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IL VATICANO E’ ORMAI SOLO UNA MACCHINA DA GUERRA CONTRO OGNI ECUMENISMO E CONTRO OGNI TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE. SCOMUNICATO IL TEOLOGO SALVADOREGNO, JON SOBRINO. Una nota di Sergio Grande e la lettera di AUTODIFESA DI JON SOBRINO - a cura di pfls

Una posizione che potrebbe portare prossimamente alla scomunica di San Francesco!!!
sabato 28 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] prima le condanne verbali che aprono poi la strada alle aggressioni fisiche o ai veri e propri omicidi, come è successo in America Latina con i tanti martiri della teologia della liberazione a cominciare da Oscar Romero. Violenza fisica di fatto autorizzata dalla violenza verbale, dall’assolutezza della condanna delle idee che trova sempre chi si sente poi autorizzato a passare dalle parole ai fatti, sentendosi legittimato da cotante prese di posizione. Senza voler dimenticare che nei (...)

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> IN MEMORIA DI MONSIGNOR ROMERO --- A chi gli raccomandava «prudenza, prudenza», Romero rispondeva sereno: «Ma al massimo potranno farmi fuori. E con questo?» (di Igor Man -Romero, beato per la libertà) .

venerdì 13 novembre 2009

La Stampa, 13/11/2009

-  IL VECCHIO CRONISTA

Romero, beato per la libertà

di IGOR MAN

Monsignor Vincenzo Paglia, arcivescovo di Terni, è appena tornato dal Salvador. Laggiù in quel Paese di variopinta bellezza, i salvadoregni scendono oramai in piazza da mesi. Che vogliono? Semplicemente vogliono dare un’accelerata al processo di beatificazione di Monsignor Oscar Arnulfo Romero. E su questo argomento che abbraccia amore e liturgia scendono periodicamente in piazza «per esigere che lo Stato chieda pubblicamente perdono per la morte assassina di Monsignor Romero». Da bravo diplomatico, Monsignor Paglia dice e non dice cercando di rasserenare un po’ tutti.

Romero venne nominato Arciprete di San Salvador col placet delle 14 famiglie salvadoregne che lo consideravano un «prete allineato». Ma una lunga ricognizione di fedeli di sua fiducia lo convinse a calarsi nella realtà - vera - e fu così che la sua omelia domenicale assunse il ruolo d’una denuncia, invero cristiana, d’un atto d’accusa dei parafascisti di Arena. In breve: sotto la spinta di una opinione popolare sempre più forte, l’omelia di Monsignor Romero divenne una sorta di appuntamento della speranza, una denuncia coraggiosa degli intrallazzi del potere. Mai s’era vista, in Salvador, la cattedrale strapiena, mai la denuncia dell’officiante fu così partecipata. Il piccolo ufficio di Romero in cattedrale si trasformò in succursale della Posta.

A chi gli raccomandava «prudenza, prudenza», Romero rispondeva sereno: «Ma al massimo potranno farmi fuori. E con questo?». Ubriachi d’odio, i neofascisti di Arena decisero in un convegno mafioso di «spegnere la candela». E la morte di Romero fu segnata. Il 24 di marzo del 1980, il maggiore d’Aubuisson e due sicari irruppero nella cappella d’una clinica privata. Monsignor Romero non batté ciglio e proprio mentre elevava l’ostia della comunione, l’assassino sparò. Un solo colpo, una sola cartuccia a centrare la vena jugulare di Don Romero. Il sacerdote ripiegò su se stesso nel vano tentativo di proteggere l’ostia - e con essa di tra le dita crollò. Il suo sangue contadino macchiò i paramenti.

La morte di Monsignor Romero fu il preludio, il lungo preludio del ritorno. Semplicemente alla libertà. Teoricamente la guerra prolongata è uscita dalla porta di servizio ma non è in fatto finita. E’ un Paese martire il Salvador poiché se è vero che non si combatte più e c’è un Parlamento eccetera, è vero altresì che a comandare son sempre le 14 famiglie, abilissime nel perpetuare una sorta di medio-evo postmoderno dove imperano i signori e i campesinos faticano, faticano sempre, in cambio di scarsa mercede. E lenta, appare la giustizia sociale.

Nella sua ultima omelia in cattedrale, Monsignor Romero così concluse, la voce strozzata dall’emozione: «Gli Stati Uniti mettono le armi. L’Urss mette le armi. Il Salvador mette i morti. In nome di Dio: lasciateci soli». Il giorno dopo, il 24 di marzo del 1980, il maggiore d’Aubuisson lo uccideva, all’Elevazione.


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