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EU-ROPA. Memoria della libertà e Storia della liberazione...

PER LA SPAGNA DEMOCRATICA (ED EV-ANGELICA, NON "CATTOLICA"): LA "LEY DE IGUALDAD"!!! DONNE E UOMINI: NOI "GENEREMOS ACCIONES"!!! Zapatero dice: «Da sola giustifica la legislatura» - a cura di Federico La Sala

venerdì 7 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il testo è stato approvato in via definitiva dal parlamento spagnolo con l’astensione del centrodestra, che ha criticato in particolare la parità elettorale (non più del 60 per cento e non meno del 40 per cento per ciascun sesso). Che non si tratti di "quote rosa" ma del raggiungimento di una parità effettiva, lo si capisce già dalle percentuali fissate intorno al "fifty-fifty". E contestate dall’opposizione di centrodestra [...] (...)

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> PER LA SPAGNA DEMOCRATICA (ED EV-ANGELICA, NON "CATTOLICA"): LA "LEY DE IGUALDAD"!!! ---- Via alla Controriforma che cancella l’era Zapatero (di Omero Ciai).

giovedì 16 febbraio 2012


-  Spagna.
-  Dall’aborto ai matrimoni gay fino all’istruzione e all’ambiente I ministri del centrodestra fanno a gara per il ritorno al passato

-  Via alla Controriforma che cancella l’era Zapatero
-  Dopo le elezioni di novembre i "popolari" hanno la maggioranza assoluta dei seggi

-  di Omero Ciai (la Repubblica, 16.02.2012)

Non solo cancellare Zapatero, e in fretta, ma se possibile andare anche più a destra di quello che fecero gli ultimi governi populares, quelli di Aznar, negli anni Novanta. Sembra essere questa, a meno di due mesi dall’arrivo del nuovo governo di Mariano Rajoy in Spagna, la strategia che ispira le "controriforme" avviate da diversi ministeri. Non solo aborto dunque, ma anche istruzione, ambiente, televisione, giustizia, nucleare, pillola del giorno dopo, e magari anche legge sul franchismo e memoria storica grazie alla maggioranza assoluta dei seggi.

Dopo i temi più urgenti, bilancio e disoccupazione, sui quali Rajoy è già intervenuto tradendo qualche promessa fatta durante la campagna elettorale - ha aumentato le tasse e reso più facili e meno costosi i licenziamenti per le imprese - il neogoverno si concentra sul resto per mettere in pratica i cambiamenti che piacciono di più al suo elettorato. In prima linea la riforma della legge socialista sull’aborto, quella che abbassa l’età per l’interruzione della gravidanza fino a sedici anni, senza la necessità di avere il consenso dei genitori e senza dover specificare motivo alcuno.

Il progetto conservatore, già chiarito dal ministro della Giustizia Gallardón, vuole tornare al 1985, imponendo alle donne la possibilità di abortire soltanto in alcuni casi, come la violenza sessuale o i rischi di malformazione per il feto, e sempre specificando un "motivo" con il consenso del medico. Un salto indietro di un quarto di secolo.

Sull’altro chiodo fisso dei vescovi - i matrimoni gay - invece il centrodestra spera che la legge venga cancellata dalla Corte Costituzionale ed aspetterà ad intervenire finché i magistrati non si pronunceranno sui ricorsi. Ma lo spettro delle novità annunciate dai ministri conservatori è più ampio e preoccupante. Il ministro dell’Ambiente vuole cambiare "in modo profondo" la legge che vieta di costruire a pochi metri dal mare lungo le coste spagnole oltre ad evitare la chiusura di una delle centrali nucleari più vecchie e abolire gli incentivi sulle rinnovabili. Il ministro dell’Istruzione vuole sostituire la materia "cittadinanza" perché è un corso che include argomenti che «spettano soltanto all’educazione dei figli nella famiglia», ridurre di un anno il Liceo, e cambiare i programmi delle scuole pubbliche. Il ministro della sanità vuole eliminare dalla farmacie la pillola del giorno dopo perché «è uguale ad un aborto».

Non sfugge alle premure del nuovo governo neppure il Consiglio superiore della magistratura. Anni fa socialisti e popolari raggiunsero un accordo per evitare che fosse composto solo da magistrati di destra, componente ancora largamente maggioritaria (come s’è appena visto nella durissima condanna che ha esautorato Garzón). Grazie a quel compromesso che serve a bilanciare la sua composizione politica, il Consiglio viene eletto sulla base di 36 nomi proposti dai magistrati, dodici dei quali vengono poi votati dal Parlamento. Ma presto non sarà più così.


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