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EVANGELO E COSTITUZIONE. "Per amore del mio popolo non tacerò" (Profeta ISAIA).

PER L’ITALIA E PER LA CHIESA: LA MEMORIA DA RITROVARE. L’"URLO" DI DON PEPPINO DIANA. «La camorra ha assassinato il nostro paese, noi lo si deve far risorgere, bisogna risalire sui tetti e riannunciare la "Parola di Vita"». Riflessioni di don Ciotti e una nota di Raffaele Sardo - a cura di Federico La Sala

sabato 25 ottobre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Un prete di quella Chiesa campana che nel giugno 1982 aveva avuto il coraggio di dire forte «basta!», con un documento dal titolo eloquentemente ispirato al profeta Isaia: Per amore del mio popolo non tacerò. Un grido di dolore, oltre che di amore. Elevato senza animosità, ma con molta nettezza. Un implicito punto di non ritorno rispetto a pezzi di Chiesa tradizionalmente attenti a non addentrarsi nei temi relativi a mafia e criminalità organizzata.
In quel fondamentale testo c’era (...)

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> PER L’ITALIA E PER LA CHIESA: LA MEMORIA DA RITROVARE. L’"URLO" DI DON PEPPINO DIANA. --- “L’eucaristia mafiosa. La voce dei preti”. Un libro di Salvo Ognibene (di Paola Bisconti)

domenica 18 gennaio 2015

L’eucaristia mafiosa. La voce dei preti

di Paola Bisconti (Linkiesta /Blog post del 17/01/2015)

Il mondo mafioso non è fatto solo di omicidi e traffici globalizzati, ma anche di un tipo di cultura che ruota intorno a madonne, santi e riti parareligiosi. Partendo da questa lucida analisi Salvo Ognibene affronta nel suo libro “L’eucaristia mafiosa. La voce dei preti” pubblicato da Navarra Editore, una tematica di fondamentale importanza per addentrarsi nell’esplorazione di quell’universo criminale che si rivela sempre più complesso e per questo da non sottovalutare.

L’aurea religiosa che aleggia in un contesto delinquenziale dettato da regole rigorosissime sorprende, stupisce e indigna. Ci si interroga infatti su come sia possibile la legittimazione del male attraverso l’uso improprio della religione. Questa distorsione messa in atto dall’uomo mafioso in particolare nelle regioni del sud Italia dove è peraltro fortemente sentito il culto religioso tanto da parlare di “questione meridionale cattolica” ci lascia supporre una serie di quesiti disvelati ampiamente nel testo.

Come hanno potuto gli uomini di Chiesa, i servi di Dio, i portatori della parola del Vangelo concedere fastose cerimonie funebri ai boss che in vita hanno seminato odio e violenza? Come hanno potuto lasciare che le più sentite feste religiose diventassero occasione perché i cittadini anche quelli onesti, manifestassero riverenza ai capi clan? Come hanno permesso il ritrovo di affiliati e adepti nei santuari per svolgere dei summit durante i quali si decideva sulla vita e sulla morte delle persone?

Nei cinque capitoli de “L’eucaristia mafiosa” preceduti dalla prefazione di Antonio Nicaso nella quale lo storico ribadisce come la Chiesa sia stata per molto tempo silente e apatica nella lotta contro la mafia e seguiti dalla postfazione di Rosaria Cascio, presidente dell’Associazione P. Pino Puglisi”, che sottolinea la peculiarità del libro in grado di chiarire “il perché dei ritardi di una Chiesa ancora troppo impastata di mondana corruzione, ancora troppo intrisa di errori e peccato”, si colgono molteplici aspetti di connessione tra due mondi che dovrebbero invece essere agli antipodi.

“A me non interessa sapere se Dio esiste” diceva don Peppe Diana “interessa sapere da che parte sta”. È dall’esempio di un prete lungimirante che i fedeli e i loro pastori in primis sono chiamati a mettere in pratica le parole delle Sacre Scritture.

Nel libro di Salvo Ognibene ampio spazio è dedicato a quei sacerdoti che hanno lottato strenuamente contro la mafia schierandosi con la verità come don Pino Puglisi ma anche altri che ogni giorno combattono instancabilmente. Tra le pagine sono ricordati altresì quei preti dimenticati e coloro che attualmente come don Maurizio Patriciello, don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli e molti altri ancora rappresentano la parte più bella di una Chiesa che non si arrende e non si lascia corrompere.

Mafia e Chiesa quindi sono due poteri che hanno spesso camminato a braccetto ignorando, sottovalutando o peggio ancora ostacolando l’impegno dei pochi che avevano intuito come il dilagare delle organizzazioni criminali rappresentasse “l’inquinamento morale dell’Italia”. Sebbene l’anatema di Giovanni Paolo II pronunciato nella Valle dei Templi, ad Agrigento, nel 1993, abbia contribuito a svegliare le coscienze dei corrotti, c’è ancora tanto da fare per frenare le infiltrazioni mafiose nell’ambito religioso.

Le numerose informazioni presenti nel libro, frutto di un accurato studio e di una meticolosa ricerca da parte dell’autore, sono un’esortazione per tutta quella gente che solo attraverso il coraggio dei loro pastori può ritrovare il proprio. C’è un bisogno urgente di coerenza e credibilità per portare avanti una battaglia in nome di una giustizia che sia divina ma prima ancora terrestre.


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