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Il Grande Fratello non è il Padre Nostro!!!

IN NOME DEL SUO "DIRITTO NATURALE" E DELLA SUA "CARITAS", LA "PACSIA" DELLA CHIESA DI PAPA RATZINGER VA OLTRE OGNI LIMITE: A DIFESA DELLA FAMIGLIA DI "GERTRUDE" CONTRO LA FAMIGLIA DI "LUCIA" E LA COSTITUZIONE ITALIANA!!! LA LEZIONE DI ALESSANDRO MANZONI - di Federico La Sala

La crisi epocale dell’ordine simbolico di "mammasantissima" ("patriarcato": la vecchia alleanza "edipica" - del Figlio con la Madre).
sabato 10 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Essa era l’ultima figlia del principe***, gran gentiluomo milanese, che poteva contarsi tra i più doviziosi della città [...] Quanti figliuoli avesse, la storia non lo dice espressamente: fa solamente intendere che aveva destinati al chiostro tutti i cadetti dell’uno e dell’altro sesso, per lasciare intatta la sostanza del primogenito, destinato a conservar la famiglia, a procrear figliuoli, per tormentarsi e tormentarli nella stessa maniera. La nostra infelice era ancora nascosta (...)

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> IN NOME DEL SUO "DIRITTO NATURALE" E DELLA SUA "CARITAS", LA "PACSIA" DELLA CHIESA DI PAPA RATZINGER VA OLTRE OGNI LIMITE: A DIFESA DELLA FAMIGLIA DI "GERTRUDE" CONTRO LA FAMIGLIA DI "LUCIA" E LA COSTITUZIONE ITALIANA!!! LA LEZIONE DI ALESSANDRO MANZONI - di Federico La Sala

sabato 10 febbraio 2007

Il partito di Dio

di Antonio Padellaro *

Era difficile non solidarizzare con Barbara Pollastrini e Rosy Bindi mentre giovedì sera nello studio di «Porta a Porta» cercavano di spiegare la legge sulle coppie di fatto appena varata dal Consiglio dei ministri. Difficile non essere dalla loro parte, non solo per ragioni di simpatia politica (che non possiamo negare), e di apprezzamento per i Dico e per tutto l’impegno civile che ci hanno messo ma perché le ministre avevano di fronte i sorrisini ironici di Rocco Buttiglione e la stizza di Gianni Alemanno. Lo notiamo senza pregiudizi personali anche perché nel fu governo Berlusconi i due non passavano certo per essere i peggiori (impresa non ciclopica considerato il materiale umano e ministeriale che li circondava). Eppure l’idea che l’altra sera davano di se stessi interrompendo, scartabellando, negando e minimizzando era di un compito già scritto, di un obbligo da ottemperare, di un mandato da eseguire.

Insomma, era come se un vincolo invisibile ma irremovibile gravasse sulla loro autonomia di uomini politici. E non per le opinioni morali o religiose di Alemanno e Buttiglione, legittime e da rispettare. Parliamo invece di quel continuo, ossessivo richiamarsi alla famiglia, ai valori della famiglia, all’unicità ed esclusività della famiglia. Parliamo di quella continua, opprimente denuncia di complotti per mandare in mille pezzi la povera famiglia e con essa la tradizione cristiana; attentato di cui il diabolico disegno di legge sui diritti e i doveri delle persone conviventi costituirebbe il detonatore.

Parliamo dell’omofobia sottostante e sovrastante impegnata a trasformare una legge, giusta o sbagliata ma che riguarda comunque tutti i cittadini italiani, in un giochino per sollazzare alcuni gay in abito da sposa.

Famiglia, concetto universale, può essere una splendida parola anche per i non credenti. Per questo dispiace vederla adoperata in un contesto cupo, triste, discriminatorio e volgare. Innalzata come un muro per separare, dividere, giudicare, condannare. Un modo senza dubbio molto poco evangelico di trattare il prossimo.

Buttiglione, Alemanno, Casini, Schifani, ma anche il pio Mastella, i teodem della Margherita e i tanti che in queste ore si stracciano le vesti e lanciano alti gemiti verso il cielo rappresentano le legioni devote dell’esercito che ieri Benedetto XVI ha solennemente mobilitato richiamandolo ai suoi doveri primari. Che nella visione papale non sono, come si potrebbe credere, quelli di rappresentare il popolo italiano (e sovrano) in Parlamento nel rispetto della Costituzione repubblicana. No, ben altra missione attende il partito di Dio se Ratzinger ritiene «necessario appellarsi alla responsabilità dei laici presenti negli organi legislativi, nel Governo e nell’amministrazione della giustizia, affinché le leggi esprimano sempre i princìpi e i valori che sono conformi al diritto naturale e che promuovono l’autentico bene comune». L’appello ai laici-cattolici del potere legislativo, esecutivo e giudiziario affinché fermino con tutti i mezzi l’odiata legge non poteva essere più esplicito.

Un manifesto che per drammaticità ed energia politico-dogmatica può paragonarsi alla indisponibilità di Pio IX ad accettare compromessi con il nascente Stato italiano. Eravamo a metà dell’Ottocento e quello fu il famoso «non possumus», non a caso richiamato martedì scorso dall’«Avvenire» nell’articolo di fondo che ha definito la Bindi-Pollastrini «uno spartiacque che inevitabilmente peserà sul futuro della politica italiana». Detto e fatto. Altro che le "normali" ingerenze a cui le gerarchie vaticane ci avevano abituato. Questo partito di Dio si sente capace di fare cadere i governi.

Problema che Romano Prodi aveva ben presente quando la sera stessa del «non possumus» ha tenuto a dire che sia sulle missioni di pace (vedi l’Afghanistan) sia sulle decisioni che toccano i diritti della persona (vedi le unioni di fatto) «la nostra democrazia ha bisogno di stimoli e non di lezioni». Una rivendicazione orgogliosa della nostra sovranità nazionale di cui Washington sembra avere preso atto ma non la Santa Sede. La vera battaglia quindi comincia ora, le pressioni aumenteranno ma essere riusciti ad affermare il principio che spetta allo Stato e non alla Chiesa legiferare sui diritti dei cittadini è una prima vittoria di cui dobbiamo essere grati al governo Prodi e alle due coraggiose ministre. Sì, possumus.

* l’Unità, Pubblicato il: 10.02.07, Modificato il: 10.02.07 alle ore 10.28


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