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MEMORIA DEL LOGOS. Eu-ropa..... Eu-democrazia ed Eu-angelo!!!

EU-ROPA: TRATTATI DI ROMA. UE!!! RADICI CRISTIANE, NON RADICI "CATTOLICO RATZISTE"!!! IL VATICANO ABUSA DELLA "PAROLA" E NON SA PIU’ PARLAR CHIARO - SOPRATTUTTO CON SE STESSO!!! "CATTOLICESIMO COSTANTINIANO" NON VUOL DIRE "CRISTIANESIMO" e il dio della "Deus caritas" non è il "Deus CHARITAS" dei nostri Padri e delle nostre Madri Costituenti!!! Il discorso di Giorgio Napolitano a Tubinga (non a Ratisbona) e la Dichiarazione di Berlino (2007) - a cura di pfls

Sollecitazione del presidente della Repubblica a procedere alla ratifica del Trattato di Lisbona.
martedì 12 febbraio 2008 di Maria Paola Falchinelli
NAPOLITANO: CAMERE SCIOLTE RATIFICHINO TRATTATO UE *
TRENTO - Il presidente della Repubblica ritiene che anche a Camere sciolte si possa e si debba procedere alla ratifica del Trattato di Lisbona. Lo ha detto svolgendo la Lectio Magistralis all’Università di Trento.
Giorgio Napolitano ha ribadito la necessità "indispensabile" che il nuovo Trattato europeo entri in vigore l’anno prossimo, prima delle elezioni per il Parlamento di Strasburgo. "E’ indispensabile in questo contesto - ha detto - (...)

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> EU-ROPA: TRATTATI DI ROMA. UE!!! .... MEDIAZIONE PER SCONGIURARE LA SCISSSIONE. Europa a due corsie per salvare la Carta.

mercoledì 16 maggio 2007


-  La proposta della presidenza in vista del vertice di giugno prevede meccanismi di sganciamento dai Trattati
-  Mediazione tedesca con gli inglesi per scongiurare la scissione

Europa a due corsie per salvare la Carta

-  Un possibile compromesso prevede una Costituzione più "snella"
-  Niente simboli e stralcio del preambolo, come chiedono Londra e Varsavia

di ANDREA BONANNI (la Repubblica, 16.05.2007)

BRUXELLES - Napolitano, Prodi e D’Alema lo vanno ripetendo da tempo: se non si trova un accordo sulla riforma dei Trattati, l’unica soluzione per sbloccare la paralisi europea sarà una Ue «a densità variabile», con un nucleo di Paesi più integrati che si lasciano indietro gli scettici o gli indecisi, come è già avvenuto per la moneta o per l’abolizione delle frontiere. Ma paradossalmente proprio questa potrebbe essere la soluzione che permetterà di trovare un accordo tra i Ventisette al prossimo vertice di giugno per ridisegnare l’architettura dell’Europa dopo la bocciatura dei referendum francese e olandese sulla Costituzione. In questa direzione, infatti, vanno le proposte che la presidenza tedesca della Ue ha messo ieri sul tavolo ad una prima riunione a porte chiuse con i rappresentanti dei capi di governo europei.

Anche se un’intesa appare ancora lontana, vediamo di capire qual è la linea di compromesso che Angela Merkel spera di far accettare ai suoi colleghi. Il progetto di una Costituzione europea, almeno di nome, viene abbandonato nonostante sia stato firmato da 27 governi e ratificato da 18 Paesi che rappresentano la gran maggioranza della popolazione dell’Ue. I governi euroscettici, come Gran Bretagna, Polonia e Repubblica Ceca, non ne vogliono sentir parlare. E anche olandesi e francesi, dopo le bocciature al referendum, preferiscono abbassare l’ambizione del nuovo Trattato. Il problema, dunque, è riuscire a sacrificare la forma salvando quanto più possibile la sostanza della Costituzione.

Tra i sacrifici formali che quasi tutti sono disposti ad accettare c’è anche l’abbandono dei simboli statuali, come l’inno e la bandiera, che resteranno in vigore ma non saranno iscritti nel nuovo Trattato. Per quanto riguarda la Carta dei diritti, il cui testo era ripreso integralmente nella parte seconda della Costituzione, essa verrà stralciata. I governi europeisti vogliono mantenere nel Trattato un riferimento che la renda vincolante. I britannici e gli altri si oppongono. La questione resta aperta.

Per il resto, i punti di maggiore attrito riguardano le richieste avanzate da Londra (e sostenute anche da Praga e Varsavia) ma considerate inaccettabili dall’Italia e dagli altri Paesi che hanno già ratificato. La Gran Bretagna vorrebbe mantenere il diritto di veto su un’ampia serie di decisioni per le quali la Costituzione prevedeva il voto a maggioranza. Per lo stesso motivo il Regno Unito si oppone alla riunificazione dei diversi processi decisionali in un quadro unico che conferisca personalità giuridica all’Unione europea, oltre che in campo economico, anche in politica estera e in materia di giustizia e affari interni. La Polonia, inoltre, insiste nel contestare il sistema di voto previsto dalla Costituzione e che rende l’influenza dei singoli stati più proporzionale alla loro popolazione effettiva. Oggi il governo polacco (come quello spagnolo) dispone di un potere nettamente superiore al peso demografico del paese, e non vuole rinunciare a questo privilegio.

Come uscire da questo vicolo cieco, visto che qualsiasi modifica dei Trattati deve essere adottata all’unanimità e dunque britannici, ceci e polacchi dispongono di una formidabile arma di ricatto per imporre le loro richieste minimaliste? La presidenza tedesca ha avanzato due idee.

La prima è quella di ridurre il nuovo Trattato al minimo indispensabile limitandolo a punti che raccolgono un consenso generale: riduzione del numero dei commissari e degli eurodeputati, istituzione di un presidente permanente del Consiglio e di un ministro degli Esteri europeo (anche se Londra vorrebbe declassarne la figura a sottosegretario). La parte più controversa ma anche più delicata, che riguarda le politiche e il sistema di voto con cui prendere le decisioni nei vari settori, sarebbe stralciata e inserita in un allegato che prevede una serie di emendamenti ai Trattati già esistenti. Questo espediente potrebbe consentire a numerosi governi (ma non a tutti) di evitare di sottoporre la ratifica a referendum popolare. Anche così, però, non si verrebbe a capo delle obiezioni di quanti vogliono mantenere il diritto di veto.

E qui la soluzione avanzata dai tedeschi, proprio tenendo in considerazione le preoccupazioni britanniche, è quella di mantenere nella sostanza l’impianto della Costituzione (voto a maggioranza e unificazione delle varie politiche sotto il medesimo ombrello giuridico), ma offrendo agli euroscettici la possibilità di «opt-out», cioè di chiamarsi fuori dalle decisioni che non si sentono di condividere. Londra lo ha già fatto per quanto riguarda l’euro e l’unificazione delle frontiere. Potrebbe farlo in futuro anche in settori che riguardano, per esempio, la legge penale e l’immigrazione.

In sostanza, agli euroscettici si chiede di non impedire ai Paesi che lo vogliono di proseguire nell’integrazione adottando decisioni a maggioranza in una serie di nuovi settori. In cambio, si offre loro il diritto di non farsi vincolare da scelte che essi ritengono incompatibili con l’esercizio della sovranità nazionale.

Comunque vada a finire, dunque, il futuro appartiene ad una Europa a densità variabile. Il problema è di capire se essa vedrà la luce con il consenso di tutti, accettando il compromesso tedesco. O se invece nascerà come il risultato di una crisi ancora più dolorosa e di una scissione che, a quel punto, apparirebbe inevitabile.


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