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Storiografia

FASCISMO E LEGGI PER LA DIFESA DELLA RAZZA (1938). De Felice, Mussolini, e la "percentuale" del 1932. Un saggio di Giorgio Fabre, in "Quaderni di storia", riapre la questione. Una nota di Roberto Roscani - a cura di pfls

domenica 11 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Trattamento diverso De Felice riservò ad altri documenti sul razzismo come ad esempio le carte inviategli da Marcello Ricci, uno degli estensori del Manifesto della razza (le consegnò per la cura e la pubblicazione ad un suo allievo, Mario Toscano, essendo lui ormai gravemente malato). Ma Razza e percentuale no. Eppure (o forse per questo) era proprio il testo che lo avrebbe costretto ad una revisione radicale della tesi di fondo che lo storico ha costruito attorno al tema del (...)

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> FASCISMO E LEGGI PER LA DIFESA DELLA RAZZA (1938). ---- Prima e dopo la Shoah: tutte le responsabilità italiane (di Frediano Sessi).

martedì 25 gennaio 2011

Prima e dopo la Shoah: tutte le responsabilità italiane

di Frediano Sessi (Corriere della Sera, 25.01.2011)

Alcuni storici sostengono oggi la necessità di riscrivere la storia della persecuzione e dello sterminio degli ebrei d’Europa in modo «integrato» , mettendo insieme documenti d’archivio di parte nazista e fascista, che rendano conto dei fatti prodotti dagli esecutori e dai loro apparati militari e civili, e la voce delle vittime, non solo sulla base delle testimonianze postbelliche (deposizioni nei tribunali, interviste, memorie ecc.); ma soprattutto utilizzando diari, lettere, annotazioni scritte durante lo svolgersi degli avvenimenti. Così ha fatto recentemente Saul Friedländer (con il suo Gli anni dello sterminio, Garzanti 2009), restituendo al lettore uno sguardo sulla storia più coinvolto, perché dentro le parole, le paure, i drammi e la vita in generale di chi non poteva prevedere forse nemmeno il domani.

Ed è certo questo un modo di fare la storia che si oppone a coloro che vorrebbero riscrivere la vicenda del nazismo e del fascismo dando voce solo ai persecutori (siano essi semplici soldati SS o ufficiali e alti gerarchi). Così accade che lo spazio aperto per questa storia vista e ricostruita con gli occhi e la voce delle vittime sia ancora molto ampio, per qualità dei racconti e delle ricostruzioni, ma soprattutto per la possibilità offerta al lettore di cogliere appieno il «sentimento» degli accadimenti, nella loro profonda e articolata complessità. Mario Avagliano e Marco Palmieri, con il nuovo libro Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945 (Einaudi, pagine 388, € 15) si collocano in questo solco della ricerca. Non solo: il loro libro estende il «dovere della memoria» a tutto il periodo della persecuzione, dalle leggi razziste del 1938 alla liberazione dei lager e al ritorno dei deportati del 1945.

La caduta nel cosiddetto «cono d’ombra della Shoah» dell’Italia viene riportata alla fase della persecuzione dei diritti (quando nel 1938 gli ebrei italiani persero la loro cittadinanza e le possibilità di vivere in patria come italiani), in stretta continuità con quella, seguita all’ 8 settembre del 1943, della persecuzione delle vite. Un continuum storico che accusa il fascismo non solo nella sua espressione rinata sotto la forma della Repubblica sociale italiana. Le lettere, i diari, le annotazioni private, scritti per lasciare una traccia degli avvenimenti (ai famigliari dispersi, agli amici) e del proprio passaggio in terra (per quegli ebrei con destinazione Auschwitz posti di fronte a una deportazione che si preannunciava fin da subito foriera di una grave minaccia alla vita) rendono con forza, evocativa ed emotiva, il trascorrere dei minuti e dei giorni di quei terribili anni. E si coglie sia l’illusione di un possibile cambiamento (per coloro che videro nelle leggi razziste del 1938 un accanimento che sperarono non avesse un seguito concreto e tanto meno drammatico), sia il dramma di una lacerazione con la comunità di una patria che non riconosceva più i suoi figli di «razza ebraica» ; sia la disperazione di chi, pur nella scelta della Resistenza, si percepiva diviso, non più capace di progetti per il futuro, anche quando la morte non spaventava e prevaleva il coraggio della gioia.

I documenti «privati» pubblicati da Avagliano e Palmieri, in gran parte per la prima volta, o recuperando testi per lo più introvabili e dispersi, ci propongono un autoritratto della vita degli ebrei sotto il fascismo a tinte forti.

Suddivisi in capitoli a carattere tematico o cronologico, consentono anche di ripercorrere in modo agevole e puntuale l’intera storia della persecuzione antiebraica in Italia tra il 1938 e il 1945; e rimandano il lettore, direttamente, senza mezze misure alle colpe del fascismo italiano, a partire dalla campagna di propaganda antisemita, fino alla caccia all’uomo, che fece seguito all’istituzione dei campi di internamento fascisti, e alla collaborazione diretta con i nazisti negli arresti e nelle deportazioni. Tra gli altri capitoli, quello riferito agli ebrei nella Resistenza, insieme a quello della partenza verso i lager e al difficile ritorno alla vita, ci sembrano fortemente carichi di suggestioni e di riflessioni con richiami all’attualità. Molto utile l’introduzione storica che traccia, riferendosi a una ampia bibliografia, una sintesi dei maggiori avvenimenti che portarono il fascismo a collaborare allo sterminio nazista.


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