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Storiografia

FASCISMO E LEGGI PER LA DIFESA DELLA RAZZA (1938). De Felice, Mussolini, e la "percentuale" del 1932. Un saggio di Giorgio Fabre, in "Quaderni di storia", riapre la questione. Una nota di Roberto Roscani - a cura di pfls

domenica 11 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Trattamento diverso De Felice riservò ad altri documenti sul razzismo come ad esempio le carte inviategli da Marcello Ricci, uno degli estensori del Manifesto della razza (le consegnò per la cura e la pubblicazione ad un suo allievo, Mario Toscano, essendo lui ormai gravemente malato). Ma Razza e percentuale no. Eppure (o forse per questo) era proprio il testo che lo avrebbe costretto ad una revisione radicale della tesi di fondo che lo storico ha costruito attorno al tema del (...)

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> Domande scomode sull’antisemitismo (di Riccardo Franco Levi e Alberto Melloni) --- L’olocausto una tragedia europea (e molto italiana). Nota di Furio Colombo.

sabato 24 gennaio 2015

L’olocausto una tragedia europea (e molto italiana)

di Furio Colombo (Corriere della Sera, 24.01.2015)

Caro direttore,

chiedo ospitalità al tuo giornale, che il 20 gennaio ha pubblicato un articolo firmato da Riccardo Franco Levi e Alberto Melloni. Benché intitolato «Domande scomode sull’antisemitismo», l’articolo dedica un’attenzione quasi esclusiva alla legge numero 211 del 20 luglio 2000, che istituisce in Italia il Giorno della Memoria.
-  Quel testo di legge che, come è noto, ho scritto, firmato e presentato fin dall’inizio della Tredicesima legislatura, viene presentato come anonimo nell’articolo in questione (non si dice neppure da quale parte della Camera di allora quel testo sia stato presentato). Ma alcune osservazioni severe vengono fatte subito.

Scrivono Levi e Melloni: «Come avviene ormai da quattordici anni, il 27 gennaio si celebrerà il Giorno della Memoria in ricordo, come dice la legge (senza mai pronunciare la parola «fascismo») dello sterminio e della persecuzione del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti». Ma il testo della legge dice all’articolo 1: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria” al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte...». Non sembra che vi siano omissioni o ambiguità.

L’articolo 2 si conclude (e conclude il breve testo della legge), con le parole «affinché simili eventi non possano mai più accadere». Commentano gli autori: «La realtà non sempre si adegua alla norma (...) specie quando sostituisce il risultato sicuro del conoscere con gli effetti incerti del ricordare». L’argomento così grave rende imbarazzante una obiezione ovvia ma anche inevitabile. Il Giorno della Memoria, come si constata in molte scuole d’Italia, ma anche in televisione, raramente fa accenni vaghi ai ricordi. Di solito si ascolta chi racconta ciò che sa e che ha vissuto, si vedono i film, i luoghi, i documenti di cose tragicamente accadute, per chi non le avrebbe mai viste.

Ed ecco un secondo, disorientante passaggio: «Se vogliamo evitare il rischio di una stanca ripetizione, il Giorno della Memoria potrà, dovrà (...) avere un’ottica innanzitutto e prevalentemente italiana che la stessa data del 27 gennaio, con il riferimento ad Auschwitz che essa implica, non aiuta ad assumere (...). Altri sono i luoghi e altre sono le date che parlano e devono parlare alle giovani generazioni della persecuzione agli ebrei italiani». Gli autori elencano, oltre ai campi italiani, il Ghetto di Roma e la Camera dei deputati dove tanta parte della tragedia è accaduta «per superare gli stereotipi, le visioni rassicuranti». E concludono: «Su questo sarà bene riflettere il prossimo 27 gennaio».

Su come tutto è cominciato, e, alla fine, con tutti i suoi limiti, si è realizzato, affido un chiarimento importante (ma che era certo conosciuto dagli autori dell’articolo) al professor Robert F.C.Gordon (Modern italian culture, University of Cambridge) citando dal suo libro The Holocaust in Italian Culture ( L’Olocausto nella cultura italiana, pubblicato da Stanford University Press): «Nei tardi anni Novanta Furio Colombo e altri hanno cominciato a sostenere la necessità di istituire in Italia un giorno nazionale della memoria dell’Olocausto. (...) Alla fine il giorno scelto è stato il 27 gennaio, data della liberazione del campo da parte dei Sovietici e il più grande simbolo dell’orrore della soluzione finale. Ma Furio Colombo ha continuato a insistere su una data italiana, una data che appartenesse alla storia italiana e alla storia degli ebrei italiani. La sua data era il 16 ottobre 1943, quando, lui diceva, la soluzione finale è stata portata nel cuore di Roma e ha mostrato e confermato la collaborazione fra tedeschi e fascisti» (pag. 97 ).

Non ho mai incontrato Robert Gordon. Ma ciò che scrive era pubblico a quel tempo in Italia, e gli argomenti si incrociavano sui giornali e in televisione. Tanto che lui può scrivere: «Si è espresso bene Colombo, quando inizia la sua campagna per il Giorno della Memoria e dice: “La Shoah è un delitto italiano”» (pag. 179).

Molto importante, per me, è la presa di posizione di Tullia Zevi, allora presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche in Italia, che mi ha chiesto di aderire alla proposta del 27 gennaio, come data capace di contenere il senso europeo della tragedia. Alla fine - il giorno dell’approvazione unanime della legge alla Camera - ho potuto dire ai miei colleghi ciò che Ricardo Franco Levi e Alberto Melloni vogliono che sia il senso del Giorno della Memoria: «In quest’Aula in ciascuno dei nostri seggi sedeva qualcuno che ha votato sì alle leggi di persecuzione dei cittadini italiani ebrei. Io vi chiedo di votare sì, adesso, dagli stessi seggi, sul Giorno della Memoria. Non potremo cambiare neppure in un dettaglio il passato. Ma avremo detto ai più giovani che sappiamo che cosa è accaduto in quest’Aula». (Cito dai verbali).

Mi sono illuso per un momento che il Parlamento fosse una macchina del tempo, capace di toccare il passato. Non lo è. È poca cosa il Giorno della Memoria. Ma esiste. Esiste in Italia.

*

-  Giornalista e scrittore
-  Ex parlamentare pd


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