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Postmodernità

ADDIO A JEAN BAUDRILLARD, UN LUNGIMIRANTE ANALISTA DEL MONDO "POST-ISTORICO". "C’è qualcosa che possiamo dire di avere imparato da tale controverso maestro cui è stato dedicato perfino un Cahier de l’Herme (2005), tanto intuitivo e preveggente quanto vago e volatile?" Una nota di Franco Volpi - a cura di Federico La Sala

mercoledì 7 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] I suoi saggi - incisivi e strutturati i primi, poi sempre più fulminanti e istantanei, ma di corto respiro e a volte di una dogmatica vaghezza - hanno comunque segnato in modo profondo la vita intellettuale contemporanea e la rappresentazione culturale del nostro tempo. Penso per esempio a L’échange symbolique et la mort, uscito nel 1976, che analizza il sistema dei segni, la loro funzione sociale, il loro inesausto e infinito richiamarsi in un vuoto e inane rispecchiamento di valori (...)

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> ADDIO A JEAN BAUDRILLARD, UN LUNGIMIRANTE ANALISTA DEL MONDO "POST-ISTORICO". .... alcune pagine dal suo lavoro: "L’illusione dell’immortalità".

lunedì 10 settembre 2007

IDEE

jean baudrillard, un inedito sulle illusioni della scienza

Clonazione, l’umanità torna indietro

Inseguire il sogno di sconfiggere la morte in realtà significa invertire il «progresso»: così l’umanità regredirebbe al piano dei virus *

Il problema della clonazione riguarda direttamente la dolorosa questione dell’immortalità. Tutti ricerchiamo l’immortalità: è la nostra fantasia ultima; l’illusione che ha messo in moto complessi apparati scientifici e tecnici, i quali si stanno occupando, tra le altre cose, ad esempio, delle tecniche di ibernazione di parti di corpi umani e, in generale, della clonazione in tutti i suoi aspetti. L’esempio più conosciuto di ibernazione umana è, come si saprà, quello riguardante Walt Disney; ma egli, almeno, essendo destinato alla resurrezione, si dice sia stato ibernato "interamente", cioè nella sua "integrità". Questa, oggi, non è la sola situazione anomala. A Phoenix, in Arizona (il luogo predestinato per la resurrezione!), gli scienziati sono soliti congelare solo le teste umane a causa delle cellule cerebrali - considerate sede dell’anima e nucleo dell’essere individuale - a partire dalle quali i ricercatori sperano di poter ri-creare l’intero corpo del trapassato. (Certo, a questo proposito, ci si potrebbe chiedere perché non preservare semplicemente solo una singola cellula o molecola del Dna). Per compensare tale tendenza (ossia le teste senza un corpo), però, dall’altra parte dell’oceano Atlantico, rane e ratti senza testa vengono clonati in laboratori privati, allo scopo di studiare la possibilità futura di riprodurre, con le stesse caratteristiche genetiche, corpi umani senza testa, utili come riserve per la donazione di organi. Ma perché corpi senza testa? Semplice, visto che il cervello è considerato il luogo dove è sita la nostra coscienza, un corpo senza coscienza pone, di conseguenza, meno problemi di ordine etico e psicologico. Quindi si è pensato che sarebbe stato più semplice e meno problematico selezionare creature acefale i cui organi avrebbero potuto essere liberamente congelati, perché, in quanto private del cervello e dell’anima, non avrebbero potuto essere definite propriamente "esseri umani". Questa, quindi, è la forma di clonazione preferi ta dagli scienziati - escludendo ovviamente il caso di Dolly , e situazioni simili. Il fatto non deve destare molto stupore perché la "clonazione spontanea", e quindi l’immortalità naturale, può essere anche rinvenuta in natura, nel cuore delle nostre stesse cellule. Comunemente, una cellula è destinata a dividersi e moltiplicarsi per un certo numero di volte prima di morire. Se, nel corso di tale divisione, accade qualcosa che modifica tale processo - ad esempio, un’alterazione nel gene che previene la formazione del cancro o del meccanismo che governa il processo di apoptosi - la cellula impazzisce e diventa cancerosa: dimentica di morire; dimentica come morire. Continua a vivere in un processo infinito clonandosi ripetutamente, generando così un cancro. Di norma, l’individuo muore come conseguenza della malattia, e le cellule cancerose muoiono per effetto con lui. Ma nel caso paradossale di Henrietta Lacks, le cellule tumorali furono prelevate e coltivate in laboratorio, continuando a riprodursi senza fine.

Negli esseri umani c’è qualcosa di misterioso: la morte. Ma quel qualcosa si nasconde a nostra insaputa, camuffandosi come in attesa all’interno delle nostre stesse cellule: la possibilità dell’oblio, dell’amnesia fatale. Si parla comunemente della lotta per la vita contro la morte, ma c’è anche una minaccia opposta, che fa sì che si lotti contro la possibilità di non morire. Alla minima esitazione nella lotta per la morte - lotta per la divisione, per la sessualità, per l’alterità, e quindi per la morte - gli esseri umani diventano ancora una volta indivisibili, identici gli uni con gli altri - e dunque immortali. Contrariamente a ciò che sembra ovvio e "naturale", i primi esseri erano immortali. Fu solo grazie al raggiungimento della capacità di morire, ottenuta a costo di dure lotte, che siamo divenuti ciò che siamo oggi. Ciecamente sogniamo di superare la morte attraverso l’immortalità, anche se da sempre l’immortalità ha rappresentato la peggiore dell e condanne, il destino più terrificante. Codificata agli albori della vita intracellulare, questa possibilità sta ora riapparendo ai nostri orizzonti, per così dire, con l’avvento della clonazione. L’evoluzione della biosfera è ciò che ha portato gli esseri immortali a divenire mortali. Essi sono passati, a poco a poco, dalla continuità assoluta che determinava la suddivisione dell’identico - nei batteri - verso la possibilità della nascita e della morte. In termini evolutivi, gli esseri mortali e distinti individualmente hanno sconfitto, sopravvivendo, ma non alla morte, l’indifferenziato immortale. Stiamo vivendo una sorta di processo di riattivazione di questa forma patologica d’immortalità, l’immortalità propria delle cellule cancerose, sia a livello individuale che a livello della specie. È una specie di vendetta compiuta da forme di vita indifferenziate e immortali su esseri mortali sessuati. Si potrebbe denominare tale processo come la "soluzione finale".

Dopo la grande rivoluzione realizzata nel processo evolutivo - l’avvento della differenziazione sessuale e della morte - stiamo subendo ora una grande involuzione, il cui scopo, attraverso la clonazione e molte altre tecniche all’avanguardia, è quello di liberarci proprio dal sesso e dalla morte. Oggi siamo diventati, grazie alle stesse scoperte scientifiche, esseri incoscienti che inseguono il sogno di ricreare precisamente le condizioni da cui ci siamo con tanta fatica liberati. Qui dobbiamo porci la questione riguardante lo scopo della scienza. In pratica, dobbiamo considerare la possibilità che il reale "progresso" scientifico fattualmente non segua, in senso figurato, una linea retta, ma proceda in senso curvilineo, o a zigzag, tornando indietro verso un’involuzione totale. E dobbiamo chiederci anche se la soluzione finale per la quale stiamo così attivamente e inconsciamente prodigandoci non sia un disegno segreto, una sorta di boomerang della natura, che opera nonostante tutti i nostri sforzi. Ciò getta una luce sinistra in tutti coloro che sono convinti che, oggi, si possa parlare ancora di evoluzione positiva, costituita di piccoli passi in avanti.

— 

* IL TESTAMENTO DEL FILOSOFO

Anticipiamo in queste colonne ampi stralci del capitolo che apre il volume L’illusione dell’immortalità (Armando, pagine 92, euro 15,00), dove il filosofo francese, recentemente scomparso, riflette su immortalità, omologazione e clonazione. Ovvero, su ciò che considera, tristemente, i valori fondanti dell’umanità del terzo millennio, messa ironicamente sotto accusa: «Non siamo forse stanchi - si chiede Baudrillard - di sesso, di differenze, di emancipazione, di cultura?». Perché a scomparire, nel nuovo mondo vagheggiato dalla tecnologia, è proprio ciò che costituisce l’uomo.

* Avvenire, 09.09.2007


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