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Cultura

VATTIMO-RORTY E IL DIO CRISTIANO. Il futuro della religione, due filosofi dialogano sul destino della fede - di Umberto Galimberti.

lunedì 30 maggio 2005 di Emiliano Morrone
[...] Vattimo dice che “La religione non è morta. Dio è ancora in circolazione”, ma quale religione, quale Dio? La religione cristiana e il Dio cristiano naturalmente, ma depurati l’una e l’altro da quello spessore metafisico che non il Cristianesimo, ma l’ontologia greca ha attribuito a Dio, conferendogli una sostanza e una realtà, al di là di tutte le possibili interpretazioni, da cui discende una verità assoluta che nessuna opinione umana può mettere in discussione. Questo (...)

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> Il futuro della religione*, due filosofi dialogano sul destino della fede

giovedì 2 giugno 2005

Caro Federico, leggendo alcune Sue affermazioni, rimango allibito.

I cristiani (cattolici e non) che hanno ricevuto la grazia di una fede autentica, credono fermamente di essere nati venti secoli dopo dopo quel momento privilegiato della storia in cui il Verbo di Dio venne a vivere personalmente tra gli uomini per trasmettere loro UNA VERITÀ DEFINITIVA. Questo non impedisce però loro di essere aperti a tutte le ricchezze culturali e religiose di altre correnti spirituali dell’umanità.

Come cristiani consideriamo le diverse religioni come tentativi più o meno riusciti con i quali, nel corso dei secoli, gli uomini hanno cercato di spiegare il mistero delle loro origini, del loro destino e i rapporti che potevano intrattenere con il loro Dio. Per il cristiano, è Dio stesso che ha permesso (e che apprezza) questi diversi balbettii, anche se spesso comportano molti errori.

Illuminati dalla dottrina dell’apostolo Paolo, i cristiani hanno sempre pensato che Dio giudicherà gli uomini (cristiani e non cristiani, credenti e non credenti) in base a come avranno obbedito sinceramente alla loro coscienza.

Il credente non afferma la superiorità del suo credo confrontando la sua esperienza spirituale con quella di altri credenti. Egli non pretende di incontrare Dio più "profondamente" di un ebreo o di un musulmano. Come potremmo fare, d’altro canto, una gerarchia nell’infinita varietà di esperienze spirituali fatte dagli uomini nel corso della storia ? E chi oserebbe mettere in dubbio la pace, la serenità e la bontà che irradiano dal volto delle persone che escono da una sinagoga, da una moschea o da una pagoda?

Ti ricordo poi, che nella sua dichiarazione "Dignitatis personae" sulla libertà religiosa, il concilio Vaticano II ha solennemente affermato i diritti irrinunciabili della coscienza umana nell’accesso alla verità. "Nessuna autorità di questo mondo può sostituirsi alla coscienza individuale.. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell’ordinamento giuridico della società"

Questa dichiarazione ricorda quindi a buon diritto che, secondo la stessa Scrittura, "gli esseri umani sono tenuti a rispondere a Dio volontariamente; NESSUNO quindi può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà".

Ricordiamo che già nel 1953 papa Pio XII rifiutava l’idea secondo la quale era auspicabile la repressione di ogni errore religioso da parte di uno stato cristiano, ogni volta che questo fosse stato possibile..

Scorge forse in tutto ciò delle tracce di fondamentalismo ? Oppure assenza di dialogo e carità ? Oppure, addirittura, incitamento alla violenza, alla guerra?

Potrà solamente scoprire una Chiesa in dialogo con tutti gli uomini (sarà questo il compito principale, secondo il mio modestissimo parere, dell’attuale Papa Benedetto XVI), perchè " La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini" (Vaticano II, dichiarazione sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane).

Ricordiamo a proposito l’incontro di Assisi del 27 ottobre 1986, voluto da Papa Giovanni Paolo II. Nessuno obbligò nessuno a pregare con la preghiera degli altri. Si trattò di rispettare la preghiera di tutti, di consentire a ciascuno di esprimersi secondo la propria fede.

In conclusione, mi sembra che Lei, come Vattimo e Company, siate rimasti alla Chiesa del XIX secolo, una Chiesa che non aveva ancora istituzionalizzato un dialogo con le altre religioni. Vi invito quindi a rileggere e approfondire la storia della Chiesa contemporanea e vi renderete conto che con il concilio, soprattutto con Paolo VI e Giovanni Paolo II, vi è un dialogo permanente del Cristo e di quanti, in modo visibile, si ricollegano a lui, con tutti gli uomini che lo desiderano.

Cordiali Saluti Biasi


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