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VIVA L’ITALIA !!!

W O ITALY !!! PRODI E D’ALEMA: MESSAGGIO AGLI USA E AL VATICANO. Il sacrosanto principio della non ingerenza vale per le missioni di pace e vale per le «scelte che toccano i diritti della persona»!!! Una nota di Antonio Padellaro.

giovedì 8 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
Messaggio agli Usa e al Vaticano
di Antonio Padellaro *
Non poteva essere più esplicito Romano Prodi nel dire che in politica estera il governo dell’Unione non china la testa. E non poteva essere più ferma la protesta di Massimo D’Alema nei confronti dei governi dei sei Paesi che tramite i loro ambasciatori hanno trasmesso consigli non richiesti sulla nostra presenza, peraltro ribadita, in Afghanistan.
Non poteva essere più chiaro il destinatario di questa energica presa di posizione del (...)

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> W O ITALY !!! PRODI E D’ALEMA: MESSAGGIO AGLI USA E AL VATICANO. Il sacrosanto principio della non ingerenza vale per le missioni di pace e vale per le «scelte che toccano i diritti della persona»!!! Una nota di Antonio Padellaro.

giovedì 8 febbraio 2007

D’ALEMA: ANTIAMERICANI? NO, MA SI DEVE CAMBIARE STRADA

ROMA - Nessun antiamericanismo come denuncia l’opposizione ma "la verità è che si deve cambiare strada rispetto ad una politica che a partire dalla guerra in Iraq non ha dato i frutti attesi". All’indomani del duro botta e risposta con il Dipartimento di Stato sulla lettera dei sei ambasciatori sull’Afghanistan, Massimo D’Alema ribadisce l’impegno italiano a Kabul e torna ad invocare un’inversione di rotta rispetto alla linea seguita finora dall’amministrazione Bush. Una posizione, osserva il responsabile della Farnesina, tutt’altro che antiamericana se è vero che il 70 per cento degli americani è sulla stessa lunghezza d’onda e che negli Usa la discussione "molto animata" sulla politica estera della Casa Bianca "è ancora più forte che da noi". Proprio domani D’Alema riceverà l’ambasciatore Usa Ronald Spogli. Alla Farnesina lo definiscono un incontro di routine, in agenda da tempo e che rientra "nella normale prassi di frequenti consultazioni con i rappresentanti diplomatici a Roma dei principali paesi amici e alleati".

Ma non c’é dubbio che dopo le turbolenze degli ultimi giorni il confronto assuma i contorni di un chiarimento auspicato da entrambe le parti. Passato il momento della "sorpresa e dell’indignazione" e riconfermato pur tra qualche distinguo dei senatori ’ribelli’ l’impegno militare italiano in Afghanistan, D’Alema spiegherà a Spogli perché inserirsi dalle colonne di un giornale nel dibattito interno di un Paese sovrano e democratico non solo abbia rappresentato "un’interferenza inopportuna" - come ha messo nero su bianco ieri il vice premier nella lettera di risposta - ma poteva sortire l’effetto esattamente contrario a quello auspicato "in buona fede": stasera il ministro degli Esteri ha infatti ribadito l’invito agli ambasciatori a "tenersi fuori" dal dibattito politico nazionale e a "rispettarlo".

Fonti diplomatiche spiegano comunque che nessuna delle due parti ha interesse ad irrigidire ulteriormente le posizioni: Roma perché riconosce nell’atlantismo una delle coordinate principali della sua politica estera, e gli Stati Uniti perché guardano all’Italia come ad un partner "indispensabile" in molti teatri di crisi, a partire proprio dall’Afghanistan. E non c’é dubbio che la formalizzazione dell’impegno italiano ribadito anche oggi al Consiglio atlantico a Bruxelles dal rappresentante permanente Maurizio Moreno contribuirà a smorzare ulteriormente i toni, dopo che già ieri D’Alema aveva scritto di considerare "chiuso il caso", a patto ovviamente che "l’irritualità " della lettera-appello non si ripeta. Concetto espresso peraltro anche dal capo di gabinetto del ministro, Ferdinando Nelli Feroci, nell’incontro avuto lunedì alla Farnesina con l’ambasciatore canadese, Alex Himelfarb.

Ma non sarà solo Kabul il centro del confronto di domani: D’Alema e Spogli faranno il punto della situazione sull’ ampliamento della base Ederle di Vicenza a cui il governo non si é opposto, promettendo però di "vigilare" sulle opere che verranno realizzate e, soprattutto, sul rispetto degli accordi bilaterali per quanto riguarda l’impiego operativo della base. Sullo sfondo il caso Calipari, con il rinvio a giudizio per omicidio volontario deciso oggi dal Gup di Roma del militare Usa che la sera del 4 marzo 2005 premette il grilletto ferendo a morte il funzionario del Sismi. Nonostante siano passati ormai quasi due anni, la questione rimane aperta malgrado oggi sia il ministero della Difesa Usa che il Dipartimento di Stato hanno ribadito di considerare chiuso il caso, escludendo che Mario Lozano, impegnato quella sera al check-point di Baghdad, possa essere estradato in Italia.

* ANSA » 2007-02-07 22:10


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