VERTICE UE, DURI NEGOZIATI PER CONVINCERE VARSAVIA E LONDRA
BRUXELLES - La seconda giornata del Vertice Ue si è aperta a Bruxelles "senza soluzioni" ed un accordo sul nuovo Trattato europeo, che deve definire principi e regole dell’Europa allargata a 27, appare non ancora a portata di mano. "Le delegazioni stanno lavorando intensamente, ma non ci sono ancora soluzioni", ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel, al suo arrivo al Consiglio. La presidenza presenterà nel pomeriggio - e solo quando avrà ragionevoli possibilità di successo - una nuova proposta di compromesso.
"Solo dopo il pranzo si comincerà a lavorare su una nuova versione di bozza di compromesso", ha riferito Markel. Stamattina è stato il momento degli incontri bilaterali. Merkel ha nuovamente visto il presidente polacco Lech Kaczynski, già incontrato in nottata, ma anche il premier inglese Tony Blair e i primi ministri di Olanda e Repubblica Ceca, che rappresentano i punti "complicati" ancora da risolvere.
La questione più spinosa resta quella del sistema di voto a doppia maggioranza, basato cioé sul 55% degli Stati e il 65% della popolazione, al quale la Polonia continua ad opporsi, chiedendo un sistema basato sulla radice quadrata della popolazione che le darebbe più potere. Per sbloccare l’impasse, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha proposto a Kaczynski di valutare l’inserimento della ’clausola di Ioannina’, dal nome di una città greca dove è stata definita nel 1994 per la prima volta. La clausola consente ad un piccolo gruppo di paesi che arrivano a toccare la soglia di minoranza di blocco di chiedere il riesame della decisione presa a maggioranza qualificata. I polacchi da parte loro hanno presentato ai partner alcune "proposte di soluzione", che includerebbero garanzie supplementari, compresa la possibilità di mantenere fino al 2020 il sistema di voto in carica, deciso a Nizza nel 2000.
Tra gli altri punti più complicati, resta la questione della Carta dei diritti fondamentali. Il compromesso propone di inserire nel nuovo Trattato un riferimento per renderla "giuridicamente vincolante", ma la Gran Bretagna si oppone in quanto teme ricadute sulla propria legislazione del lavoro e sociale. Una soluzione potrebbe essere la clausola dell’opt-out, che consentirebbe alla Gran Bretagna di tirarsi fuori da questo vincolo. Nonostante le difficoltà ancora presenti, il premier Romano Prodi si è detto "fiducioso" sulla possibilità di un accordo.
* ANSA » 2007-06-22 13:21