L’intervista
Gianni Gennari, studioso della religiosità popolare
"Quei santuari del sentimento"
Gianni Gennari, teologo, cura la rubrica «Lupus in pagina» su Avvenire ed è attento studioso della religiosità popolare. «Io credo - dice - che chi non comprende il valore e il significato di un santuario non riesca nemmeno a capire tanti altri aspetti della nostra società, e non solo sotto il punto di vista religioso».
A cosa si riferisce?
«Penso ad esempio alla recente esposizione del corpo di Padre Pio. Anche in questa occasione ho letto pareri di intellettuali moderni, per così dire scafati, che non hanno nascosto il loro disprezzo per questo fenomeno di religiosità popolare. Ma si sono chiesti, questi stessi intellettuali, perché 700.000 persone hanno prenotato una visita a San Giovanni Rotondo? Sono riusciti a trovare una risposta? Se non comprendi i sentimenti di milioni di persone, sarà difficile anche presentare proposte politiche che trovino consenso. E si è visto anche alle recenti elezioni».
Da un punto di vista dottrinale, cos’è un santuario?
«Il vero santuario, secondo la teologia, è l’uomo vero. Il credente cerca e trova Cristo nell’Eucarestia, nella Parola e, come detto, nell’uomo che soffre, che subisce ingiustizia... "Se non ami il fratello che vedi - dice il Vangelo - non puoi amare il Dio che non vedi". Ma c’è anche un’esperienza religiosa concreta che nei secoli ha preso la forma di luoghi. Già dai primi secoli è nato il culto delle reliquie dei Martiri e sono stati venerati i luoghi della presenza storica di Cristo, degli Apostoli e poi dei Santi. È un fenomeno, questo, che ha toccato tutti i secoli e tutti i continenti e che ancora oggi continua».
Il riconoscimento ufficiale di un’apparizione, come avvenuto a Saint Etiènne le Laus, cambia qualcosa nella vita di un santuario?
«Non credo. I santuari sopravvivono solo se già sono legati a una tradizione e a una devozione popolare. Il riconoscimento ufficiale, arrivato come in Francia dopo tre secoli e mezzo, dimostra soltanto che la Chiesa è attenta. E vigila contro superstizione, paganesimo e soprattutto simonia».
(j. m. [Jenner Meletti])
* la Repubblica, 13.05.2008, p. 35.