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In questo Granel di sabbia, il qual terra ha nome

LA GINESTRA O IL FIORE DEL DESERTO. IL "TESTAMENTO" DI GIACOMO LEOPARDI - a cura di Federico La Sala

E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce (Gv.: III, 19).
venerdì 27 settembre 2019 di Maria Paola Falchinelli
Giacomo Leopardi (Recanati 1798 - Napoli 1837) "filologo ammirato fuori d’Italia / scrittore di filosofia e di poesie altissimo / da paragonare solamente coi greci": cosi’ nella lapide dettata da Pietro Giordani ("perfetta", amava dire il nostro amico Annibale Scarpante, "a cui solo
aggiungeremmo: eroico combattente per la dignita’ umana,
fedele al vero e al giusto, amico della nonviolenza").
LA VIA DI KANT: USCIRE DALLA CAVERNA, E NON RICADERE NELL’ILLUSIONE DI “DIO” (...)

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> LA GINESTRA O IL FIORE DEL DESERTO. IL "TESTAMENTO" --- Leopardi e la Restaurazione: Metternich, Ratzinger, e Martini. Ricordi di un archeologo, Antonio Giuliano.

lunedì 25 gennaio 2016

Antonio Giuliano

Ricordi di un archeologo

“Per tutta la vita ho studiato il passato mi sento un esodato dalla tecnologia”

colloquio con Antonio Gnoli (la Repubblica, 24.01.2016 - ripresa parziale))

[...] Le competenze, intendo le sue, sono state ampie. Le ha vissute con più noia o curiosità?

«Forse entrambe. È vero mi sono occupato di tante cose: del collezionismo federiciano e della Restaurazione in Francia e in Italia nella fase post-napoleonica. Ho studiato attentamente due figure in particolare: Stendhal e Leopardi. Di Leopardi, pochi lo sanno, si occupò il cancelliere Metternich».

È strano questo interessamento.

«Curioso. Metternich era un lettore di Heine. In privato faceva il sovversivo; in pubblico domava le rivoluzioni. Si rivolse al ministro di polizia chiedendogli informazioni su Leopardi, il quale era in mezzo a contrasti ecclesiastici e considerato un pericoloso giacobino. L’informativa giunse tre anni dopo. Nel frattempo Leopardi era morto. Metternich poté leggere in quella nota la prima biografia compiuta del nostro grande poeta. In fondo non tutti i mali vengono per nuocere».

La Chiesa lo aveva messo all’indice?

«Vietò la lettura delle Operette morali. Fu Monsignor Tizzani - lo stesso a cui il Belli affidò i suoi Sonetti perché li bruciasse e per fortuna non lo fece - il più oltranzista e reazionario. Ricordo che quando chiesi di consultare i documenti in Vaticano, Ratzinger si oppose. Fu grazie al Cardinal Martini che potei aggirare il divieto».

Cosa è stata la Restaurazione in Italia?

«Qualcosa che si è incistata a livello quotidiano. La Restaurazione non fu imposta dall’esterno, è nel bagaglio degli italiani: soprattutto per eredità della Chiesa. Siamo un paese piccolo borghese a vocazione cattolica che ogni tanto ha qualche alzata di capo. Insomma vecchio. Di più: senile». [...]

*

Giuliano si iscrive alla facoltà di Lettere a Roma negli anni Quaranta. Tra i suoi docenti ci sono Mario Praz ( foto sotto) e Ranuccio Bianchi Bandinelli di cui, da allievo, diventa stretto collaboratore. Perfeziona la formazione in Germania e Grecia Dal 1967 insegna all’Università, prima a Genova e poi a Roma. È stato redattore dell’Enciclopedia dell’Arte Antica e ha diretto l’Enciclopedia Archeologica.
-  Dal 2001 è membro dell’Accademia dei Lincei Ha studiato la cultura del mondo antico fino al periodo normanno e federiciano. Tra gli oggetti dei suoi studi, anche l’opera e la figura di Giacomo Leopardi, Stendhal e il periodo storico della Restaurazione in Italia
-  Tra i saggi pubblicati, Arte greca ( 1986-87); Storia dell’arte greca (1989, 1998); Studi normanni e federiciani (con altri, 2003); Giacomo Leopardi e la Restaurazione: nuovi documenti (1998)


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