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Deus "charitas" est !!!

I BAMBINI ABBANDONATI, LA "RUOTA", E LA NASCITA DI GESU’. IL "PRESEPE": LA LEZIONE TEOLOGICO-POLITICA DI BRUNELLESCHI E DELLA FIRENZE DEL ’400. Una breve e preziosa intervista di Gabriela Jacomella ad Adriano Prosperi - a cura di pfls.

martedì 27 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Ma l’ idea di presepe è molto lontana dalla figura di una madre che arriva ad uccidere il «figlio della vergogna»...
«Infatti il "presepe" era stato introdotto nella Firenze del ’ 400, nell’ Ospedale degli Innocenti: l’ idea è che tocchi alla città nel suo insieme occuparsi dei suoi poveri. E l’ Ospedale, creato nientemeno che dal Brunelleschi, non ha la "ruota" ma una cappella aperta, il "presepe", dove il bimbo viene deposto tra le immagini di Gesù, nato povero e allevato nella (...)

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> BRUNELLESCHI - Firenze, 1410- 1413: la prospettiva (di Carlo Bertelli)

domenica 9 luglio 2017

Data e luogo di nascita: Firenze, 1410 Brunelleschi inventò la prospettiva

di Carlo Bertelli (Corriere della Sera, La Lettura, 09.07.2017)

La prima dimostrazione della rappresentazione scientifica della terza dimensione su di un piano, ovvero della prospettiva, ha una data: Firenze, 1410- 1413. In tutta la storia dell’arte, nessun’altra metamorfosi può vantare un atto di nascita. Secondo la testimonianza dell’allievo Antonio Manetti, Filippo Brunelleschi su di una tavoletta quadrata di circa 30 centimetri di lato, aveva dipinto un’immagine esatta del battistero di Firenze, con tutte le sue tarsie, quale sarebbe apparsa a chi, stando sulla porta di mezzo del duomo, avesse guardato l’edificio da un’altezza di circa un metro e mezzo.

Nella stessa tavoletta l’architetto aveva praticato un foro passante, svasato, da cui uno spettatore avrebbe potuto guardare la stessa immagine dipinta riflessa in uno specchio tenuto a distanza col braccio. L’illusione era perfetta, tanto più che lo sfondo era d’argento brunito e vi si rispecchiava il cielo. Si poteva guardare la realtà e nello stesso tempo controllarne la perfetta riproduzione. In questo primissimo esperimento tutti gli elementi della costruzione prospettica erano presenti.

Circa vent’anni dopo la dimostrazione di Brunelleschi, Leon Battista Alberti, nel trattato sulla pittura, ne spiegò il metodo e ne fece la base della pittura moderna. Erano passati a stento due anni dalla pubblicazione dell’Alberti quando Paolo Uccello, con il trittico della battaglia di San Romano, dimostrò trionfalmente che le leggi della prospettiva erano applicabili non soltanto alla rappresentazione di un’architettura, ma investivano uomini e cavalli e uguagliavano con energica oggettività gli esseri viventi alle lance spezzate e agli elmi sparsi al suolo.

La prospettiva non era però un’invenzione che toccava soltanto la pittura. Era una concezione nuova del modo di vedere e di memorizzare. Lo comprese assai bene Donatello. La predella del suo grande San Giorgio all’esterno di Orsanmichele introduce un edificio porticato visto di scorcio, che attraverso la porta mostra un pavimento di lastre quadrate poste in una prospettiva intuitiva che si avvicina alle regole che preciserà l’Alberti. Persino l’apertura della caverna del drago è in prospettiva, ma vi è ancora di più: i piani sono come sfuocati dalla distanza. Testa e collo del cavallo, alberi sulla collina sullo sfondo sono scolpiti con una tecnica nuova, detta «stiacciato».

Vi era però una contraddizione tra rilievo e pittura. In un dipinto, i raggi prospettici sono intercettati dalla superficie del quadro. Un rilievo, invece, non presenta una superficie interposta tra l’osservatore e la rappresentazione.

Nel rilievo con il Festino di Erode, nel battistero di Siena, circa 1423-27, Donatello denuncia le antinomie. La scena si prolunga verso il fondo attraverso arcate e altre aperture, ma quando si svolge in primo piano, le linee del pavimento puntano verso il punto centrico, così come fanno le travi tagliate che sporgono dal muro di fondo. Sono tagliate perché la loro prosecuzione invaderebbe lo spazio dell’osservatore.


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