Avviso agli euroscettici: "Serve un’Europa che parli una voce sola e con strumenti adeguati, anche militari". Il Presidente della Repubblica ha parlato a Riga dove si è riunito il Club degli Otto
Napolitano: "Ue condannata senza riforme"
L’Italia "minaccia" il voto a maggioranza
La necessità di riforme concrete prima del voto del 2009. Fondamentale, a giugno, il Consiglio d’Europa *
RIGA - Guai agli euroscettici. Guai a chi tentenna. Il presidente Giorgio Napolitano, totalmente eurocentrico, fa la voce grossa nel gelo di Riga davanti al club "Uniti per l’Europa", i presidenti degli otto paesi europei che il 15 luglio 2005 si unirono in un cartello per "rifare slancio e spirito costruttivo all’Europa" andata alle corde con i no di Francia e Olanda.
"Tutti devono saperlo", avverte Napolitano parlando agli altri soci del’esclusivo club "Uniti per l’Europa". Nessuno pensi che il rilancio dell’integrazione passi per il varo di un nuovo Trattato Costituzionale, sostanzialmente edulcorato rispetto a quello bocciato dai referendum di Francia ed Olanda. Dovesse imporsi quest’idea si aprirebbe un vaso di Pandora con "trattative dai risultati e dai tempi imprevedibili", ed allora "i paesi che hanno ratificato quel trattato tornerebbero necessariamente a sollecitare riforme più ambiziose". Tra loro l’Italia, che ha pronta una carta che riaprirebbe molti giochi: il voto a maggioranza per ogni tipo di decisione. Quasi una minaccia sventolata non tanto davanti ai presenti bensì ai diciassette paesi membri che non sono presenti ma che devono sentirsi "avvisati".
Catapultato dall’estiva Pasqua napoletana al freddo e alla neve di Riga, Napolitano sfrutta questa riunione intermedia tra Berlino e il Consiglio Ue per mettere le cose in chiaro. "La crisi dell’Europa - dice - è una crisi della politica, della progettualità e di leadership". Per superarla serve "più partecipazione democratica". Serve un colpo d’ali perchè senza l’Europa non riuscirà ad avanzare nè economicamente, nè politicamente. "Lo dimostra lo scarto tra gli obiettivi della Strategia di Lisbona ed i risultati insufficienti effettivamente raggiunti", spiega, "lo conferma lo stentato cammino verso una politica europea dell’immigrazione. Lo prova i fatto che, ogni volta che l’Europa ha dovuto affrontare nuovi compiti, si è reso necessario riformare le istituzioni ed estendere il voto a maggioranza".
Così avvenne nel lontano 1986 per l’Atto Unico, così dovrà avvenire ora che "il resto del mondo ha bisogno di più Europa". Una Unione "che parli con una sola voce sul piano internazionale e che abbia strumenti adeguati, anche militari, per contribuire a garantire sicurezza e stabilità fuori dai propri confini, quando ciò venga richiesto dalla comunità internazionale".
Napolitano ritiene che senza le riforme previste dal Trattato Costituzionale del 2004, in particolare senza il voto a maggioranza, la Ue rischia di non sopravvivere: va incontro alla paralisi e all’irrilevanza sul piano internazionale.
Proprio le mancate riforme costituiscono il punto di debolezza dell’Europa di oggi. Esiste il "rischio di una Europa paralizzata dall’unanimità" che potrebbe col tempo "perdere in progettualità e competitività". Rischi "ancora più pressanti in una Europa più larga". Allora è bene accettare il rilancio della Costituzione così com’ è. Se qualcuno avesse voglia di renderla innocua con una ulteriore trattativa potrebbe trovarsi di fronte a sorprese:richieste ancora più corpose e il voto a maggioranza.
* la Rerpubblica, 10 aprile 2007