VELTRONI A BARBIANA: IL MIO VIAGGIO COMINCIA QUI
dell’inviata Chiara Carenini *
BARBIANA (FIRENZE) - Per Dario Franceschini é la prima volta, per Walter Veltroni no: per il sindaco di Roma, la cui storia "é cominciata qui, con la lettura di Lettera ad una professoressa", don Milani e la sua scuola sono stati "l’inizio di un cammino". Barbiana, 23 giugno, un paese formato da un’idea e da una chiesa, è, con la visita privata di Veltroni e Franceschini, la metafora di una politica che nasce. Non si parli di ticket, nemmeno di leadership di Partito democratico.
Di questo Veltroni parlerà a Torino mercoledì (al PalaFuksas, all’ex Moi o in piazza San Carlo, è tutto ancora da decidere) dopo il viaggio in Romania. Oggi si parla di don Milani, per una visita congiunta di due protagonisti della politica che hanno, dice Veltroni, "molte cose in comune, soprattutto queste radici e queste origini". E’ protagonista di questa giornata il prete che ha rivoluzionato la società del dopoguerra, la scuola e, in un certo modo, anche la Chiesa.
La sua scuola di Barbiana "é un luogo gigantesco - osserva Veltroni - da cui sono partite cose gigantesche" dove tutto è cambiato: "Per quei ragazzi è cambiata la vita, il modo di pensare il relazione agli altri, il modo di fare scuola". Lo chiama "profeta" Veltroni: grazie a don Milani "e al lavoro di questi ragazzi, molto è cambiato". Parla Veltroni, ma mai di politica: parla di don Milani e delle due frasi che "da anni mi ronzano nella testa: il riconoscimento che il tuo problema è il mio e che la scuola deve servire a includere e non ad escludere", come "la società".
Barbiana, incastonata sotto il sole tra le colline del Mugello, è l’esempio, la via da seguire: lunga, forse, e difficile come la strada sterrata che porta alla chiesa dove Franceschini e Veltroni ascoltano attenti il racconto del presidente della Fondazione don Milani, Michele Gesualdi, ex allievo del prete di Barbiana. Una via necessaria, come necessaria è la formazione, "il grande problema del nostro tempo". Veltroni e Franceschini, maniche di camicia e "uguale sentire" in questi luoghi. Insieme scendono il prato per salutare il luogo dove riposa don Milani, insieme entrano nella cappella e nella scuola, dove ancora si trova l’astrolabio costruito dal prete, la sua rappresentazione della società, le mappe geografiche disegnate a mano libera. Insieme perché "io e Dario - spiega Veltroni - abbiamo molte cose in comune da molto tempo".
Una di queste è Barbiana, la sua filosofia, la sua semplicità, la sua politica dirompente. E’ talmente pregnante la presenza di quel prete che Franceschini si ritrova a dire: "Penso che don Milani da noi non voglia solo il suo ricordo, ma ci chieda di rimboccarci le maniche contro le ingiustizie e le ineguaglianze". Barbiana, 23 giugno: in questo luogo nato attorno a una chiesa e a un’idea, Veltroni e Franceschini sono d’accordo ancora una volta: "Servono idee per influenzare la società e la politica; servono la passione, il disinteresse - dicono - la voglia di stare con gli altri e di essere per gli altri".
* ANSA » 2007-06-23 19:24