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CALABRIA. PLACANICA COME LOURDES. FRATEL COSIMO E LA MADONNA DELLO SCOGLIO. Un "resoconto" di René Laurentin - a cura di pfls

Ricorrenze. 11 Febbraio: Giornata mondiale del Malato. 11 Maggio: Anniversario della I apparizione della Vergine allo Scoglio
domenica 11 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Che cosa sono venuto a fare in questa parte meridionale d’Euro­pa, vicino all’Algeria? Mi ci hanno portato i miei amici svizzeri, Marlène ed Alfred Reichmuth. Il loro primo viaggio a Placanica, da Fratel Cosimo, è stato per loro una luce del Signore che ha cambiato la loro vita, le loro relazioni, le loro preoccupazioni e il loro tempo libero. In 17 mesi, è la settima volta che ci vengono. Fratel Cosi­mo desiderava vedermi. Sono più conosciuto in Italia che in Francia, anche per (...)

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> CALABRIA. PLACANICA COME LOURDES. FRATEL COSIMO E LA MADONNA DELLO SCOGLIO. --- A Notre Dame de Laus, in Francia l’ultima apparizione mariana approvata

mercoledì 9 luglio 2008

A Notre Dame de Laus, in Francia l’ultima apparizione mariana approvata *

L’ultima apparizione mariana ufficialmente approvata dall’autorità ecclesiastica è quella di Notre Dame de Laus in Francia. L’annuncio è stato fatto il 4 maggio da parte del vescovo di Gap, Jean-Michel di Falco, nel corso di una solenne celebrazione eucaristica che ha visto la partecipazione dell’episcopato transalpino e di numerosi fedeli. Le apparizioni mariane approvate sono state accolte e testimoniate da Benoite Rencurel una umile pastorella, analfabeta, vissuta in questa zona delle Alpi francesi, tra il 1647 e il 1718. La Rencurel, dichiarata da Pio IX venerabile nel maggio 1872 e di cui è in corso la causa di beatificazione, ebbe le visioni dal 1664, quando era sedicenne, fino alla morte. Ha commentato su L’Osservatore Romano del 7 maggio il padre servita Salvatore Perrella, docente di dogmatica e mariologia presso la Pontificia facoltà teologica «Marianum» di Roma: «Cinquantaquattro anni di apparizioni - fatto che va sottolineato per la straordinarietà dell’evento, che ha paragoni solo con le presunte mariofanie di Medjugorje - portarono la veggente ad essere completamente dedita, su comando della stessa Signora, alla costruzione di un santuario ’in onore del mio adorato Figlio’ e alla non facile ma importante ’pastorale dell’accoglienza’ dei numerosi pellegrini che accorrevano sempre più numerosi a Laus, nei quali inculcava la via della riconciliazione, della preghiera e del Vangelo: un servizio di evangelizzazione da molti contrastato e deriso, ma sicuramente efficace e carico di frutti». Molti vescovi del luogo avevano riconosciuto la soprannaturalità delle apparizioni di Laus, ma nessuno le aveva approvate ufficialmente come è successo il 4 maggio. In Francia questa è la prima mariofania riconosciuta ufficialmente dopo quella di Lourdes del 1858. (G. Card.)


-  Ricorre quest’anno il 150° anniversario delle apparizioni mariane a Lourdes

-  Tempi e criteri per «giudicare» le apparizioni
-   L’iter da seguire in un documento della Congregazione per la dottrina della fede. Parla l’arcivescovo Amato

DI GIANNI CARDINALE *

Due mesi fa il vescovo di Gap in Francia, Jean- Michel di Falco, ha approvato e pro­clamato ufficialmente come vere le apparizioni mariane di Notre Da­me de Laus. In quell’occasione l’Osservatore Romano ha pubbli­cato un lungo articolo di padre Sal­vatore M. Perrella dei Servi di Ma­ria, per illustrare i criteri adottati dalla Chiesa cattolica riguardo al riconoscimento del fenomeno del­le apparizioni e delle visioni. Nel­l’articolo in questione veniva cita­to un documento dell’ex Sant’Uffi­zio, mai reso pubblico, sull’argo­mento.

Per saperne di più Avvenire ha posto alcune do­mande all’arcive­scovo Angelo Ama­to, dal dicembre 2002 segretario del­la Congregazione per la dottrina del­la fede.

Eccellenza, cosa può dirci di questo documento sul modo con cui le autorità ecclesia­stiche devono comportarsi nel caso di presunte apparizioni e ri­velazioni?

Il documento si intitola « Normae S. Congregationis pro doctrina fidei de modo procedendi in diudican­dis praesumptis apparitionibus ac revelationisbus » . Deliberate dalla plenaria di questo dicastero del no­vembre 1974, papa Paolo VI le ap­provò il 24 febbraio 1978, e porta­no la data del giorno successivo. Hanno la firma dei compianti car­dinale Franjo Seper e dell’arcive­scovo Jean Jerome Hamer, all’epo­ca rispettivamente prefetto e se­gretario della Congregazione.

È un documento segreto?

È un documento che è stato invia­to a tutti i vescovi diocesani e a tut­ti i superiori religiosi. Ma è vero che non è stato mai pubblicato uffi­cialmente, né sugli Acta apostoli­cae Sedis, né nel recente volume Documenta che raccoglie i princi­pali testi della Congregazione per la dottrina della fede del dopo Con­cilio.

E perché?

Sono norme che riguardano emi­nentemente i pastori e quindi non si è sentito mai la necessità di diffonderlo ulteriormente.

Non è mai stato aggiornato?

È un documento ben fatto, che conserva la sua validità. E quindi Dopo una Nota praevia sull’origi­ne e il carattere delle norme in que­stione, il documento elenca i crite­ri con cui i vescovi e gli ordinari ad essi equiparati devono giudicare le presunte apparizioni e rivelazioni. Si tratta di criteri positivi come, ad esempio, le qualità personali del o dei veggente/i (l’equilibrio psichi­co, l’onestà e la rettitudine, la sin­cerità e la docilità abituale nei con­fronti dell’autorità ecclesiastica...), o il fatto che le «rivelazioni» siano immuni da errori teologici e che Il segretario del dicastero vaticano: dai pastori diocesani fino all’intervento della Sede apostolica nel testo gli elementi per riconoscere la soprannaturalità di un evento comportino una sana devozione e frutti spirituali abbondanti e co­stanti. Oppure di criteri negativi, come errori dottrinali attribuiti al Signore o alla Beata Vergine Maria o ad altri santi, questioni di lucro annessi ad arte, atti gravemente immorali commessi dal/ dai veg­qualificato collettive.

Alla luce di questi criteri come de­vono comportarsi le autorità ec­clesiastiche?

È questo l’argomento del secondo capitoletto delle Norme. I pastori dopo aver valutato attentamente possono permettere qualche for­ma di culto o devozione, facendo presente che questo non vuol dire ancora che la Chiesa abbia ricono­sciuto la soprannaturalità degli e­venti. Oppure, se ritiene che ci sia­no i motivi, può vietarli. Nei casi dubbi l’autorità può decidere di non intervenire, in attesa che i fat­ti si estinguano, ma de­ve sempre vigilare in maniera, se necessario, di poterlo fare pronta­mente.

Ma quali sono le com­petenze dei vescovi e delle Conferenze epi­scopali riguardo questi fenomeni?

A questa domanda ri­sponde il punto terzo delle Norme. La prima competenza spetta al­l’ordinario. Le Confe­renze episcopali regio­nali o nazionali posso­no però intervenire se interpellate dall’ordinario o, sempre previo consenso del vescovo locale, se i fe­nomeni hanno rilevanza regiona­le o nazionale. A questo si aggiun­ge che la Sede apostolica può in­tervenire su richiesta del vescovo locale o su richiesta di un gruppo di fedeli o in ragione della giurisdizione universale del Sommo Pontefice. E la Sede apostolica interviene at­traverso la Congregazione per la dottrina della fede. Giusto, ed a questo è dedicato il quarto e ultimo punto delle Nor­me. In esso viene spiegato che la nostra Congregazione deve essere attenta, nel caso che intervenga su richiesta dei fedeli, che non ci sia­no ragioni sospette dietro, come quella di costringere l’ordinario a mutare sue legittime decisioni o approvare qualche gruppo setta­rio.

Alla fine di questi procedimenti, quali possono essere le prese di posizione dell’autorità?

Ci può essere l’approvazione, il constat de supernaturalitate, come ha fatto di recente il vescovo di Gap per le apparizioni di Laus. Oppure la disapprovazione, il non constat de supernaturalitate, come ad e­sempio di non poche manifesta­zioni pseudomistiche. Ma il «non constat de supernatu­ralitate » può essere considerato un giudizio attendista, rispetto a quel­lo negativo che sarebbe il «constat de non supernaturalitate»? Nelle Norme di cui stiamo parlan­do si parla solo di constat de e non constat de. Non si fa cenno al con­stat de non.

Recentemente un paio di cardina­li hanno auspicato che venga pro­clamato un nuovo dogma maria­no che proclami la Vergine «corre­dentrice » e «mediatrice di tutte le grazie». C’è questa possibilità?

È una richiesta di antica data. Co­me ho già avuto modo di dire, il ti­tolo di «corredentrice» non è né bi­blico né patristico né teologico ed è stato usato raramente da qualche pontefice e solo in allocuzioni mi­nori. Il Concilio Vaticano II l’ha vo­lutamente evitato. È bene ricorda­re che in teologia si può usare il principio dell’analogia, ma non quello della equivocità. E in questo caso, non c’è analogia, ma solo e­quivocità. In realtà Maria è la «re­denta nel modo più perfetto», è il primo frutto della redenzione di suo Figlio, unico redentore dell’u­manità. Voler andare oltre mi sem­bra poco prudente.

Eccellenza, alcune domande «fuo­ri tema». A che punto è la versione aggiornata della « Donum Vitae » l’istruzione sui temi bioetici che risale al 1987?

Il testo, che è stato molto elabora­to, vista la delicatezza delle tema­tiche affrontate, è praticamente completato e pronto per le tradu­zioni. Credo che in autunno potrà essere pubblicato.

Sono davvero in corso colloqui tra la vostra Congregazioni e i gruppi di anglicani, comprendenti laici, sacerdoti e anche vescovi, che vor­rebbero entrare in piena comu­nione con Roma?

Questa Congregazione parla con tutti quei cristiani e gruppi di cri­stiani, appartenenti ad altre Chie­se e comunità non cattoliche, che esprimono il desiderio di tornare ad una piena comunione con il ve­scovo di Roma. Noi non abbiamo preclusioni con nessuno. Né pos­siamo essere succubi di calcoli di natura, diciamo così, diplomatica.

Eccellenza, mi perdoni, ma è vero che, a quanto riferisce il «tam-tam curiale», dopo cinque anni e mez­zo da segretario della Congrega­zione per la dottrina della fede, sia imminente un annuncio che la ri­guarda?

No comment.

* Avvenire, 09.07.2008.


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