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Paradosso istituzionale del mentitore

GOVERNO: PRODI, E ANCORA PRODI !!! RIPARTIRE DAL NOME: "ITALIA"!!! USCIRE DAL BERLUSCONISMO, VELOCEMENTE!!! E PROTEGGERE I PARTITI DA LORO STESSI. L’analisi di Barbara Spinelli - a cura di pfls

Dieci anni caratterizzati da un rapporto arbitrario con la legge, una monocrazia televisiva, una confusione sistematica tra interesse pubblico e interesse privato.
sabato 27 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il nome scabroso di dittatura è stato dato perché s’adatta allo speciale dramma di Prodi. La sua è una sorta di Grande Coalizione escogitata per uscire dal berlusconismo, che non è stato una dittatura ma un’anomala monocrazia. È una coalizione che s’apparenta al Cln, il Comitato di Liberazione Nazionale formato tra le forze più diverse per ricostruire una legalità dopo il ’43. Se oggi Berlusconi è ancora così potente (influenzando telegiornali, giornali, politici) vuol dire che non ne (...)

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> PRODI, E ANCORA PRODI !!! RIPARTIRE DAL NOME: "ITALIA"!!! USCIRE DAL BERLUSCONISMO, VELOCEMENTE!!! L’analisi di Barbara Spinelli - a cura di pfls

domenica 25 febbraio 2007

Nel faccia a faccia al Quirinale Napolitano gli ha chiesto che cessino i litigi nella maggioranza per dare stabilità all’azione di governo

Il Professore si scopre rugbista. "Sono pronto al gioco duro"

"Ci impegniamo a trovare uno spirito nuovo", ha risposto il premier. "Romano, guarda che è l’ultima chance", ha detto il capo dello Stato

di MARCO MAROZZI *

ROMA - "E se l’aria fosse davvero cambiata?". Romano Prodi in maniche di camicia ride davanti al televisore. Ad Edimburgo è appena finita una partita di rugby che i giorni a venire diranno se è la metafora del centrosinistra. "Come è quella frase? Quando il gioco si fa duro, i duri entrano in campo?": nell’ufficio del presidente del Consiglio riecheggiano pure i mitici Blues Brothers.

Eccolo il Prodi che spera di tornare di governo e di lotta. Prepara il suo discorso della prossima settimana alle Camere, quello che dovrebbe sancire la sua nuova partenza. Sfida a grande rischio. Il premier in bilico ha appena visto Padoa-Schioppa e Visco. Si è discusso di economia e di famiglie, della possibilità di allargare la platea di chi ha diritto agli assegni familiari.

E il Professore si ferma qualche minuto al primo piano di Palazzo Chigi, solo per guardare il finale della partita Scozia-Italia. "In casa degli avversari. Sì, perché almeno nel rugby i nemici non esistono" sospira.

L’Italia del rugby vince la sua prima partita nel Torneo delle Sei Nazioni. Fatto storico per l’ultima della classe. Si aprono orizzonti, in quello che, nonostante le botte, continua ad essere lo sport buono. Senza nemici né in campo né fuori.

"Ci riuscissimo anche noi..." dice il presidente del Consiglio che si prepara ad un’altra, la più rischiosa, gara sul filo.

"Quel che è successo al Senato può essere una colossale lezione. Di umiltà e serietà. Noi non ripartiamo, continuiamo sulla stessa strada, con la stessa maggioranza. Ma con uno spirito diverso. Uno spirito di unità, di concretezza, di rispetto per la gente che ci ha votato" predica Prodi. "Questo dobbiamo al presidente della Repubblica. E dobbiamo essere capaci di mostrare che lavoriamo per tutti gli italiani". Il richiamo è alle divisioni nella maggioranza, al "ognuno gioca per sé", all’attenzione al "particulare". Il calvario di argomenti su cui ha bacchettato, e molto, Giorgio Napolitano, anche nel colloquio di ieri.

"Romano, lo devi sapere: dopo le due sconfitte del Senato e questo passaggio il governo si gioca l’ultima chance con il voto di fiducia", gli ha detto il Capo dello Stato. Attento non solo a ridare fiducia, per l’ultima volta, a un centrosinistra che per nove mesi ha litigato, ma anche a spiegargli che deve rappresentare tutti gli italiani. Quelli che non l’hanno votato ma governano compresi. Su questi punti il presidente della Repubblica è stato chiaro, esplicito.

Prodi si è impegnato. Su questo sa che dovrà fare i conti con l’estrema sinistra che mai ha governato e si è fatta liste di personaggi come formazione e storia lontanissimi da qualsiasi rappresentanza nazionale. "Bisogna davvero trovare un nuovo clima, un nuovo passo" insiste il Professore che per un week end non è tornato nella sua Bologna.

Il discorso alle Camere punta a dipingere un percorso che continua. E insieme mostrare che molte cose sono cambiate e cambieranno. Prodi è convinto - o almeno mostra di esserlo - che la crisi e la fifa generale hanno fatto scattare un meccanismo di unità inedito nella storia della più eterogenea coalizione mai vista. E nello stesso tempo hanno rafforzato la leadership di colui che sin dal primo momento era stato esposto anche dai suoi al tira-a-segno della politica. "Quanto dura? E dopo?". "Possibile che ci siamo fatti irretire dal centrodestra ? Loro hanno fatto e fanno il proprio mestiere. Ma noi a seguirli nelle loro elucubrazioni..." brontolano nel clan prodiano.

Una fase nuova si apre, nelle intenzioni degli inquilini di Palazzo Chigi. Sancita l’indispensabilità di Prodi, sancita la sua leadership con tanto di 12 punti "non negoziabili". Un incasso tutto da verificare, in cui il premier e il centrosinistra si giocano la testa. "Mi presenterò alle Camere per il voto di fiducia nei tempi più rapidi possibili con lo slancio rinnovato di una coalizione coesa e decisa ad aiutare il paese in questo difficile passaggio e spingere verso la ripresa economica che è in atto" è stata la dichiarazione di Prodi uscendo dal Quirinale. Con i ringraziamenti al presidente della Repubblica "per la fiducia manifestata nei mie confronti e nei confronti della maggioranza che mi sostiene".

Prodi ha accettato fino in fondo la "lezione" impartitagli da Napolitano. Come succedeva a Bruxelles quando l’eurodeputato Ds dava i suoi consigli allora presidente della Commissione Ue. Poi i toni nel corso delle ore si sono rilassati. "Oggi sono più sollevato" commentava il premier uscendo da Montecitorio, dagli uffici di Bertinotti che lo accompagnava fin sulle scale per due volte lo baciava sulle guance. Qui non ci sono problemi, ma al Senato, dove ha appena visto Marini, avete la maggioranza? "Penso di sì. La democrazia si esprime nelle sedi appropriate e lì vedremo. Questa settimana inizierà un dibattito e lo vedremo. Alla Camera e al Senato".

Si torna a Palazzo Chigi. A lavorare. Un saluto alla piccola folla di curiosi. "Vai avanti" urla qualcuno. "Vattene" qualcun altro. Italia divisa. Come quando il premier a sera esce con la moglie. Va messa, poi a passeggio per Roma. relax, voglia di normalità. "C’è da lavorare, tanto. Per non perdere ma anche per portare un clima diverso".

"Non sarà un discorso troppo lungo. - racconta Giulio Santagata, il ministro del Programma, l’amico che condivide con lui questo sabato romano - Si partirà dai dodici punti decisi nel vertice dell’altra sera. Questo non è nuovo governo. Non dobbiamo presentare il programma ex novo, ci sarà l’indicazione delle priorità ma non una riproposizione di tutto il programma".

Prodi è deciso a far notare che anche dopo l’eventuale fiducia, non accetterà nessun nuovo balletto su punti fondamentali come il rifinanziamento della missione in Afghanistan, la Tav Torino-Lione, i degasificatori. La sinistra estrema che ha portato alla crisi è avvisata. Anche se il clima pare svelenirsi. Prodi ieri ha telefonato a Fernando Rossi l’ex-Pdci che ha fatto cadere il governo al Senato e mercoledì in treno, fra molti furori, è stato aggredito. "E’ stata una telefonata doverosa, di solidarietà - racconta Santagata - Fatta a rinvio alle Camere avvenuto, perché non si pensasse che Prodi volesse fare una captatio benevolentiae".

* la Repubblica, 25 febbraio 2007


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