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APPELLO E PETIZIONE

DON MILANI. NANNI BIANCHI, IL FALEGNAME DI BARBIANA, RICORDA E LANCIA UN GRIDO DI AIUTO: A LUI E AL "CENTRO FORMAZIONE E RICERCA DON LORENZO MILANI E SCUOLA DI BARBIANA" VOGLIONO TOGLIERE LA PAROLA !!! - a cura del prof. Federico La Sala

venerdì 9 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Giovanni (Nanni) Banchi, classe 1937, ha personalmente vissuto l’epoca di Don Lorenzo Milani, è stato il falegname di Barbiana ed ha visto crescere sotto i suoi occhi gli allievi della Scuola di Barbiana. 25 anni fa ha salvato Barbiana dallo sfacelo dell’abbandono e, nel completo disinteresse delle amministrazioni che si sono succedute negli anni, da allora è punto di riferimento per le decine di migliaia di persone che hanno visitato Barbiana in questi anni, accogliendoli, (...)

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> DON MILANI. NANNI BIANCHI, IL FALEGNAME DI BARBIANA, RICORDA E LANCIA UN GRIDO DI AIUTO: A LUI E AL "CENTRO FORMAZIONE E RICERCA DON LORENZO MILANI E SCUOLA DI BARBIANA" VOGLIONO TOGLIERE LA PAROLA !!! - a cura del prof. Federico La Sala

martedì 26 giugno 2007

ANNIVERSARIO

Provocatorio e critico, fu «scomodo» a molti; ma ormai la Chiesa ha accolto il messaggio del Priore morto 40 anni fa

L’eredità di don Milani

C’è chi chiede di «riabilitarlo» però i due vescovi di Firenze Piovanelli e Antonelli hanno detto più volte e dimostrato con i fatti quanto ancora oggi don Lorenzo sia attuale. Gli manca l’aureola, è vero, anche perché la sua dovrebbe pungere come una corona di spine... La sua lezione comunque è filtrata

di Giovanni Gennari (Avvenire, 26.06.2006)

Morto da 40 anni e più vivo che mai: don Lorenzo Milani. Come lo prendi... punge. Sempre così. Decise di entrare in seminario per farsi prete, ma avvertì la madre solo la sera prima, sedendosi a cena: «Domani vado via!». Lasciava senza fiato. Unicamente prete: anche maestro, indagatore di fenomeni sociali, catechista, provocatore sì, ma da prete. E prete della Chiesa cattolica fiorentina, orgoglioso di esserlo nonostante incomprensioni e difficoltà. Letto di recente su un giornale: «Ma è così difficile riabilitare Don Milani?». Colleghi in ritardo. Due cardinali arcivescovi di Firenze, Piovanelli e Antonelli, lo hanno detto e mostrato con i fatti. Attuale e da ascoltare anche oggi. Qual è il segreto di quest’uomo, di questo prete? Nel metodo, parole come sassi, o anche come spine. Sassi di un David moderno contro i Golia di sempre. Perciò i soliti incorreggibili, che già da vivo non lo sopportavano, sempre più soli dicono che oggi è superato, che la sua visione del mondo è manichea... Lui ha scelto i poveri e li ha resi coscienti della loro dignità: uomini e figli di Dio. Superato? Oggi tre quarti del mondo sono ancora più poveri dei ragazzi di Barbiana che lui, come diceva, ha «tirato su». Benedetto XVI ricorda spesso la fame, le ingiustizie, le umiliazioni di miliardi di figli di Dio! E allora? Don Lorenzo nasce nel 1923, studia, fa l’artista, conosce il mondo, a 20 anni trova Cristo e va in seminario, a 24 è prete. Il resto è conseguenza. Maestro a Calenzano, fa una scuola strana e disturba tanti, a 31 anni lo mandano in un paesino sperduto tra le montagne. Obbedisce, e insiste: prete per tutti e maestro per i ragazzi: 365 giorni all’anno, 12 ore al giorno. Intanto pubblica, con la prefazione calda e prudente di un vescovo, monsignor Giuseppe D’Avack, un libro che racconta le Esperienze Pastorali di Calenzano: analisi sociali, prospettive antropologiche, ipotesi di catechesi, riflessioni pastorali... Roba che pesa, come i sassi di David, e tanti hanno paura di prender li in fronte. Il libro è stroncato da riviste cattoliche e viene ritirato per ordine dell’allora Sant’Uffizio. Così si spiega - lo ha chiarito molte volte monsignor Capovilla - un giudizio duro di Giovanni XXIII ancora Patriarca a Venezia: aveva letto solo le stroncature di Civiltà Cattolica, poi ha mutato parere. Giovanni Battista Montini ha già allora un giudizio diverso, e pur nella prudenza anche da Papa ama e aiuta don Lorenzo, già malato, che gliene è gratissimo. Lui con i ragazzi vive, parla, scrive e testimonia, è irritato da chi cerca di utilizzarlo per dir male della sua Chiesa, cui nella fede ubbidisce sempre anche quando gli ordini paiono crudeli e mentre in ben altri contesti dà scandalo ricordando a tutti che «l’obbedienza non è più una virtù». Sta con i poveri, ma ammonisce - per tutti i Pipetta che sta crescendo - che il Vangelo ha l’ultima parola di beatitudine per la povertà nello Spirito Santo. Critico e autocritico, rigoroso con sé prima che con gli altri, tutto donato a Dio attraverso i suoi ragazzi... Fino alla fine, che arriva il 26 giugno 1967. Fine? Comincia allora la sua definitiva testimonianza, e dura da 40 anni. Ha avuto difficoltà con uomini di Chiesa come il cardinale Florit, che forse non riuscivano a vedere oltre la misura della loro cultura e dei loro limiti... In breve: un santo prete. Provocatorio? Pungente e spinoso? Sì, ma è la traduzione di altre spine, quelle della corona sulla Croce. Le ha portate il Maestro, chi lo segue davvero le indossa, e pungono ancora. Riabilitare Don Milani? Già fatto, quasi da sempre. 30 (trenta!) anni or sono, qui su Avvenire, 24 giugno 1977, pagina 5, titolone: «Don Milani, un messaggio da riscoprire: ha vissuto solo di fede». E il giorno dopo, ancora pagina 5: «I suoi connotati: l’esperienza radicale della fede, l’amore e la passione per una Chiesa presente agli uomini...». Per caso: stesso giornale, proprio lì accanto, tre colonne: «Commosso saluto di Firenze al cardinale Florit». La fantasia di Dio, misericordiosa e giusta, talora si firma.


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