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Dopo la tragedia

CALCIO, E NON SOLO. RIPARTIRE DALL’ITALIA!!! Ristabilire le regole del "gioco"!!! Tifosi, club, politica, informazione. Sette punti per provare a superare l’emergenza. Le indicazioni di Gianni Mura.

Segnalazione del prof. Federico La Sala
domenica 4 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] La situazione era già grave, ma a molti tornava comodo far finta di niente, una strategia quasi sempre pagante in questo paese. E dunque la differenza, atroce ma casuale, tra un ferito e un morto a rendere urgente un risanamento non tanto degli stadi ma di chi li frequenta per giocare alla guerra. Questo blocco è giusto ma tardivo. Secondo me non è giusto, alla lunga, per tifosi dell’Empoli, dell’Udinese, del Chievo, per tutti quelli che dalla curva non hanno mai lanciato neanche una (...)

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> CALCIO, E NON SOLO. RIPARTIRE DALL’ITALIA!!! Ristabilire le regole del "gioco"!!! Tifosi, club, politica, informazione. Sette punti per provare a superare l’emergenza. Le indicazioni di Gianni Mura.

lunedì 5 febbraio 2007

Il presidente della Lega a "Radio Capital": "La Fiat per rilanciarsi non si è certo fermata..."

"Il calcio non può chiudere i morti sono parte del sistema"

"Per attuare il decreto Pisanu non abbiamo soldi. In Inghilterra i teppisti vanno in galera, da noi escono il giorno dopo"

di FABIO TONACCI *

ROMA - Presidente Matarrese, sono in molti a chiedere che il calcio si fermi per più di una domenica e ricominci poi a porte chiuse.

"Esaltati e irresponsabili".

Lei vorrebbe giocare subito?

"Noi siamo addolorati, ma lo spettacolo deve continuare. La Fiat non è che per rilanciarsi ha dovuto fermare le macchine. Ecco, noi vogliamo copiare il rilancio che ha avuto la Fiat".

Ma loro non hanno avuto un morto.

"I morti del sistema calcistico purtroppo fanno parte di questo grandissimo movimento che le forze dell’ordine ancora non riescono a controllare".

Il modello inglese è il più citato quando si parla di sicurezza negli stadi.

"Ma quello è un altro mondo, lì quando ti mettono in galera buttano la chiave. Da noi si prendono i criminali e il giorno dopo escono. Quindi il poliziotto ha anche timore, dopo avere arrestato un delinquente, che quello il giorno dopo esca e lo vada a prendere a casa".

Ma negli stadi inglesi si vede solo calcio, la violenza è stata estirpata.

"E’ vero, ma lì ci sono gli steward. La polizia è fuori. Il nostro governo, il parlamento, ci dica che potere possiamo dare a questi steward. Certo non può essere gente che sta lì a strappare il biglietto".

Da noi c’è il decreto Pisanu ma non viene fatto applicare.

"Perché costa. Mantenere una squadra di calcio costa. Non stiamo a guardare quello che fa il presidente Moratti o Berlusconi. In realtà non si è trovato ancora un equilibrio economico che consenta alle società di affrontare ulteriori spese".

Indichi allora lei una soluzione.

"Cominciamo a pensare a stadi nuovi. Anche il ministro Melandri ha detto che i nostri sono fatiscenti. Si faccia un programma come in altri paesi, vediamo di far gestire gli impianti alle società che si assumeranno le responsabilità di quanto avviene all’interno. Allora sì che saranno necessari gli steward, ma con poteri precisi. Lo steward che non ha potere di fermare i delinquenti, certo non va lì a rischiare la pelle".

La tragedia di Catania deve costringere comunque a una riflessione.

"E’ stato necessarissimo fermarsi. Ma adesso parlano in tanti, tutti saputelli, si vive un momento di esaltazione. Tutti hanno la soluzione. Ma facciamo attenzione, non tiriamo troppo la corda, perché il gioco del calcio è talmente delicato che può fermarsi solo un attimo per le giuste riflessioni. Se qualcuno pensa di dare una lezione, di dare un esempio forte, allora si rischia di rompere il giocattolo. Questa è un’industria tra le più importanti d’Italia che ha bisogno di continuare a operare. Chi dice non giochiamo più, chiudiamo gli stadi, stiamo un anno fermi, ho l’impressione che sia un po’ esaltato e anche un po’ irresponsabile".

E allora secondo lei, il calcio quanto dovrebbe stare chiuso?

"Il calcio non si deve mai chiudere. E’ la regola principale: questa è un’industria che paga i suoi prezzi. Si può pensare che un’industria chiuda i suoi impianti e poi li riapra chissà quando?".

* la Repubblica, 5 febbraio 2007


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