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Economia, politica, e società ...

L’ITALIA DEL LAVORO PRECARIO. QUESTIONI DI VITA: UN AGGIORNAMENTO. LAVORATORI ATIPICI, A TERMINE, PRECARI, IPER-PRECARI. "OCCUPATI" E "SCADUTI": TOTALE, QUATTRO MILIONI. Un "resoconto" (da uno studio dei dati dell’Istat e dell’Isfol) di Federico Pace - a cura di pfls

sabato 24 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Ma cosa si può fare per rendere meno difficile l’alternanza tra periodi di occupazione e periodi di non occupazione? Per Mandrone si deve partire soprattutto da un miglioramento dei servizi di intermediazione. “Servizi pubblici in primo luogo ma anche privati al fine di minimizzare i tempi di non occupazione. Investire in formazione durante tutta la vita lavorativa, per “essere sempre pronti “ per la domanda del mercato. Avere garanzie sulla continuità del reddito e (...)

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> L’ITALIA DEL LAVORO PRECARIO. --- «Indigniamoci». Giornata di protesta collettiva.Rabbia dei precari 4 giorni di proteste. In collegamento con Spagna e Grecia, anche in Italia esplode la rivolta degli invisibili

sabato 18 giugno 2011

Rabbia dei precari 4 giorni di proteste. In collegamento con Spagna e Grecia, anche in Italia esplode la rivolta degli invisibili

Manifestazione a Montecitorio

-  Domani anche i precari italiani partecipano alla giornata di protesta collettiva
-  La rivolta di piazza andrà avanti fino al 22, giorno in cui si approva il decreto sviluppo
-  «Indigniamoci», in piazza la parte migliore dell’Italia

-  Come nel resto d’Europa, domenica 19 giugno anche l’Italia vivrà la sua giornata d’indignazione collettiva. E a proclamarla è la classe più sfruttata, tenuta ai margini della società: i precari.

di Luciana Cimino (l’Unità, 18.06.2011)

Come nel resto d’Europa, domenica 19 giugno anche l’Italia vivrà la sua giornata d’indignazione collettiva. E a proclamarla è la classe più sfruttata, tenuta ai margini della società e da qualche giorno anche vilipesa dal governo: i precari. In connessione con quanto avverrà lo stesso giorno nelle piazze greche, spagnole e francesi che protesteranno contro la gestione della crisi economica mondiale, dalle ore 18 piazza Montecitorio a Roma e, per ora, piazza Mercanti a Milano si uniranno alla lotta promossa dai movimenti europei.

Davanti al Parlamento, dunque, si ritroveranno i lavoratori precari che si riconoscono intorno ai punti di San Precario, quelli auto organizzati della Pubblica Amministrazione, i giornalisti precari, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo in protesta che proprio in settimana hanno occupato lo storico teatro Valle. «Verremo da tutta Italia in rappresentanza degli circa 150 mila precari della scuola - spiega Francesco Cori, del Coordinamento precari scuola - porteremo le tende e un camper, puntiamo ad andare avanti fino al 22». E cioè il giorno dell’approvazione del decreto sviluppo.

Contestata è la norma del decreto che in sostanza abolisce la possibilità di ricorso da parte dei precari, previsto invece dalla normativa europea. «È una cosa gravissima continua Cori in questo modo non esiste nessun principio che sancisce la fine del precariato, al contrario si stabilisce che può durare in eterno. Il decreto sviluppo attacca noi della scuola ma riguarda i precari in generale. Ma protestiamo già da oggi anche contro tutte le manovre fatte a danno le scuola pubblica». Il giorno dopo, “il clou” della protesta. «L’assemblea poi deciderà se rimanere a oltranza in piazza», dice Rafael di San Precario.

Ad acuire la tensione, poi, l’intervento del ministro Brunetta. Quel «voi siete l’Italia peggiore» all’indirizzo dei precari, pronunciato qualche giorno fa e rilanciato in maniera esponenziale dai social network, ha fatto saltare il coperchio a una pentola che ribolliva da mesi. «La nostra grande visibilità in questo momento ci consegna la responsabilità di lanciare la piazza dell’indignazione precaria. Su web e social network ci siamo ripresi un diritto di parola negato, adesso ci incontriamo per dare corpo e anima alla nostra indignazione contro la precarietà delle nostre vite».

In piazza ci sarà anche Maurizia Russo Spena, la precaria dell’agenzia del Ministero del lavoro, Italia Lavoro, che con il suo intervento al convegno ha scatenato la reazione scomposta di Brunetta: «Stiamo puntando in alto. Non ci basta avere un lavoro retribuito chiediamo la dignità, l’accesso ai servizi e di partecipare. Abbiamo deciso dopo l’intervento del ministro di legarci ad alte realtà di precariato e vittime della crisi per rilanciare la protesta e parlare precarietà dell’esistenza non solo del lavoro», commenta. Ma la giornata dell’indignazione vuole essere soprattutto un messaggio di sfratto per Berlusconi, con firma dei precari. «Il 21 il Parlamento è chiamato a votare la fiducia da questo governo sfiduciato inequivocabilmente e dal basso dalla maggioranza delle cittadine e dei cittadini con il voto referendario - si legge nell’appello Proponiamo all’Italia precaria l’assedio sociale e civile del Parlamento. Perché la sfiducia che abbiamo già lungamente espresso a questo governo e alle politiche che ovunque vogliono far pagare ai molti la crisi di pochi, si imponga definitivamente».


Tagli poco istruttivi

Il ministero manda a casa 20 mila insegnanti e le scuole non potranno garantire molti servizi

di Chiara Paolin (il Fatto, 18.06.2011)

Anche stamattina qualcuno andrà in sala professori e dirà: io sciopero. Ma saranno pochi e stanchi, perché ormai la scuola è un campo di battaglia dove le vittime cadono a decine di migliaia e nessuno riesce più a capire quale possa essere la forma di protesta più utile. In Liguria, nel Lazio, in Piemonte, i sindacati di base tengono duro e rallentano gli scrutini, ma è una lotta sempre più disperata dal momento che la prospettiva è chiara: indebolire il comparto pubblico per far risaltare sempre più le prestazioni - a pagamento - dei privati. “Abbiamo capito tutti come funziona ormai - spiega Barbara Battista, insegnante di informatica in un istituto tecnico e sindacalista Usb -. Negli ultimi tre anni sono stati eliminati 87 mi-la insegnanti - di cui 20 mila sono l’ultima tranche di cui ha parlato ieri il Fatto - e 45 mila tecnici, ma il guaio vero è un altro: nello stesso periodo ci siamo persi 68 mila posti a tempo determinato. Cioè, contrariamente a quanto sempre promesso da Gelmini e Tremonti, non si è affatto deciso di intervenire sui precari (che calano solo dell’1 per cento) ma sui ruoli stabili. Dal 2005 al 2015 avremo circa 300 mila pensionamenti: quanti di questi diventeranno nuove assunzioni? Per ora, nessuno”. Un duro colpo all’occupazione, in un settore dove lo Stato non ha mai previsto incentivi o cassa integrazione. E soprattutto un disagio che ricade dritto dritto sugli utenti. “Al Sud poi non ne parliamo, ci sarebbe da ridere se non fosse che ci vanno di mezzo i ragazzi - dice Santo Molino, preside del polo scolastico di Librino, quartiere popolare di Catania -. Noi siamo l’unico istituto della provincia che per l’anno prossimo avrà confermate le classi di orario prolungato, ma al momento ho solo la certezza della fascia pomeridiana e non del corpo docente. Cioè mi dicono: puoi continuare a tenere gli alunni a scuola, ma non sappiamo ancora chi si occuperà di loro. Però in provincia ci sono 260 insegnanti di ruolo senza più cattedra: li useranno come tappabuchi, e sono tutti professionisti eh, mica ragazzini. Qualcuno arriverà anche da noi, almeno spero”.

ESEMPI concreti: gli istituti tecnici, invece di 36 ore di laboratorio, ne faranno 30. Quindi, migliaia di insegnanti diventano inutili. Oppure: classi accorpate da 28 studenti, passando da tre sezioni a due, e vai coi tagli. Oltretutto, se gli alunni sono più di 20, diventa impossibile inserire un disabile. L’ultimo caso, pochi giorni fa, in una scuola elementare del centro di Roma: Antonella non trovava posto in nessuna classe vicino casa, e il dirigente scolastico, temendo un’azione legale al Tar, ha ceduto riducendo a 20 una scolaresca (e ributtando sulle altre classi i 6 bimbi di troppo). Il Coordinamento delle Scuole elementari di Roma è furibondo: “A fronte di un aumento di nuove iscrizioni in città di 1.636 alunni, sono state tagliate 111 classi già funzionanti e le nuove richieste di tempo pieno (52 classi) non sono state soddisfatte - spiega una nota -. Nella quasi totalità delle scuole di Roma e provincia non sono stati assegnati gli insegnanti specialisti di Inglese. I docenti di sostegno in organico di diritto sono stati assegnati con un rapporto di 1 ogni 4 alunni. A ogni istituzione scolastica è stato ridotto l’organico docenti di almeno una unità, a prescindere dalle classi assegnate”. Per questo il coordinamento invita tutti i genitori a inviare cartoline poco vacanziere al ministero dell’Istruzione specificando che “La scuola è un bene comune, come l’acqua”.

“NON SO PER quanto” insiste Barbara Battista, già pronta alla prossima denuncia. Consegnata direttamente al Senato: “La settimana scorsa ci hanno convocato per una consultazione e noi abbiamo approfittato per raccontare un fatto inedito. In alcune commissioni d’esame che si apprestano a svolgere le prove di Stato saranno impiegati insegnanti pagati a cottimo. Cominciando a scarseggiare il corpo docente, e volendo evitare le spese normalmente previste per rimborsare la funzione, si fa ricorso a contratti per personale esterno che verrà pagato 15 euro a ragazzo. Non sto parlando di scuole private, parificate , diplomifici e cose del genere, ma di normalissimi istituti pubblici”. Del resto, 15 euro sono una bella cifretta nella scuola del 2011: è quanto percepiranno i presidenti di commissione per l’esame della terza media. Mica a ragazzo: in tutto. Per diversi giorni di lavoro e (anche) 10 classi da valutare. Gli uffici scolastici, fioccando le defezioni, stanno disperatamente convocando insegnanti e dirigenti già in pensione. Meglio che i giovani capiscano subito cosa li aspetta per il futuro.


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