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"Risus Paschalis"(M. C, Jacobelli) e "Amore più forte di Morte"(Cantico dei cantici: 8.6, trad. G. Garbini)!!!

QUESTIONE ANTROPOLOGICA. E’ lecito e ancora possibile affermare una verità universale sul genere umano? "J’accuse" di René Girard. L’incomprensione della lezione di Freud (Marx e Nietzsche) lo spinge ad un’apologia del cattolicesimo costantiniano e dell’ideologia "papa ratzi-stica"!!! Il cristianesimo non è un cattolicismo!!! - a cura di Federico La Sala

martedì 20 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Secondo Girard, oggi stiamo perdendo di vista anche un’altra funzione antropologica, quella del matrimonio. “Una istituzione precristiana e valorizzata dal cristianesimo. Il matrimonio è l’indispensabile organizzazione della vita, legata alla richiesta umana di immortalità. Creando una famiglia, è come se l’uomo perseguisse l’imitazione della vita eterna. Ci sono stati luoghi e civiltà in cui l’omosessualità era tollerata, ma nessuna società l’ha messa sullo stesso piano (...)

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> QUESTIONE ANTROPOLOGICA. E’ lecito e ancora possibile affermare una verità universale sul genere umano? "J’accuse" di René Girard. L’incomprensione della lezione di Freud (Marx e Nietzsche) lo spinge ad un’apologia del cattolicesimo costantiniano e dell’ideologia "papa ratzi-stica"!!! Il cristianesimo non è un cattolicismo!!! - a cura di pfls

martedì 27 novembre 2007

Girard: sperare oltre l’apocalisse

«Va ribaltato lo schema di von Clausewitz sulla guerra necessaria: ci porterebbe all’olocausto. Ma per questo serve il cristianesimo: la religione contro la violenza, come ha ricordato papa Ratzinger a Ratisbona»

DA PARIGI DANIELE ZAPPALÀ (Avvenire, 27.11.2007)

«Il genio di Clausewitz è nell’aver anticipato in modo inconsapevole una legge divenuta planetaria». Una legge terribile che rischia oggi più che mai di condurre l’umanità nel fondo di un baratro, sostiene il grande antropologo francese René Girard nel suo ultimo saggio Achever Clausewitz, in forma di dialogo con l’amico ed editore Benoît Chantre già al centro di un intenso dibattito in Francia, anche per la radicalità e il carattere a tratti cupo delle tesi sviluppate.

Fin dagli anni Sessanta, quando comparve Menzogna romantica e verità romanzesca, ogni opera di Girard è una sorta di evento. Ma quest’ultimo saggio è ben diverso dalle avvolgenti galoppate esegetiche, fra grande letteratura sacra e profana, che hanno reso celebre l’antropologo. A chiarirlo, fin dalle prime righe introduttive, è lo stesso Girard: «Il presente libro è un libro strano. Si presenta come un’escursione sul fronte della Germania e dei rapporti franco­tedeschi nel corso degli ultimi due secoli. Esso avanza allo stesso tempo cose mai dette con la violenza e la chiarezza che esigono. La possibilità di una fine dell’Europa, del mondo occidentale e del mondo nel suo insieme. Questo possibile è oggi divenuto reale. È dire se si tratta di un libro apocalittico».

Parole terribili che anticipano tesi terribili, sia pur fortemente temperate nella parte finale dal senso della speranza cristiana mai esternato prima da Girard con tanto impeto. È proprio alla fine che il testo prende a tratti le parvenze dell’intimo diario, quasi del testamento intellettuale, di un credente: «Tutti i miei libri sono stati scritti nell’orizzonte cristiano. È la mia conversione che mi ha messo sulla pista mimetica ed è la scoperta del principio mimetico che mi ha convertito».

Dall’inizio alla fine, il saggio sottende proprio la celebre ’teoria mimetica’ di Girard, quella secondo cui l’abbandono dello stato animale da parte dell’uomo è legato a una straordinaria capacità di imitazione dei propri simili. La stessa articolata teoria che esplora i meccanismi arcaici del sacro, fondati sul sacrificio, per poi evidenziare l’inaudita novità rispetto ad essi della Rivelazione cristiana.

Ma questa volta, per Girard, non si tratta di trovare segni del principio mimetico nelle narrazioni bibliche o romanzesche. L’antropologo si dice fin dalle prime pagine ’folgorato’ dalla lettura del celebre trattato militare Della Guerra: l’opera a cui l’ufficiale prussiano Carl von Clausewitz aveva dedicato gli ultimi anni della propria vita e che sarà pubblicata solo postuma, nel 1832.

È questa lettura che offre a Girard l’occasione di ’calare’ gli assiomi della propria teoria mimetica nei meandri più tormentati della storia europea, a cominciare dalla ’rivalità mimetica’ all’insegna della violenza che all’epoca napoleonica contagiò in modo fulminante Prussia e Francia. Lo stesso virus che avrebbe poi partorito due guerre mondiali sul suolo europeo. La spaventosa ’legge planetaria’ trovata da Clausewitz è proprio quella del ’duello’ e della violenza che si autoalimenta ciecamente fino a vanificare ogni possibile ’contenimento’ politico o diplomatico.

Girard vuole dunque ’finire’ Clausewitz, nel duplice senso di completarne il pensiero per rivelarne l’orribile attualità all’epoca del possibile olocausto atomico, ma anche di «dare un colpo di grazia» a questa stessa logica dell’orrore che la forza della Rivelazione cristiana può ancora arginare.

Nella turbinosa argomentazione di Girard, Dante finisce per ’dialogare’ col grande lirico tedesco Friedrich Hölderlin, Hegel con Pascal, Baudelaire con Heidegger e tanti altri. Ma sulla ’danza’ girardiana nutrita di illuminanti corrispondenze culturali, domina un duplice pressante sentimento. Da una parte, il senso d’urgenza verso le catastrofi annunciate ad esempio dall’odierna rivalità fra Stati Uniti e Cina, così come dall’esplosione del terrorismo di matrice islamica: in particolare, «con la novità totale della situazione in cui siamo entrati dopo l’11 settembre 2001». E dall’altra, la speranza del cristiano «nella forza morale e storica della Chiesa, fondata sulla ’verità fondamentale’ di cui è portatrice».

Dice infatti Girard: «Di fatto, penso che l’idea dell’Europa si è rifugiata in Vaticano, più che a Parigi, Berlino, Vienna o Mosca», difendendo così la convinzione che l’autentica cultura europea sia oggi più che mai intrisa del messaggio cristiano.

L’antropologo sottolinea poi a più riprese il carattere storico, nel segno della riconciliazione col mondo ebraico, della visita di Giovanni Paolo II in Terra Santa «che chiude il secondo millennio dell’era cristiana».

Sul finire, un fraseggio illuminato dalla speranza cristiana ruba sempre più spazio ai toni ’apocalittici’ dell’intellettuale, convinto di aver intravisto il peggio a venire dietro le tesi di Clausewitz. Un appassionato paragrafo è dedicato all’analisi del ’Discorso di Ratisbona’ di Papa Ratzinger, di cui Girard difende la coerenza e sottolinea il carattere profetico: «Benedetto XVI ha detto ciò che deve dire un Papa, e l’ha fatto con coraggio. Ha detto che alla guerra della ragione contro la religione potrebbe succedere quella della religione contro la ragione, se non vi prestiamo attenzione». E conclude: «Completare Clausewitz significa investirsi anima e corpo in questa guerra essenziale che la verità dichiara alla violenza».


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