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Dio è "amore" ... ma "solo Dio è buono"!!! Allora "Chi è come Dio?"!!!

TERRA E CIELO. "DICO" E ANCORA "DICO": PACS !!! PER IL PRESENTE E L’AVVENIRE, RICORDARE "IL ROSPO NEL POZZO"!!! AI VESCOVI E A TUTTA LA GERARCHIA DELLA CHIESA IN UN VICOLO CIECO, UNA PICCOLA E BELLA LEZIONE DI SAGGEZZA MONGOLA ... E DI MANZONIANA MEMORIA di Gianfranco Ravasi - a cura di pfls.

“Dio sembra quasi disgustato dalle azioni dell’umanità” (Giovanni Paolo II).
martedì 13 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] la grettezza e la chiusura mentale diventano pericolose. Forse affermano un aspetto genuino della realtà ma ignorano che esso è parziale e che deve confrontarsi con altri punti di vista. Ma chi è così isolato nella sua autosufficienza non vuole uscire dal suo guscio, anzi, teme l’ampiezza degli orizzonti, come è attestato da coloro che ai nostri giorni hanno paura di tutto ciò che è diverso sia a livello etnico o sociale sia a livello religioso o culturale [...]
MONSIGNOR RAVASI, MA (...)

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> "DICO"!!! PER L’AVVENIRE, RICORDARE!!! IL ROSPO NEL POZZO. AI VESCOVI E A TUTTA LA GERARCHIA DELLA CHIESA IN UN VICOLO CIECO, UNA PICCOLA E BELLA LEZIONE DI SAGGEZZA MONGOLA di Gianfranco Ravasi - a cura di pfls.

lunedì 12 febbraio 2007

La parola ci interpella

FEDE E PAURA

di Giancarla Codrignani

Articolo tratto da:

FORUM (26) Koinonia

del 12/2/2007

http://utenti.lycos.it/periodicokoinonia/ *

Non lo dico volentieri, ma mi sembra di non sbagliare se dico che la mia Chiesa ha paura. Paura del futuro. Paura di un’epoca che viene detta post-cristiana. Paura delle altre confessioni, religioni e sette. Paura della diminuzione delle vocazioni e della pratica religiosa. Che, invece, sono segni dei tempi.

Una Chiesa che confessa il Cristo risorto non può disperare del futuro; semmai del passato, per tutti i peccati di infedeltà compiuti. Vivendo un tempo di forte transizione e di preparazione a una storia quant’altre mai imprevedibile, possiamo solo cercare di contribuire a dare senso, ponendoci giusti interrogativi senza sentirci sconfitti se non troviamo risposte e prefigurando indirizzi e prospettive di speranza. Abbiamo sul collo il fiato di ipotesi di guerre distruttive, di disastri ambientali, di una globalizzazione dei profitti che condanni i poveri a diventare più numerosi e vulnerabili. Perché non guardare avanti per impedire le derive? Perché non sentire curiosità del futuro? Perché non aiutare la positività implicita nelle società, la speranza nella vita anche attraverso la ricerca scientifica, le innovazioni sociali, l’affermazione di diritti della persona?

La persona: parola particolarmente usata nel lessico cattolico e sottilmente abusata quando significhi solo la filiazione divina e non la soggettività laica. Diceva papa Giovanni XXIII nella Pacem in terris: «Va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e di volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente dalla stessa sua natura; diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili».

Aiutare l’umanità che, anche quando non ne è consapevole, avanza verso il futuro a passo accelerato significa non temere di perdere potere, non attestarsi su divieti inattuabili perché l’obbedienza non è mai stata, ma certamente non è più una virtù. Il cattolicesimo non può ripetere l’errore di sentire «assurda ed erronea sentenza o piuttosto delirio che debbasi ammettere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza», come sosteneva Gregorio XVI nell’enciclica Mirari vos del 1832.

Il passato della storia cattolica registra luminosi esempi, ma è fatta di violenze e soprusi, dalle guerre “sante” e i papi con l’armatura alle stragi di eretici e scismatici, dal Codice di diritto canonico a molta dogmatica oppressiva, dalla clericalizzazione delle istituzioni all’esclusione dei diritti del laicato e, in particolare, delle donne. Oggi non si potrebbe più pensare a un Vaticano che dichiara una guerra armata - e significa che la storia ha insegnato anche alla Chiesa -: oggi si commettono errori che possono diventare gravidi di conseguenze negative. Siamo stati contenti per aver costatato il buon risultato del viaggio di Benedetto XVI in Turchia, compreso l’auspicio dell’accoglimento di quel paese nell’Unione europea; peccato che si sia trattato di recupero per rimediare l’errore di Regensburg. Gli interventi sulla politica italiana sono diventati insostenibili, anche perché il significato letterale della “cattolicità” comporta che la parola della Chiesa valga universalmente e non nella sola Italia. Tutta Europa (e non solo) pratica la fecondazione assistita, ma in Italia il presidente della conferenza episcopale ha invitato i cittadini a non votare - contro i principi concordatari - per invalidare il referendum. I diritti della convivenza sono ampiamente riconosciuti: in Italia il Vaticano vorrebbe non soltanto dire che cosa ne pensa, ma negare al governo la possibilità di legiferare. La ricerca scientifica - che, nel nostro tempo, opera sull’infinitamente piccolo e non può essere controllata neppure se si mettesse un carabiniere a fianco di ogni studioso di genetica - non viene responsabilizzata, ma anacronisticamente demonizzata.

Eppure sappiamo che, per poter nominare la pace, dovremmo praticare la pace, costruire l’ecumenismo come cultura intraconfessionale comune e rispettare le altre fedi, nel nome di Dio che, per quanto nominato invano da tutti, è unico. Come cristiani, dovremmo essere liberi nella coscienza (i divieti e le semplificazioni non educano alla libertà un paese che è cattolico perché “va a messa”) e, di conseguenza, laici. Non giova a nessuno ridurre alla sudditanza forze politiche che, davanti alla potenzialità di un elettorato cattolico ancora temibile, si fanno devote. La scienza progredisce se cresce la responsabilità di coscienza anche negli scienziati: quando si riesce a risanare con cellule e tessuti ricavati dal nostro corpo o destinati a scomparire, non si vede ragione di negare un servizio in più per la vita. Anche la fecondazione assistita: se non è illegittimo desiderare un figlio e se la scienza può aiutare, perché ritenerla indebita? E perché chiudere le porte a Welby, quando si è accolgono mafiosi e assassini della Magliana già benefattori di opere pie o si è celebrato con solennità il funerale di Pinochet?

Credo che anche gli uomini di chiesa dovrebbero studiare di più per intravedere con qualche capacità di argomentazione le prospettive del futuro. Con le direttive calate dall’alto si educa alla passività (e il cristiano passivo è una contraddizione vivente) e nessun giovane si sentirà legato a vecchie tradizioni, se sa che all’origine dell’universo c’erano elettroni, neutroni e protoni o se usa internet in qualunque direzione. Va, dunque, rinnovato l’approccio educativo e formativo, a partire dai seminari e non il repertorio predicatorio.

Gli uomini di chiesa hanno la loro responsabilità; ma anche i laici, che dal Vaticano II hanno ricevuto l’autorevolezza della parrhesia, per la verità contestuale al Vangelo.

Se non abbiamo il coraggio di vivere nel terzo millennio per accoglierlo e non per dominarlo, aiutando anche la nostra Chiesa, che carità abbiamo? Bisogna proprio, come ricorda Koinonia, rendersi conto che stiamo ricominciando a essere cristiani.

Giancarla Codrignani

* www.ildialogo.org, Lunedì, 12 febbraio 2007


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