Caro Martini,
la sua lettera mi stupisce. Come vede, però, l’ho interamente pubblicata e, se vuole, aggiungo la sua mail in fondo. Questo a dimostrazione che il giornale è libero, che non ha nulla da temere e che il suo direttore non fa calcoli e previsioni meteo. Sinceramente, m’aspettavo un certo obiettivo riconoscimento, da parte sua, del lavoro svolto fin qui dai miei collaboratori e da me. L’ultima volta che ci siamo visti, ricorderà, è stato a Pistoia, nel 2002. Da allora, non ho modificato le mie idee sulla società e sul globo. Abbia pazienza, il fatto che io desideri un’emancipazione delle terre del cd. Tricontinental non significa che non possa avere una fede religiosa e cercare il dialogo con la Chiesa cattolica. Lo faccio proprio in forza di quel pensiero debole che ha alimentato la mia tensione politica, al punto da farmi tentare in solitudine una via di riscatto, me lo passi, per la mia San Giovanni in Fiore. Non continuo a tediarla, per carità. Per ultimo, sono sempre più vicino alla Teologia della Liberazione. E, se non ho perduto la direzione, come sembrerebbe aver fatto, per l’ambito religioso, il mio maestro Luigi Lombardi Vallauri, questo è dovuto proprio all’opera di Gioacchino da Fiore. L’aspetto, comunque, per discuterne meglio. Se vuole anche in queste pagine.
Con profonda stima e cordialità.
Emiliano Morrone