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Postmodernità

ADDIO A JEAN BAUDRILLARD, UN LUNGIMIRANTE ANALISTA DEL MONDO "POST-ISTORICO". "C’è qualcosa che possiamo dire di avere imparato da tale controverso maestro cui è stato dedicato perfino un Cahier de l’Herme (2005), tanto intuitivo e preveggente quanto vago e volatile?" Una nota di Franco Volpi - a cura di Federico La Sala

mercoledì 7 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] I suoi saggi - incisivi e strutturati i primi, poi sempre più fulminanti e istantanei, ma di corto respiro e a volte di una dogmatica vaghezza - hanno comunque segnato in modo profondo la vita intellettuale contemporanea e la rappresentazione culturale del nostro tempo. Penso per esempio a L’échange symbolique et la mort, uscito nel 1976, che analizza il sistema dei segni, la loro funzione sociale, il loro inesausto e infinito richiamarsi in un vuoto e inane rispecchiamento di valori (...)

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mercoledì 7 marzo 2007

PARIGI

È morto ieri il filosofo e sociologo francese noto per le sue analisi sul postmoderno. Aveva 77 anni. Nei suoi studi più recenti aveva indagato il rapporto fra reale e virtuale nei media e nel pubblico, ma anche le conseguenze dell’11 settembre

Baudrillard, scacco al male (e al terrore)

Vide nel capitalismo una macchina capace di schiacciare l’individuo offrendogli in cambio il miraggio del benessere

Da Parigi Daniele Zappalà (Avvenire, 07.03.2007)

Da decenni, era uno dei detrattori più citati della società dei consumi e la sua riflessione ha influenzato, in modi molto diversi, intellettuali ed artisti del mondo intero. Il filosofo e sociologo francese Jean Beaudrillard si è spento ieri a Parigi all’età di 77 anni. La seduzione, la simulazione e l’iper-realtà sono stati alcuni dei concetti chiave approfonditi e incrociati per decenni dall’intellettuale nel quadro di analisi tanto originali quanto discutibili.

Dopo un’iniziale formazione e attività di germanista - traduce fra gli altri Karl Marx -, Baudrillard approda alla teoria sociale alla fine degli anni Sessanta attraverso opere come Il sistema degli oggetti (trad. it. Bompiani), La società dei consumi (Il Mulino) e Lo scambio simbolico e la morte (Feltrinelli): accuse senza appelli del sistema consumistico fortemente influenzate dal marxismo e dalla critica psicanalitica in voga all’epoca in Francia. Ma fin dall’inizio, le riflessioni di Baudrillard segnano anche l’innesto della neonata scienza dei segni, la semiologia, nell’analisi sociale. La moda, lo sport e soprattutto il mondo dei media e della pubblicità sono via via divenuti i bersagli ideali delle sferzanti opere di Baudrillard. Per il filosofo, l’intera organizzazione sociale del tardocapitalismo è definita da fenomeni come l’esposizione dei beni, il prestigio e la reputazione sociale da essi arrecati, l’alienazione progressiva dell’esistenza individuale.

L’attenzione alle tendenze e agli eventi dell’attualità è stato uno dei fili conduttori della riflessione di Baudrillard, sempre pronto a interpretare i nuovi "segni" partoriti dalla realtà. L’Aids, la clonazione, il caso Rushdie sono stati solo alcuni dei fenomeni catturati - con la precisione del fotografo, l’altra attività parallela che ha del resto creato la fama di Baudrillard - e poi decomposti come sotto un microscopio dagli effetti forse deformanti. Un perenne humour in tinte perlopiù scure e un mai rinnegato pessimismo fanno anch’essi parte dei marchi inconfondibili del suo stile. Il pubblico non solo francese di quei media tanto detestati dal filosofo ha paradossalmente imparato col tempo a riconoscere al volo il volto rotondo, gli spessi occhiali e la voce di Baudrillard: una delle tante contraddizioni che hanno segnato la vita di un intellettuale divenuto ben presto anche personaggio.

Dopo essersi posizionato accanto alla sinistra rivoluzionaria nella tumultuosa fase del maggio 1968, negli anni Settanta il pensatore si allontana progressivamente dal marxismo e il centro della sua riflessione si sposta anche verso la critica del pensiero scientifico tradizionale. L’opera di Baudrillard, da allora, rifiuta sempre più di iscriversi all’interno di una qualsiasi tradizione di pensiero. «Inclassificabile», del resto, è ancor oggi l’aggettivo più frequente utilizzato per qualificare un’opera composta da più una cinquantina di volumi. Fra questi, ha animato accesi dibattiti in Francia anche Lo specchio della produzione, in cui il marxismo classico viene liquidato come immagine riflessa della società borghese. In un articolo presto al centro di aspre critiche, inoltre, Baudrillard ha considerato l’arte contemporanea come "inconsistente": solo una delle sue numerose prese di posizione controverse.

Definito come un "nichilista" dai suoi avversari, Baudrillard aveva suscitato anche negli ultimi anni vivaci reazioni per via delle sue letture, sempre al limite del paradossale, di grandi eventi d’attualità. In particolare, la Guerra del Golfo - Guerra virtuale e guerra reale. Riflessioni sul conflitto del Golfo (Mimesis) - e soprattutto l’11 settembre: nei saggi La violenza del mondo. La situazione dopo l’11 settembre (Ibis), Lo spirito del terrorismo (Cortina) e Power inferno (Cortina), il filosofo sostiene che gli attentati in America sono stati il frutto di una precisa "logica" da parte dei terroristi.

Le critiche contro il filosofo, negli anni, sono state sempre più frequenti. «In fin dei conti, ci si può chiedere cosa resterà del pensiero di Baudrillard se si toglie tutta la vernice che lo ricopre», hanno ad esempio scritto Alan Sokal e Jean Bricmont in un libro dedicato alle "imposture intellettuali". Impostore o autentico esegeta dell’epoca presente e futura? In queste ore, il mondo intellettuale continua ad interrogarsi. Non senza aver reso comunque omaggio all’energia con cui Baudrillard ha sempre difeso le proprie tesi.


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