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La Costituzione è la nostra "Bibbia civile"!!!

L’ INACCETTABILE INGERENZA DEL VATICANO E IL "NON POSSUMUS" DELL’ITALIA !!! UN COMMENTO DI GUSTAVO ZAGREBELSKY - a cura del prof. Federico La Sala

GESU’ !!! "JE SUiS ... CHRETIEN" !!! Non ... "CRETIN"!!!
sabato 10 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] che triste delusione, per chi crede in Gesù il Cristo o, semplicemente, ritiene che il messaggio cristiano sia comunque un fermento spirituale prezioso da preservare, il vedere la Chiesa di Cristo ridotta al tavolo d’una partita, tentata di usare la discordia politica tra i cittadini e i suoi rappresentanti, come se fosse arma lecita delle sue battaglie [...]
LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO (...)

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ITALIA ! Per una rinascita cristiana planetaria

domenica 4 marzo 2007

Quando a Verona, il 19 ottobre 2006, parlando a vescovi, preti e laici della Chiesa italiana, Benedetto XVI scommise sull’Italia come "terreno assai favorevole" per una rinascita cristiana anche in Europa e nel mondo, molti scossero il capo increduli.

Anche la vivace battaglia che oggi il papa e i vescovi combattono contro la legalizzazione, in Italia, delle unioni di fatto etero e omosessuali suscita reazioni scettiche.

Tra gli scettici vi sono alcuni dei più rinomati intellettuali cattolici. Uno di questi, il giurista Leopoldo Elia, già presidente della corte costituzionale, ha così spiegato al "Corriere della Sera" del 13 febbraio perché ritiene sbagliate sia la scommessa di papa Joseph Ratzinger sull’Italia, sia la forte reazione della Chiesa alle nuove leggi:

"Pare che la Chiesa voglia fare dell’Italia l’eccezione d’Europa: l’Italia cattolica dove non valgono le leggi in vigore in tutti gli altri paesi. Perché la Chiesa spagnola ha reagito con misura alla legge sulle unioni di fatto, mentre la Chiesa italiana spinge alle barricate in parlamento? Perché una reazione così eccessiva rispetto a quella del tutto corretta delle conferenze episcopali francese e tedesca? Pare si manifesti la volontà di mantenere un’eccezione italiana. Forse perché a Roma c’è la sede di Pietro, perché abbiamo avuto lo stato pontificio, la Controrifoma, una lunga tradizione di legame fra trono e altare... Fatto sta che la Chiesa italiana non accetta di europeizzarsi".

Ma è proprio così? È fuori dubbio che in altri paesi d’Europa la Chiesa cattolica abbia per lo più reagito debolmente e senza successo alle leggi sulle unioni di fatto, sui matrimoni tra omosessuali, sul divorzio veloce, sull’aborto, sull’eutanasia, sulla fecondazione artificiale, sull’utilizzo degli embrioni.

Così come è fuori dubbio che in Italia la resistenza della Chiesa è stata negli ultimi anni molto più efficace. Basti pensare alla vittoria nel giugno del 2005 contro i referendum che volevano liberalizzare la fecondazione eterologa e l’uccisione degli embrioni. La Chiesa propose di non votare e in effetti tre cittadini su quattro non andarono al voto, annullando così i referendum.

Il dato più interessante è però un altro. Da qualche tempo la Chiesa italiana non è più un’eccezione solitaria, tra le Chiese dell’Europa occidentale. Altre conferenze episcopali guardano ad essa come a un modello e ne imitano l’azione. In Portogallo, ad esempio, la Chiesa si è recentemente opposta con forza a un referendum per la completa liberalizzazione dell’aborto: e il referendum, tenutosi lo scorso 11 febbraio, è fallito per la scarsa affluenza dei votanti.

Ma il caso più lampante di ripresa del modello italiano sta avvenendo in Spagna. Lì la conferenza episcopale sta compiendo una vera e propria inversione di marcia, dopo anni di divisioni, di incertezze e di assenza di una guida autorevole. Quando con il governo del conservatore José Maria Aznar si profilarono in Spagna le prime avvisaglie delle nuove leggi in materie sensibili, le reazioni dell’episcopato furono fiacche. E quando poi il governo laicista di José Luis Rodríguez Zapatero passò ai fatti con una raffica di innovazioni, la Chiesa le subì quasi incredula. Ma lo choc funzionò anche da stimolo a una reazione. Il primo atto che indicò una ripresa d’iniziativa della Chiesa fu una grande manifestazione a Madrid, con un milione e mezzo di persone in strada e con alla testa i vescovi.

Ma più che questo gesto simbolico, ci sono due documenti collettivi che attestano la svolta dell’episcopato spagnolo. Sono due "istruzioni pastorali" discusse e votate da tutti i vescovi nel 2006, emesse la prima il 30 marzo e la seconda il 23 novembre.

L’istruzione sottopone a severa critica le deviazioni dottrinali e morali presenti nella Chiesa spagnola, imputando ad esse l’incapacità della stessa Chiesa di fronteggiare la sfida della secolarizzazione. Oggi questo documento - scritto d’intesa con la congregazione vaticana per la dottrina della fede - fa da base per una campagna di chiarificazione dottrinale nelle diocesi, tra il clero, nei seminari, tra i catechisti, nelle associazioni, nelle parrocchie.

La seconda istruzione entra più direttamente nel vivo dei cambiamenti intervenuti in Spagna nella società e nella politica. I vescovi descrivono e giudicano l’"onda d’urto del laicismo" in atto, richiamano i cattolici alle loro responsabilità religiose e civili e propongono gli "orientamenti morali" per una efficace risposta alla presente situazione. Il documento che i vescovi spagnoli adottano come guida in questa loro istruzione è proprio il discorso rivolto da Benedetto XVI agli stati generali della Chiesa italiana, a Verona.

La scommessa di papa Joseph Ratzinger sul "grande servizio" che la Chiesa italiana può rendere "anche all’Europa e al mondo" sta dando i suoi primi frutti.

di Sandro Magister, 23 febbraio 2007


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