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Ryszard Kapuscinski - una vita straordinaria, "in cammino con Erodoto", per il dialogo e la pace.

mercoledì 24 gennaio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Uscito da un’infanzia molto povera, freddissima e dura, durante i suoi numerosi viaggi Kapuscinski si è trovato spesso alle prese con la miseria e i drammi del Terzo Mondo. «Dove sono nato - ha raccontato - convivevano polacchi, ucraini, russi, tedeschi, ebrei, cattolici, ortodossi, armeni e così via. Da allora ho sempre cercato di ritrovare quell’armonia tra genti e culture e il giornalismo era una strada per andare a cercarla, come l’antropologia uno strumento per capire» [...] (...)

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domenica 15 luglio 2007

Kapuscinski e "L’altro": cronaca di un futuro da annunciare

di Silvia Giuberti (Il sole-24 ore, 9 luglio 2007)

La curiosità salverà il mondo. I bambini dalla pelle scura, in Uganda, toccano l’uomo bianco e si guardano le dita per vedere se, per caso, si siano a loro volta sbiancate. I bambini che giocano sulla scacchiera di una cultura preconfezionata. Ma lanciano i dadi oltre la regola della diffidenza. E se in un villaggio dell’Etiopia gridano e additano il "Ferenci!" -"quello di fuori", l’estraneo- lo fanno in una rincorsa divertita.

Ma il mondo, oggi, invano shakerato come olio ed acqua nel contenitore "ibrido ed eterogeneo" del villaggio globale; il mondo della tecnologia che tenta acrobazie di dialogo con Rete; il mondo in cui egocentrismo e autoreferenzialità sono la nube tossica e ottenebrante di una ricerca -pavida o aggressiva che sia- di identità, ancora costruisce muri tra gli uomini. Nazionalismi, narcisismi e fanatismi come mattoni e calce.

E nonostante il velo faccia sempre più pendant con jeans e maglietta attillati, e razze e culture si inoculino -veleno o toccasana- nelle arterie di altre civiltà, "gli Altri" è solo un nickname fittizio dietro il quale ancora immaginiamo "barbaroi" alla greca o "Yang-kwei", mostri marini, come i cinesi chiamavano gli stranieri che arrivavano dall’oceano.

Eppure "il mondo in cui stiamo entrando è il Pianeta della Grande Occasione". Che sembra quasi uno slogan da ipermercato a prezzi stracciati. Ma è, al contrario, l’invito a dare molto di più. Senza sconti, senza scontri.

Ed è lezione -reportage da un "oltre" in cui credeva?- di Ryszard Kapuscinski, il grande reporter polacco scomparso lo scorso gennaio che, sin dal 1956, anno del suo primo viaggio fuori Europa, ha osservato, ascoltato e vissuto realtà e problemi del Terzo Mondo. "L’altro" è un agile volume che propone quattro brevi conferenze di Kapuscinski come testamento spirituale. Le "Conferenze viennesi" svoltesi nel dicembre del 2004 presso l’Institut fur die Wissenschaften vom Menschen di Vienna ripercorrono il viaggio nella storia della "curiosità per il mondo" che, nonostante invasioni, colonizzazioni e pacchetti turistici tutto compreso, l’autore non esita a definire un "fenomeno raro". Oltre i labirinti della xenofobia -"malattia di gente spaventata, afflitta da complessi di inferiorità"- fu Erodoto il primo a cercare di capire e conoscere gli altri come "specchio nel quale ci vediamo riflessi". L’Europa, tuttavia, seminò per secoli di sangue e crudeltà le vie dell’incontro, brutale sinonimo di assoggettamento e avidità. L’ Illuminismo battezzò in Ragione e Umanità il selvaggio.

Aprendo i sentieri a un’antropologia (Radcliffe-Browne, Evans Pritchard, Malinowski) che imparò a piantare la tenda tra le popolazioni come condizione sine qua non della conoscenza dell’altro. Colui che, secondo la filosofia profondamente etica di Emmanuel Lèvinas , è il nostro Maestro, sempre più vicino a Dio di noi. Il mondo attuale, decolonizzato e multiculturale, dovrà dunque fare i conti con quantità, qualità e ibridazione di Identità in cerca di interazione: "Il vero luogo" afferma Sapir "del crearsi della cultura".

Al 12 ottobre 1990, presso il Simposio Internazionale degli scrittori a Graz, risale la seconda conferenza, "Il mio altro". L’altro di Kapuscinski "non è di pelle bianca". L’ottanta per cento dell’intera popolazione mondiale. Chiamata a un protagonismo "corresponsabile del destino" comune. Anche tra le pagine di una letteratura contemporanea che, tra "triangoli coniugali, conflitti tra padri e figlie, fallimenti di coppia", si isola entro psicanalitici confini di un mondo che sembra ignorare le "altre storie".

A Cracovia, nel 2003, si tenne la terza conferenza, "L’altro nel villaggio globale", durante l’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola Superiore Europea Jozef Tischner. La filosofia del dialogo contro l’impersonalità della cultura di massa.

Ma è la quarta ed ultima conferenza, in occasione del conferimento della laurea honoris causa presso l’Università Jagellonica di Cracovia, il 1° ottobre 2004, a contenere le parole chiave di un’eredità spirituale: "L’incontro con l’altro come la sfida del XXI secolo". Incontrarsi per sfidare la sfiducia. Come all’epoca delle religioni antropomorfiche, quando "non si sapeva mai se il viandante fosse un uomo o un dio celato sotto sembianze umane. Questa incertezza, questa intrigante ambivalenza è una delle fonti della cultura dell’ospitalità che impone di accogliere con benevolenza il nuovo arrivato".

-  "L’altro" di Ryszard Kapuscinski

-  Feltrinelli pagg. 77 euro 6,00

-  www.feltrinelli.it


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