l’Unità 7.11.2008
La lettera inedita
Gramsci, 1926.
E Tatiana scrisse: «Lo libereremo»
Miei cari,
ho ricevuto la lettera della mamma e di Julia e la cartolina di Asja. Meno male che da voi le cose stanno migliorando, speriamo che tutto finisca bene e i bambini tornino a casa. Penso che Julia abbia già ricevuto la lettera di Nedolja (?) nella quale comunicava alcune cose sugli avvenimenti politici di qui. Per ora non si sa nulla di quale sarà l’accusa per i deputati arrestati. Antonio non è riuscito a partire per un caso sfortunato. Era partito per Milano la sera del giorno dell’attentato a Mussolini a Bologna. Non ne avevamo avuto notizia perché il fatto era accaduto di domenica, inoltre i redattori dei giornali di opposizione già da qualche tempo erano stati esclusi dalla sala stampa. Di giorno Antonio aveva pranzato da me, come al solito, dato che negli ultimi giorni l’aria non era del tutto tranquilla e non volevo che egli andasse in giro per la città; poi passò ancora da me prima della partenza e uscì così presto che, come mi ha raccontato in seguito, per mezz’ora camminò con un compagno accanto alla stazione e non sentì dire niente sull’attentato, altrimenti non sarebbe certo partito. E così, all’arrivo a Milano, alla stazione, gli fu comunicato che doveva o tornare a Roma o presentarsi alla Questura.
Lo fecero tornare a Roma; voi avete certamente sentito parlare delle scelleratezze che si sono compiute qui per diversi giorni; Antonio per otto giorni non è andato in nessun posto, pranzava e cenava da me, anche il giorno in cui lo arrestarono era stato da me fino alle dieci e un quarto, uscendo disse l’ora. Lo stavano già aspettando nell’appartamento, sicché s’imbatté direttamente negli amici. Noi lo abbiamo saputo la mattina del giorno dopo. Io naturalmente mi sono preoccupata di fargli avere del cibo, lo ha portato Marietta. Caffè, zucchero, frutta, uova, una gallina.
Da ieri abbiamo deciso di ordinare per lui il pranzo al ristorante e di mandarglielo nelle ore di ricevimento. Così sarà meglio come precauzione. Speriamo che l’avvocato riceva finalmente il permesso di vedere i detenuti e allora gli trasmetterò le notizie di casa sulla guarigione di Delio, ecc. Può anche darsi che li rilascino prima che siano trascorsi i 15 giorni richiesti per presentare l’accusa, e forse quando l’avvocato avrà il diritto di vederli. Forse il loro arresto rientra nella definizione di «fermo», li hanno presi alla vigilia dell’apertura del Parlamento.
Penso che Antonio si senta forte e vivace perché capisce perfettamente la situazione e aveva previsto la possibilità dell’arresto e della perquisizione. Nel corso di tutta la settimana si era «ripulito» ed era riuscito a portar via le ultime cose prima dell’arresto. Avevano organizzato l’aiuto materiale per tutti, sicché non debbono mancare di nulla. Non appena saranno liberi, ve lo comunicheremo. Da noi, in vista delle paure diffuse, non c’è quasi lavoro, e mi hanno detto che forse io non ne avrò per niente tra un paio di settimane. Io non mi preoccupo particolarmente perché spero di organizzare qualcosa non so se qui stesso o in qualche altro modo.
Dicono che per il posto di plenipotenziario debba venire Kamenev e che sua moglie è una persona molto interessante che forse si occuperà della questione dell’Istituto internazionale. Naturalmente io ho ancora del denaro, solo permettetemi di non mandarvi nulla per questo mese, poiché avendo la riserva della mamma mi sentirò più tranquilla e non mi agiterò inutilmente, ma forse tutto si sistemerà ancora bene.
Se Antonio fosse libero potrei lavorare per lui, ma non ho neppure avuto il tempo di comunicargli la mia conversazione con i capi, avvenuta proprio la mattina del giorno in cui siamo venuti a conoscenza del suo arresto. Ho già il passaporto e da noi è tutto tranquillo, in casa non ci sono state seccature. Quanto al denaro vi prego di avere pazienza perché naturalmente ho dovuto spendere parecchio anche per Antonio e versare sul suo conto in prigione in modo che abbia la possibilità di comprarsi qualcosa; ripeto, il partito si interessa di loro e penserà a loro anche in seguito in senso materiale e in altri modi sicché può darsi che vi vediate presto. E così, se questo non vi crea troppi problemi per ora terrei qui il denaro, invece di mandarvelo. Io, come sapete, spendo molto poco e se per qualche tempo resterò senza lavoro, questo non mi turberà molto dato che ho una piccola scorta.
Ma naturalmente spero di sistemarmi presto e forse avrò anche qualche lavoro subito. Allora vi manderò immediatamente il denaro. Da noi, dopo la tua partenza, lavorava ancora la Glebova. Lei è già stata licenziata, come pure Janson Stefan è partito per Mosca, Abram partirà presto e tra circa tre mesi partirà anche la dattilografa. Per le traduzioni può farmi concorrenza solo Chusik. Non so cosa faranno i dirigenti: daranno il lavoro a lui o a me? Beh, sono sciocchezze, in un modo o nell’altro me la caverò. Peccato che a voi, miei cari, invece di incontrare già adesso Antonio a Mosca, sia toccato apprendere notizie non molto allegre, ma anche questo passerà; si preoccupano di tutto, per esempio, non permetteranno che i suoi libri vadano perduti, li porteranno da noi in modo che siano al sicuro. Su, Julka, fatti coraggio ricorda che mandiamo ad Antonio il cibo che gli piace e io ho anche deciso di mandargli una medicina, il glicerofosfato, non gli farà certo male. Ma speriamo anche che lo possano rilasciare in qualsiasi momento, come hanno già rilasciato molti compagni, di quelli che erano stati arrestati nello stesso periodo.
Deljulka, sei diventato moscovita? E Juliancik chi è? Scrivimi se ti ricordi della ricotta, adesso si trova, e Tatan’ka qualche volta l’ha comprata. E dimmi un po’, dove sono i tuoi ricci? Cantami a chi sono toccati i ricci, i biondi ricci. E che fa il tuo cavalluccio con le mele? E dimmi anche che cosa guardi adesso, e che cosa non guardi? E li ricordi i piccioni e le barchette nere. Ne hai parlato a mamma Lula? E le zanzare le ricordi? Come le acchiappavamo, e battevamo sul muro con la scarpa, e accendevamo dei bastoncini che le facevano addormentare.
Ti bacio forte. T.
Bacio forte mammina e papino.
Una missiva che cancella le leggende su un presunto ruolo dei compagni di partito nella vicenda della reclusione
di Giuseppe Vacca (l’Unità, 7.11.2008)
La lettera di Tania Schucht che qui si pubblica è stata ritrovata di recente da Antonio Gramsci jr. nell’archivio della famiglia. È scritta in russo e la sua traduzione è opera di Rossana Platone. Indirizzata ai familiari, in realtà è rivolta a Giulia, salvo le ultime espressioni dedicate a Delio, il figlio maggiore di Gramsci, al quale Tania ricorda le emozioni della recente visita a Venezia, compiuta insieme a lei e all’altra zia, Eugenia Schucht, poco tempo prima del loro ritorno a Mosca nel settembre del 1926. Tania scrive da Roma nei giorni successivi all’arresto di Gramsci, avvenuto nella notte fra l’8 e il 9 novembre. La sua lettera costituisce un documento importante perché contiene notizie inedite sulla vita di Gramsci nei giorni immediatamente precedenti l’arresto e sulla reazione del partito alla sua cattura; perché illumina aspetti a noi ignoti della vita di Tania e del suo rapporto con Gramsci fra il 1925 e il 1926.
Finora l’unico documento noto sui giorni precedenti la cattura e sull’arresto di Gramsci era la lunga lettera di Camilla Ravera a Togliatti del 16 novembre 1926, pubblicata da Franco Ferri su Rinascita il 5 dicembre 1964. Quella che qui si pubblica è la prima lettera di Tania ai familiari in cui si parli degli stessi argomenti. La lettera è senza data, ma dal suo contenuto si evince che fu scritta pochi giorni dopo l’arresto di Gramsci. Essa ci consente di precisare innanzi tutto la ragione per cui, malgrado il terrore squadrista scatenatosi immediatamente dopo l’attentato di Anteo Zamboni a Mussolini, Gramsci partì ugualmente da Roma, alla volta di Milano, per recarsi alla riunione clandestina del Comitato Centrale del Partito indetta per il 1° novembre nei pressi di Genova: il giorno dell’attentato, il 31 ottobre, era domenica e, scrive Tania, «i redattori dei giornali di opposizione già da qualche tempo erano stati esclusi dalla sala stampa» di Montecitorio. Gramsci quindi partì per Milano «la sera» del 31 perché non era informato dell’attentato, avvenuto poche ore prima, «altrimenti non sarebbe certo partito». Subito dopo Tania scrive che «all’arrivo a Milano, alla stazione gli fu comunicato (evidentemente dai questurini) che doveva o tornare a Roma o presentarsi alla questura». I compagni che lo attendevano «lo fecero tornare a Roma», e qui, data la situazione, «Antonio per otto giorni non è andato in nessun posto, pranzava e cenava da me».
Le informazioni di Tania sono evidentemente attinte da Gramsci e quindi costituiscono la fonte più diretta sugli eventi che gli impedirono di partecipare alla riunione della Valpolcevera (in quella riunione si decise la posizione del Pci sulla lotta in corso nel partito russo fra la maggioranza guidata da Stalin e le opposizioni capeggiate da Trockij) e condussero al suo arresto. Sono informazioni di notevole valore sia perché fanno chiarezza su un episodio su cui le versioni tramandateci non sono del tutto collimanti, sia perché confutano alla radice ricostruzioni fantasiose come quella contenuta nella più recente biografia di Gramsci (Antonio Gramsci. Storia e mito, di Luigi Nieddu, Marsilio 2004), nella quale si insinua che il suo rientro a Roma sarebbe stato orchestrato dai compagni dell’Esecutivo del partito per impedirgli di partecipare alla riunione del Comitato centrale in quanto la sua presenza era sgradita a Stalin, e si sostiene che, nei giorni seguenti, gli stessi compagni (Grieco, Scoccimarro e la Ravera) avrebbero deliberatamente favorito il suo arresto.
Molto importanti sono poi le notizie riguardanti l’azione del partito subito prima e subito dopo l’arresto di Gramsci. Per quanto riguarda i giorni precedenti l’arresto, Tania scrive che Antonio l’aveva previsto e aveva previsto anche la perquisizione, per cui «nel corso di tutta la settimana si era “ripulito” ed era riuscito a portar via le ultime cose prima dell’arresto». Fra queste c’era anche il manoscritto dell’articolo sulla «questione meridionale», non ancora pubblicato, che Grieco fece richiedere a Tania tramite Camilla Ravera pochi giorni dopo l’arresto di Gramsci.
Dal seguito della lettera si deve ritenere che le carte di cui Gramsci s’era «ripulito» fossero state portate nell’ambasciata sovietica. Ma ancora più importanti sono gli accenni alla possibilità che Gramsci venisse liberato subito, grazie all’intervento del governo sovietico. Come è noto, nei giorni precedenti il suo arresto Gramsci aveva programmato di recarsi a Mosca per prendere parte ai lavori del VII Plenum dell’Internazionale comunista, convocato per il 22 novembre, e ne aveva avvertito sua moglie. Com’è noto il partito italiano, d’intesa col governo sovietico, aveva predisposto che, dopo la partecipazione al VII Plenum, Gramsci si trattenesse in Russia perché in Italia la situazione era divenuta troppo pericolosa. Quindi il viaggio a Mosca equivaleva al suo espatrio. Tania mostra di ritenere che, sebbene Gramsci sia stato arrestato, tale possibilità non fosse venuta meno: innanzi tutto perché aveva notizie, sia pur vaghe, che fosse solo in stato di «fermo», in secondo luogo perché riteneva che potesse essere rilasciato con il semplice intervento degli avvocati del partito, ma soprattutto perché i compagni (tanto il Pci, quanto l’ambasciata sovietica) «si preoccupavano di tutto». In particolare, parlando dell’azione svolta dal partito in favore degli arrestati, Tania scrive: «Il partito si interessa di loro e penserà a loro anche in seguito in senso materiale e in altri modi, sicché può darsi che vi vediate presto». Ci sembra fondato dedurne che Tania alluda ad una iniziativa del partito, forse al momento solo adombrata, volta ad ottenere la liberazione di Gramsci attraverso un intervento del governo sovietico su Mussolini.
La sua lettera aggiunge quindi un tassello importante al puzzle dei tentativi di liberazione di Gramsci che, com’è noto, si susseguirono per l’intero decennio della sua detenzione. In base alla lettera di Tania possiamo ritenere che le iniziative volte a ottenere la liberazione e l’espatrio di Gramsci a Mosca cominciarono subito dopo l’arresto e l’intera vicenda della sua liberazione costituì un problema sempre aperto e non una possibilità originata di volta in volta da circostanze ritenute favorevoli dal partito o da Gramsci stesso.
Il secondo ordine di motivi per cui questa lettera costituisce un documento importante riguarda la situazione di Tania e il suo rapporto con Gramsci al momento dell’arresto. Dai brani finora citati risulta inequivocabilmente che Tania lavorava da tempo presso l’ambasciata sovietica ed era già stata inserita nel suo apparato politico. Noi sappiamo che Tania fu accolta nelle file del partito bolscevico solo nel 1927 mentre, quando Gramsci era riuscito a incontrarla, nel febbraio del 1925, simpatizzava per i Socialisti rivoluzionari e non aveva alcuna affiliazione partitica. Altri documenti conservati all’Istituto Gramsci dimostrano che nel corso del 1925 Tania, che si sostentava dando lezioni all’Istituto Crandon, aveva allacciato con Gramsci un rapporto tanto stretto da collaborare, per esempio, alla traduzione di alcuni capitoli del Manuale di Bucharin che dovevano probabilmente servire per le dispense della scuola di partito.
Evidentemente Tania aveva cominciato a lavorare presso l’ambasciata sovietica grazie a Gramsci e, al momento del suo arresto, era temporaneamente senza lavoro perché, come risulta anche da questa lettera, l’ambasciata stava riducendo sensibilmente i suoi organici a causa della inclinazione sempre più invasiva del regime di Mussolini. Ma gli elementi più significativi della lettera, per quanto riguarda Tania, sono sia la notizia che, perduto il lavoro all’ambasciata, avrebbe potuto lavorare per Gramsci e per il partito italiano, sia la prova evidente che dalla conoscenza di Gramsci erano scaturite una frequentazione quotidiana e una totale fiducia politica. Sotto questo aspetto la lettera costituisce il documento più rilevante, a nostra conoscenza, delle ragioni per cui, dopo l’arresto di Gramsci, Tania ne divenne il tramite naturale con il mondo esterno: il mondo politico, e quello affettivo e familiare.