ANALISI
Gli scienziati rifiutano le donne
EUGENIA TOGNOTTI, UNIVERSITA’ DI SASSARI (La Stampa, 21/3/2007)
"Le europee non potranno aspettarsi di raggiungere la parità con gli uomini fino al 2050". A denunciare il lentissimo passo delle donne nella scienza accademica è Gerlind Wallon, «programme manager» della «European Molecular Biology Organization», impegnata a promuovere le bioscienze e l’accesso delle donne alla ricerca, al centro, il 7 maggio, della Conferenza «Women in Science» di Heidelberg.
Desolanti i numeri della sottorappresentazione femminile. Per giustificare la quale, taluni, come l’ex rettore di Harvard, invocano presunte «innate differenze nell’abilità scientifica» tra i due sessi. Così, se è in aumento la percentuale delle laureate, ai gradi più alti della docenza arriva appena il 5% e cala ancora per ambiti come Fisica e Ingegneria. Si tratta di fenomeni di autoesclusione e di esclusione. Legati, questi, a diversi fattori: la selezione basata non sul merito, ma su lobby, i paradigmi di valutazione elaborati da uomini che non tengono conto delle caratteristiche di genere, la mancanza di obiettività nel processo di selezione delle pubblicazioni che premia spesso il numero e non l’originalità. Un peccato, ha scritto Peter Lawrence, biologo di Cambridge: la scienza sarebbe servita meglio da una maggiore presenza delle donne. Senza contare che la scarsità di scienziate priva le più giovani di modelli di ruolo al momento di scegliere la loro carriera.