dice a un certo punto il protagonista del film. E il predicatore della Casa Pontificia (sempre attento alla cultura contemporanea - in un’altra omelia del venerdì santo aveva citato anche una nota canzone di John Lennon, Imagine) la prende a prestito per ribadire che oggi «al potenziamento dell’intelligenza e delle possibilità conoscitive dell’uomo, non va di pari passo, purtroppo, il potenziamento della sua capacità d’amore». La conoscenza, infatti, «si traduce automaticamente in potere, l’amore in servizio». Così padre Raniero si chiede come mai ci sforziamo di misurare il quoziente d’intelligenza - «una delle moderne idolatrie è appunto l’idolatria dell’"Iq" - e nessuno «si preoccupa di tener conto anche del "quoziente di cuore". Eppure solo l’amore redime e salva mentre la scienza e la sete di conoscenza, da sole, possono portare alla dannazione».

Di qui la sua proposta. «Dopo tante ere che hanno preso il nome dall’uomo - homo erectus, homo faber, fino all’homo sapiens-sapiens, cioè sapientissimo, di oggi -, c’è da augurarsi che si apra finalmente, per l’umanità, un’era della donna: un’era del cuore, della compassione, e questa terra cessi finalmente di essere "l’aiola che ci fa tanti feroci" (Dante)».

Da ogni parte emerge, dunque «l’esigenza di fare più spazio alla donna». «Noi non crediamo che "l’eterno femminino ci salverà" (citazione dal Faust di Goethe, ma è evidente anche l’implicito riferimento a Dan Brown, ndr). L’esperienza quotidiana dimostra che la donna può "sollevarci in alto", ma può anche farci precipitare in basso. Anch’essa ha bisogno di essere salvata da Cristo. Ma è certo che, una volta redenta da lui e "liberata", sul piano umano, da antiche soggezioni, essa può contribuire a salvare la nostra società da alcuni mali inveterati che la minacciano: violenza, volontà di potenza, aridità spirituale, disprezzo della vita».

Bisogna solo evitare «di ripetere l’antico errore gnostico secondo cui la donna, per salvarsi, deve cessare di essere donna e trasformarsi in uomo. Per affermare la loro dignità, le donne hanno creduto necessario a volte assumere atteggiamenti maschili, oppure minimizzare la differenza dei sessi, riducendola a un prodotto della cultura». Per non incorrere in questo rischio padre Cantalamessa invita a imitare le pie donne. Anche e soprattutto nella loro capacità di andare ad annunciare che il Signore è risorto


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